Convivo da una vita con la fama – non sempre del tutto positiva, nelle intenzioni di chi me la attribuisce – di essere un tipo “anticonformista”. Un bastian contrario, una a a cui piace fare l’alternativa, insomma. Magari più per vezzo che per sostanza. Se fossi una che ama gli anglicismi, direi che a volte sono stata tacciata di essere un tantino radical chic, soprattutto in relazione al modo in cui, assieme al loro papà, ho deciso di crescere i miei figli.
In realtà sono soltanto una persona curiosa fino allo sfinimento, famelica di esperienze, di emozioni, di stimoli, ossessionata dal desiderio di “non sprecare” la propria esistenza e di conoscere quello che è diverso da sé. Sono una che viaggia senza posa, anche quando mi trovo noiosamente assisa sul divano di casa mia. E, inesorabilmente, applico per istinto questa mia incontenibile curiosità anche al modo in cui accompagno Davide e Flavia nel loro percorso di crescita.
Penso in tutta franchezza che, avendone gli strumenti (e non mi riferisco soltanto a quelli economici), noi genitori abbiamo il preciso dovere di offrire ai nostri figli una “visione” del mondo che sia il più ampia possibile. Di andare oltre le mode del momento e i fenomeni mediatici, di proporre ai bambini esperienze nuove e insolite, in grado di ampliare i loro personali orizzonti mentali, accendere la loro immaginazione, interessarli alla varietà del mondo e del genere umano.
Non c’è niente di male, naturalmente, che una bimba sia appassionata di principesse Disney. Ma come farà a scoprire se le piace anche qualcos’altro, se gli adulti non fanno che regalarle solo principesse, farle vedere film di principesse, proporle di mascherarsi da principessa e via dicendo? È del tutto sano e legittimo che un bambino sia “in fissa” con Spiderman, ma se accanto ai supereroi gli piacesse anche altro? Non lo scoprirà, finché qualche adulto non proverà a “rompere gli schemi”, accompagnandolo, almeno una volta tanto, in una esperienza di altro tipo.
Anche se a un bambino piacciono le feste in ludoteca e le vacanze in villaggio turistico, non è detto che non possa appassionarsi ai compleanni al museo e ai viaggi itineranti: deve però avere la possibilità di sperimentare, e di farlo assieme ai suoi genitori.
È rassicurante aderire a un modello diffuso. Seguire un solco tracciato da altri, applicare uno schema che ci appare già collaudato e quindi, in un certo senso, più al sicuro da errori, problematiche e difficoltà: riconoscersi e replicare una serie di rituali che sembrano ripetersi “per tutti” e “dappertutto” ci fa sentire, forse neanche consciamente, meno soli e nel giusto.
Ma è anche doveroso, se si stanno allevando delle piccole menti, uscire almeno ogni tanto dalla propria zona di comfort e osare delle nuove esperienze. Uscire dal torpore, darsi la possibilità di vivere qualcosa di inedito e di appassionarsi a qualcosa di imprevisto.
Detto questo, però, credo con fermezza che si possano proporre ai bambini esperienze variegate e sempre nuove senza per questo negare loro quelle più “mainstream”. Senza rischiare che si sentano “fuori dal mondo”, per non dire proprio emarginati o diversi dai coetanei, perché magari non hanno mai visto Peppa Pig o non sono mai entrati in un fast food. Non ho mai creduto, salvo alcune eccezioni, nel valore dei veti infrangibili e della cosiddetta coerenza assoluta: si possono collezionare le figurine di Frozen e giocare con la pista delle biglie di legno. Si possono ballare le (orride) canzoni di Giusy Ferreri e andare a guardare Shakespeare a teatro. Si possono amare, allo stesso tempo, la baby dance e i laboratori di arte contemporanea. I parchi acquatici e le spiagge nudiste. I film della Dreamworks e quelli di Miyazaki.
Perché i nostri figli possano scegliere, o anche scegliere di non scegliere, dobbiamo dare loro la possibilità di farlo davvero.
4 Commenti
Come al solito, le tue riflessioni sono sempre interessanti e mai banali, sempre molto bene argomentate. Non ho mai commentato ma lo faccio ora per dirti che il tuo blog è davvero una luce nelle “tenebre” di Internet! X -) Grazie!
Ma grazie a te, Michela, che super complimento!
Applauso e standing ovation! Sono in pieno con te! Ma non mi sento radical chic…dovrei???
Non credo proprio! 🙂