Mi capita, ogni tanto, di sentirmi così, di sentire che non sono mai abbastanza. Che non è abbastanza ciò che faccio, non è abbastanza quello che do, anche se a tratti è molto più di quanto pensavo di avere. Di sentire che io, in fondo, non sono mai abbastanza.
Non guadagno mai abbastanza, non lavoro mai abbastanza, non produco mai abbastanza. Non è abbastanza quello che sono riuscita a raggiungere finora, nonostante le premesse che c’erano, il potenziale che avevo, gli strumenti con cui sono nata e quelli che mi sono stati dati negli anni. La lavoratrice, la professionista che sono, non è mai abbastanza, e mai probabilmente lo sarà.
Mai abbastanza come moglie. Mai abbastanza per un marito che ce la mette tutta ma che a sua volta sente di non essere mai abbastanza per me. E che in fondo, forse, ha ragione a sentirsi come io lo faccio sentire. Sono una moglie mai abbastanza empatica, mai abbastanza presente, mai abbastanza complice, mai abbastanza positiva e soddisfatta.
Mai abbastanza come figlia. Sempre in fuga, sempre chiusa, sempre dura. Sempre arroccata dentro i muri che mi salvano dalle mie stesse insicurezze. Dalla sensazione di non essere, in fondo, mai abbastanza.
Mai abbastanza come madre, manco a dirlo. Mai abbastanza paziente, mai abbastanza lucida, mai abbastanza capace di amare senza condizioni, senza pretese, senza distinguo. Anche quando sento che ho preso la mia vita e l’ho consegnata alla madre che un giorno sono diventata, anche quando mi sembra che sto dando più del mio più, più del mio meglio, più del tutto ciò che sono ciò che ho dentro (evidentemente la risposta è che non sono mai abbastanza).
Mai abbastanza come donna, come persona, come individuo. Arresa alla stanchezza, alla solitudine, all’incomunicabilità. Mai abbastanza come cittadina, paralizzata dall’impotenza e dallo sgomento per l’odio che dilaga, per il delirio nazionalista, per la liturgia dell’arroganza e della forza bruta celebrata ogni giorno sui social e non solo. Mai abbastanza come amica, troppo impegnata a stare a galla per riuscire a dare qualcosa anche agli altri. Per sentirmi appena brillante, socievole, di compagnia. Per ritenere raggiunto il minimo sindacale di “atteggiamento positivo”, che sembra una formula magica indispensabile per sentirsi accettabili. Mai abbastanza come cugina, come nipote, come nuora, come collega e vicina di casa. Mai abbastanza finanche come proprietaria di un gatto, che è troppo grasso, troppo pigro e troppo annoiato per colpa di quello che io non faccio per lui.
Non so da dove arriva questa mia incapacità di guardarmi e dirmi che va bene così. Che sono brava, tutto sommato, e non per quello che riesco a fare, a dare, a ottenere in cambio. Ma perché ogni cosa che faccio la penso prima almeno cento volte, e quando la sbaglio è perché non avrei saputo fare diversamente, e dopo in ogni caso sono disposta a chiedere scusa, e a cercare un rimedio. Non so da dove arriva, ma è la mia compagna più fedele da tanti di quegli anni che neanche me li ricordo più. Una compagna che mi guarda fisso e poi mi dice piano, tranquilla: “Mi dispiace, ma non sei mai abbastanza”.
6 Commenti
Ciao, ti leggo da qualche anno ma mai ti ho scritto. Questo tuo ‘mai abbastanza’ mi ricorda molto il mio e così a pelle mi viene da abbracciarti anche se solo virtulamente. Se hai la forza per dirtelo e scriverlo, allora forse il tuo mai abbastanza è molto molto piu di quel che pensi…
Tua inesauribile lettrice, grande estimatrice, ladruncoli di qualche brillante idea tipo il viaggio in Oman (gran parte del resto fa parte della mia e nostra natura da tempo…), viaggiatrice spudorata e senza freni sino alla prima maternità e oggi mamma felice di Tea e Pietro, a tratti solitaria e malinconica il giusto o forse troppo, felice di vivere a Torino ma con il sud nel cuore.
Elisa
Elisa, mamma mia. Questo messaggio mi ha riscaldato la pancia e il cuore. E il tuo nome mi parla della mia infanzia e di un’amica carissima che ho perso. Grazie infinite, poi se ti va raccontami dell’Oman. Un abbraccio immenso,
Silvana
Come le sento mie queste riflessioni, grazie per averle condivise. Non ci sentiamo mai abbastanza perché le prime a pensarlo siamo noi e cerchiamo negli occhi degli altri la conferma di ciò che pensiamo, quando alla fine molte volte è solo la stanchezza che gioca brutti scherzi e ci fa vedere nero dove nero non c’è . Un abbraccio.
Verissimo, sottoscrivo ogni parole. Ti abbraccio anche io!
Anch’io mai abbastanza, tipico di chi fatica ad avere e mettere confini, non avendo confini, come un pozzo senza fondo non si riempie mai, la sensazione è quella del mai sazio, mai abbastanza insomma. Il problema è che non è mai abbastanza neanche quello che danno o sono gli altri, le cose, ecc., non solo noi stesse. Si arriva poi a pretendere troppo, da sé e dagli altri, ad essere voraci, con il risultato di non essere mai contente, soddisfatte, appagate, piene. Occorre tanto lavoro sui confini, per averne abbastanza ed imparare a mandare aff.. lo quella compagna. Ci vuole tempo e lavoro ma è possibile. Complimenti per questa confessione e per la coscienza
[…] Mio figlio ha paura del buio, e questo ogni tanto mi preoccupa molto. Come ogni tanto mi preoccupa il fatto che lui sia molto incline al pianto, che tenda a dichiararsi “pessimo” o incapace, che ripeta con enfasi le considerazioni orribili sulla vita che a volte – mea maxima culpa – vomito fuori nei miei attacchi di nichilismo insanabile. Mio figlio ha paura del buio, e questo mi fa sentire profondamente responsabile, colpevole delle sue fragilità e delle sue insicurezze. Dell’ansia che non di rado lo attanaglia, perché lui, un po’ come sua madre, non si sente “mai abbastanza”. […]