Le osservo da lontano, le vite degli altri. Allungando lo sguardo dietro i vetri sporchi della mia frustrazione. Della mia solitudine. Della mia diversità. Le guardo attraverso il filtro dei social network e dell’ipocrisia inconsapevole e dilagante. Le vite degli altri, smaglianti, rettilinee. Vite col punto esclamativo. Le guardo senza invidia, con la curiosità di un alieno piovuto dal cielo. Le guardo chiedendomi come sarebbe stato viverle, le vite degli altri. Come mi starebbero addosso, come starei io se fossi in una qualsiasi di quelle vite.
Le vite degli altri, così ingannevolmente tra loro e così, solo in apparenza, diverse dalla mia. Le vite degli altri, che in realtà sono un mistero enorme, come ogni umana esistenza. Le vite degli altri, piene di miseria e di fulgore, piene di tremiti e di perché, anche se su Facebook non si vede, anche se quando chiedi “Come stai?” tutti rispondono invariabilmente che stanno bene. Tutto a meraviglia. Le vite degli altri, che sono spettacolari e tremende, torride e gelate, faticose e morbide quanto quella che ogni giorno mi invento io, anche se da lontano non si vede. Forse, almeno credo. Mi conviene ripetermi che è così.
Le vite degli altri, che osservo a distanza senza capire, senza sapere. Sfiorandole appena, lontana e impassibile. Le vite di quegli altri che, magari, guardano me dalla stessa distanza e pensano che mi sia andata meglio che a loro. Che io sia più brava, più felice, più fortunata. Le vite di quegli altri che (si) raccontano ogni giorno quello che è più facile raccontare, che provano a convincersi e che magari ci riescono pure, molto meglio di quanto saprei mai fare io con me stessa.
Le vite degli altri, che forse sembrano quello che non sono, o che magari finiscono con essere quello che dovrebbero sembrare. Le vite degli altri con cui, stupidamente, continuo a misurarmi dal basso delle mie giornate storte, senza elementi, senza argomenti, senza diritti. Le vite degli altri, di cui non so nulla, se non che non sono come appaiono a me, e forse neanche come chi le sta vivendo crede che siano. Le vite degli altri, così uguali alla mia, così differenti. Così perfette e così disperate. Le vite degli altri, la mia vita, la vita e basta.