Cosa desideriamo per i nostri figli?
Come li immaginiamo da adulti?
In salute, certamente. Questo penso sia il primo pensiero di qualsiasi genitore, istintivo e mammifero, dettato dal cuore, dal DNA, dagli ormoni e da ogni fibra del proprio essere: sperare per i propri figli un avvenire lungo e prospero, una vita libera dall’orrore e della paura della malattia e dell’infermità. Lo speriamo per loro, prima e più che per noi, perché da quando diventi genitore la tua stessa vita e la tua stessa salute finiscono col contare meno di quelle dei tuoi figli.
Desideriamo che i nostri figli, una volta adulti, stiano bene. Ma che altro? Che siano onesti, che siano risolti, che non siano soli e che, magari, mettano su una propria famiglia.
Ma mi sembra che in qualche modo siamo anche indotti ad auspicare per loro un futuro di successo, di “riuscita”, di realizzazione sociale e professionale. Li immaginiamo studenti di buon profitto, magari laureati, inseriti presto e bene nel mondo del lavoro. Economicamente indipendenti e, se possibile, benestanti o anche qualcosa di più. Difficile che, se gli si chiede cosa spera per suo figlio, un genitore escluda dai suoi desiderata istintivi una qualche forma di “soddisfazione sociale” o successo economico e lavorativo.
È naturale, credo. Siamo programmati per tramandare il nostro corredo genetico, per cui ci viene spontaneo augurarci che la nostra discendenza sia nelle condizioni di raccogliere e trasmettere la nostra eredità molecolare, generazione dopo generazione (e in effetti questo accade più facilmente in condizioni economiche e sociali di vantaggio).
Mi chiedo però se ci viene allo stesso modo istintivo augurare ai nostri figli quello che più conta, e cioè la capacità di essere se stessi e di essere liberi, e di conseguenza felici. Siamo così abituati a confondere la realizzazione personale con il successo professionale, economico e “sociale”, così avvezzi a dare per scontato che la felicità passi in primis da una carriera brillante, dai titoli accademici, da una “posizione”, da aver forse dimenticato quello che conta di più: la fedeltà a se stessi e la vera libertà. Che forse, prima che a nostri figli, dovremmo augurare a noi stessi.
1 Commenti
Bell’articolo. Mi piace. Giuste osservazioni/considerazioni. Sono mamma da poco, quindi ancora non ho di questi problemi. E spero di non averne. Ma spesso sento/vedo imporre alle mie amiche, cosa fare e non fare ai propri piccoli, contro la loro voglia. No, non è giusto. Ciò che va bene per noi, non è detto vada bene per loro…grazie sempre per gli spunti di riflessione.