I bambini si abituano a quello che conoscono, e non possono amare ciò che non hanno mai provato.
Mi capita spesso che amiche, conoscenti o lettrici mi scrivano, per esempio, che avrebbero il desiderio di fare un viaggio itinerante coi loro figli, ma (pandemia a parte, sigh) non hanno il coraggio di provarci. “Perché i bambini hanno bisogno della routine in spiaggia, del villaggio con l’animazione, e via dicendo”. Oppure mi sento raccontare con una certa amarezza di bambini che passano i pomeriggi davanti ai video dello youtuber di turno o che hanno bisogno necessariamente di un dispositivo elettronico per ingannare l’attesa al ristorante, in aeroporto, dal medico etc (sempre Covid permettendo, stra-sigh), “ma purtroppo lo fanno tutti i bambini della loro età, sai com’è”.
Io invece penso che, entro i confini del comune buon senso e al netto delle inevitabili preferenze personali, finché sono relativamente piccoli i bambini si abituano a quello che conoscono. Se a un bambino vengono proposte sempre e solo vacanze al mare, macchinine giocattolo (tanto per fare un esempio stupido) e intrattenimento a base di cellulare, è scontato che le volte successive tenderà ad aspettarsi più o meno le stesse cose: in ferie “si va” al mare, al ristorante si guardano i video, al compleanno mi regaleranno delle macchine.
Il punto non è, meglio precisarlo, imporsi di cambiare le proprie abitudini di famiglia: se le vostre vacanze “stessa spiaggia, stesso mare” vi rendono felici, non c’è alcuna ragione per cui dobbiate iniziare i vostri figli a qualcosa di diverso. Se amate i video di youtube, o comunque vi sta benissimo che i vostri figli impieghino il loro tempo libero guardandoli, non pensateci e basta. Ma se a volte vi sentite di stare rinunciando a qualcosa che amate troppo, o viceversa, di essere costretti in dinamiche che detestate, ma che vi appaiono inevitabili solo perché “sai, sono bambini!”, sappiate che forse vale la pena fare un tentativo per cambiare lo status quo.
Ve lo dico, semplicemente, perché lo vivo da sempre sulla mia pelle: fin da quando i miei figli erano molto piccoli, uscire fuori a cena rappresenta un’esperienza stressante e qualche anno fa era proprio un mezzo calvario. La stanchezza generale trasformava l’uscita in un vero strazio, un cocktail esplosivo di ansia, capricci, imbarazzo e nervosismo. La stessa cosa valeva quando si trattava di fare un giro per negozi assieme a loro, per fare acquisti non rimandabili. Eppure, come mi facevano notare in tanti, non mi perdevo d’animo davanti a una mostra d’arte, un’escursione in natura o a un viaggio all’estero, magari itinerante o con tante ore di volo. La verità è che per me uscire a cena non è mai stato davvero necessario: in passato era il pretesto per stare con gli amici di sempre, ma ad eccezione di determinati locali particolarmente originali o amati, per me erano importanti la compagnia e il cibo (e i beveraggi!), non la location. Ancora adesso preferisco di gran lunga un picnic all’aperto o un delivery in buona compagnia, e di conseguenza è questo che mi è sempre risultato “facile” assieme ai miei figli. Stesso discorso per lo shopping e le passeggiate “per vetrine”, che non mi sono mai piaciuti particolarmente e che ho totalmente abolito negli anni (diventando invece una vera campionessa degli acquisti sul web, dove riesco a scovare sempre quello di cui sono in cerca).
Questo per dire che inesorabilmente i miei figli detestano cose che per alcuni coetanei sono esperienze del tutto comuni e spesso molto piacevoli – come un pomeriggio al centro commerciale o 15 giorni di vacanza fronte spiaggia – e sono invece avvezzi a cose che altri giudicherebbero “non da bambini”, come un’escursione in montagna, una visita in un museo, un tour itinerante con 7 cambi di hotel. Perché i bambini, e vengo al punto, non hanno esigenze precostituite o stereotipate, ma si adattano e si abituano alle esperienze che fanno insieme alla loro famiglia.
Non date per scontato che per un bambino l’unica villeggiatura appagante sia il mare, o magari il villaggio con il miniclub. Non rinunciate a musei e teatri (sempre alla faccia del Covid, sob e strasob!) perché “non sono cose per bambini”. Non convincetevi che certe esperienze vi siano precluse a prescindere o siano, viceversa, inevitabili solo perché avete dei figli piccoli. Continuate a fare quello che amate e ad evitare quello che vi ripugna, assieme ai vostri figli, con buon senso e rispettando la loro piccolezza, i loro ritmi, la loro fisiologia. E vedrete che saranno felici assieme a voi, pronti a scegliere, tra qualche anno, quello che a loro volta preferiscono e quello che proprio invece non li appassiona.