Amarsi, quando si hanno dei figli, è fatica. La fatica quotidiana di continuare a riconoscersi dietro la stanchezza, la fretta, l’estenuante elenco di io devo e tu devi. La fatica di prendersi cura dell’altro mentre, insieme, ci si occupa di qualcuno che dipende da entrambi.
L’amore, per chi ha dei figli, è appartenenza. L’alchimia perfetta dei propri tratti mescolati a quelli dell’altro, le abitudini quotidiane che si fanno liturgia e tradizione. La memoria comune che si costruisce giorno per giorno.
È desiderio. La passione che scalpita, trattenuta dalle briglie della stanchezza e delle priorità. Che freme, che si alimenta di fantasia e fantasie. È un’attesa calda e paziente, come una promessa da mantenere a tutti i costi.
L’amore, quando si hanno figli, è nostalgia. Per ciò che si è stati e mai più si tornerà ad essere, per la leggerezza perduta, per il tempo dolcissimo in cui il mondo era un affare di coppia, e il futuro una pagina ancora da scrivere.
È un viaggio di curve e rettilinei, discese vertiginose e risalite che spezzano il fiato. Prati verdi in cui fermarsi a riposare, passeggiate mano nella mano, inseguimenti e fughe.
È la curiosità di immaginarsi nuovi e diversi, al di là dei figli e oltre i figli. La voglia di tornare solo in due almeno una volta ogni tanto.
È anche sicurezza, l’amore di chi ha generato dei figli. Quella di ritrovarsi famiglia anche quando, presto o tardi, il nido sarà di nuovo vuoto. Ma allo stesso tempo è paura, è il timore di non farcela, di non resistere, di perdersi per sempre, annegati nel mare immenso dell’essere genitori.
È condivisione, esclusiva. Di ricordi, responsabilità, di colpe e sbagli, conquiste e fallimenti. Un segreto per due, inspiegabile e imperituro. Anche oltre l’amore stesso.
È l’incontro di due infanzie che rivivono attraverso i figli, è scambio tra due memorie differenti, è scontro, qualche volta, in nome di quei figli e di quella diversità.
L’amore, quando si hanno dei figli, è imparare a tornare piccoli mentre si prova a diventare grandi. È costruire il futuro un’ora alla volta, passo a passo, salvarsi a vicenda tutti i giorni e affondarsi l’un l’altro, ogni tanto, per salvare se stessi. È ferirsi e perdonarsi e ferirsi ancora e ancora, in nome di un amore che forse è addirittura più grande.
Affacciarsi sull’orlo del precipizio, insieme, da soli.
Post in collaborazione con Chicco Trio Love
21 Commenti
Grazie, questo tuo pensiero mi ricorda che non siamo soli (io e mio marito) ad affrontare tutto questo e un po’ mi consola.
Ma certo! E comunque l’amore si moltiplica all’infinito, tutta la fatica si trasforma in tenerezza… Tenete duro!
“La voglia di tornare solo in due almeno una volta ogni tanto”. Quanto è vero. È la voglia, per una volta, di prendersi cura solo di stessi, e di nessun altro. Per poi tornare a prendersi cura degli altri.
Anche la voglia di stare completamente soli ogni tanto, aggiungerei!
Semplicemente stupendo!
Grazie, Vanessa!
A volte si dimentica di essere coppia e la complicità viene meno
Verissimo!
Bellissima, condivisa in pieno. (peccato per la pubblicità alla Chicco…)
Grazie, Dario (Non di solo pane vive il blogger).
Mi trema la bocca …mi segno il viso con una lacrimuccia. ..si …lo hai fatto…hai commosso un papa’.
Marco
Che bello, viva i papà! 🙂
Passo di qui per la prima volta,per caso.
Sara’ che sono incinta del terzo figlio,saranno gli ormoni,sara’che sei stata veramente brava e poetica nell’ descrivere una realta’ che a volte poetica non e, ma sei riuscita a farmi piangere e a colpire nel segno.
Piacere di averti conosciuta….tornrro’presto a leggerti
Piacere mio e grazie. In bocca al lupo per il terzo figlio!
Tanti sono i compiti di una mamma. Solo ora vorrei tornare a quando sono nate le nostre tre figlie, (ora a loro volta mamme). vorrei che tanti uomini giovani che si sposano, fossero responsabili e essere consapevoli anch’essi che i figli non hanno solo la mamma, ma anche il papà, ma, a volte, noi uomini presi da un modo sbagliato di vedere l’unione tra uomo e donna e da molte cose che occupano la nostra mente, dimentichiamo di guardare alla gioia di avere un più forte legame con la nostra sposa per allevare uniti a lei in un abbraccio i nostri bimbi, che pure noi abbiamo collaborato a venire al mondo.Così passano gli anni e non resta altro che vedere che la donna, mamma, è riuscita ad avere un legame con le figlie che l’uomo che non a capito di essere padre non è riuscito a stabilire. Così dopo anni passati non ti resta altro che la nostalgia.
evviva i giovani papà che sono cnsapevoli della loro paternità.
Che belle parole, Nicola! Il tuo invito ai giovani padri è importante, lo sottoscrivo in pieno! Ma tu non vivere di nostalgie, non è mai troppo tardi per cercare un dialogo… In bocca al lupo1
Caro papa ‘non è tardi!corri da lei e da loro è abbracciali
Bravo papà che hai capito tutto!!!! E se per molte cose è tardi , per molte altre sei ancora in tempo, i tuoi figli sono fortunati e tu sei stato sei e sarai sempre un buon padre è un buon compagno di vita.
[…] quello che avrei voluto scrivere, solo fatto 1000 volte meglio”. Ecco, credo che questo post somigli molto al mio degli stessi giorni su Come evitare il divorzio nei primi mesi. Ho notato che […]
davvero delle parole magiche, intrise di saggezza, molto per una ragazza così giovane, una rarità, . . . che bello!!!!
Grazie infinite, che bel complimento.