Nella mia terra, per certi versi, questa “seconda ondata” della pandemia di Covid 19 è di fatto la prima. Nella passata, funesta, primavera – grazie al caso prima e al prolungato lockdown dopo – il virus non era arrivato a circolare in modo significativo nel territorio in cui abito, né in gran parte del sud Italia. Adesso, purtroppo, sta andando diversamente. Tutti noi conosciamo di persona qualcuno che è stato contagiato, quasi tutti abbiamo già dovuto sottoporci a un qualche tipo di test, e il “virus” è da settimane il principale, se non l’unico, argomento di conversazione. Mi sono resa conto di trovarmi in grande difficoltà emotiva e psicologica, più ancora che ad aprile. Allora ho provato a stilare un piccolo promemoria che spero possa aiutarmi a non “impazzire” in questa seconda ondata. E che condivido volentieri con voi (sperando di essere in grado di prestarvi fede!).
Primo: contagiarsi non è una colpa
O perlomeno, di solito non lo è. Conosco persone che rispettavano pedissequamente e con zelo le norme di distanziamento, protezione e igiene personale. Eppure, purtroppo, sono state infettate comunque. Il Covid 19 è molto contagioso, a volte non sono sufficienti nemmeno le precauzioni più accorte. Ovviamente, ciò non toglie che in qualche caso la propagazione del virus avvenga a causa di comportamenti irresponsabili, e che dobbiamo sempre cercare di proteggere noi stessi e gli altri nel modo migliore possibile, ed evitare atteggiamenti incauti.
Corollario: se contagi qualcuno, non sei un mostro
Il senso di colpa e l’ansia possono lacerarti se ti succede di contagiare qualcuno, oppure se hai timore di averlo fatto, magari senza alcun elemento concreto per pensarlo davvero. Ma la verità è che, se hai utilizzato ogni precauzione possibile, se sei stato attento e prudente, non puoi tormentarti per aver involontariamente veicolato l’infezione ad altri.
Secondo: il vero “nemico” è il virus
Le istituzioni avrebbero potuto fare di più per limitare la diffusione dell’epidemia? Alcune persone si comportano in modo troppo superficiale? I negazionisti contribuiscono a peggiorare la situazione? Il governo cinese avrebbe potuto diffondere informazioni più precise e tempestive? Forse sì. Probabilmente sì. Ma la colpa di quello che succedendo, ammesso che di “colpa” si possa parlare, resta del virus (che poi anch’esso, a ben vedere, non ha una volontà di infierire né una intrinseca perfidia, ma si comporta semplicemente come è programmato per fare). Cercare colpevoli aiuta forse a incanalare la rabbia,
Corollario: gli altri esseri umani non sono un pericolo
Qualche tempo fa mi trovavo con i miei figli in un parco cittadino. Era un orario poco affollato, e passeggiavamo nella zona più “naturale” e isolata del parco, per cui eravamo di fatto completamente soli. A un certo punto si sono avvicinati dei ragazzini (peraltro tutti provvisti di regolare mascherina) e Flavia mi ha detto allarmata: “Guarda, mamma: delle persone!”. Ho capito che esiste il rischio concreto che finiamo inconsciamente col ritenere i nostri simili un potenziale pericolo, dei “nemici” dai quali guardarsi. È una prospettiva davvero angosciante, per quanto mi riguarda. Proviamo a sorridere con lo sguardo al passante che incrociamo, a salutare chi ci precede nella fila alle casse, a non indagare gli altri con lo sguardo, per vedere se indossano correttamente la mascherina o se si toccano i capelli senza pensarci.
Terzo: non dobbiamo guardarci, purtroppo, solo dal Covid
Qualche giorno fa sono andata a correre in una zona isolata e periferica, in un orario “deserto”. Ho pensato che fosse la soluzione più sensata dal punto di vista della prevenzione del contagio, e probabilmente avevo ragione. Ma non avevo messo in conto quello che poi è accaduto: mi sono sentita insicura per la presenza di personaggi un po’ “loschi”, per il degrado attorno a me e per la totale solitudine, tanto da cambiare itinerario e rientrare a casa in anticipo. Si tratta solo di un esempio, forse neanche tanto calzante, per dire che l’attenzione nei confronti del Covid 19 non deve farci abbassare la guardia rispetto ad altri pericoli. Qualche esempio?? Palpiamoci il seno regolarmente, cerchiamo di mantenerci “in forma”, di non fumare o bere troppo (sigh!), di non mangiare troppo male.
Quarto: non parliamo sempre della stessa cosa
Questo 2020 è l’anno del Covid, certo. Ma la vita scorre più forte dell’epidemia. Ci sono bambini che nascono, amori che sbocciano, figli che crescono. Esperienze che meriterebbero la nostra attenzione ma a cui spesso non riusciamo più a dare importanza, travolti e angosciati dalla convivenza con il virus (io, per esempio, ho comprato la lavastoviglie: vi pare poco?).
Corollario: non dimentichiamoci di vivere
Lo avevo già scritto, a primavera. Anche se non sempre sono riuscita a mantenere la parola. Questi mesi ineffabili non ci verranno scontati dal computo complessivo di quelli “andati”. Nessun arbitro sancirà un lungo recupero per compensare il tempo che la pandemia ci ha preso senza chiedere il permesso. Ci tocca vivere a fondo ogni giorno, anche se non possiamo viaggiare, uscire, mangiare fuori o incontrare gli amici. Perché la vita che non viviamo oggi, sarà perduta per sempre.
2 Commenti
Io vivo al nord.
Un secondo impatto emotivo devastante.
Stavolta peggio della prima…..forse per stanchezza a causa dei precedenti mesi pieni di paura e limitazioni, forse perché stavolta ogni volta che i bimbi tornano a casa da scuola si ha la tentazione di immergerli in una vasca piena di amuchina oppure perché alcuni parenti e amici stretti si sono ammalati e noi abbiamo schivato lo stesso destino per un soffio.
Tutto vero quel che scrivi ma ……È dura, durissima.
Davvero dura. Non mi illudevo che fosse finita, ma non mi aspettavo questo disastro. 🙁