I bambini di oggi sono più maleducati. Un’affermazione molto diffusa, sui social e non solo. Usata non solo da chi non ha figli, ma anche da chi ne ha e si sente tanto bravo da poter sottolineare spesso e volentieri quanto siano educati malamente i bambini di oggi, ma ovviamente solo quelli degli altri.
I bambini di oggi sono più maleducati: ma è davvero così?
Intanto, una riflessione al volo: i bambini “di ieri”, quelli educati così bene dai genitori “di ieri”, siamo noi. La generazione dei trenta-quarantenni che adesso è alle prese con la crescita dei propri bambini. E mi chiedo come sia possibile, se davvero siamo stati educati così efficacemente, che all’improvviso ci ritroviamo a essere dei genitori strafottenti e incapaci. Perché mi pare chiaro che un adulto che permette a suo figlio di comportarsi come gli aggrada, senza rispetto per il prossimo e per il bene comune, è a sua volta un gran maleducato. E mi sembra strano che uomini e donne cresciuti con un modello così valido siano diventati, di fatto, dei genitori totalmente inadeguati. Delle due, l’una: o il “vecchio sistema” non funzionava poi così bene, oppure non è vero che noi siamo, in blocco, così incapaci di educare i nostri figli.
A parte questo, comunque, mi chiedo come si possa affermare che i bambini di oggi sono più maleducati, partendo dal presupposto che la vita di un bambino del 2018 è profondamente diversa da quella che facevano sua madre e suo padre alla sua età. Il mio primogenito ha quasi sei anni e dal giorno della sua nascita ha visitato, se non vado errata, 11 paesi stranieri. È stato varie volte a teatro, ancora più spesso al museo, da piccolo frequentava un corso di acquaticità e un altro di musica in culla. Ha viaggiato su aerei, treni, pullman, metropolitane, trattori, biciclette e finanche su un sottomarino. Viene invitato mediamente a una festa di compleanno a settimana, va al cinema, in libreria, a casa degli amici e naturalmente al parco giochi. Non è un assiduo frequentatore di ristoranti, ma di certo ha mangiato fuori più volte di quanto abbia fatto sua madre in tutta la sua lunga infanzia.
Non pretendo di considerare Davide e Flavia dei modelli archetipici per la loro generazione, ma mi sento di dire che i bambini “di oggi” sono mediamente molto più attivi, stimolati e socialmente esposti di quanto non fossimo noi alla loro età. E questo, inesorabilmente, li rende più “visibili”, più “presenti” in termini sociali. E in qualche modo più fastidiosi. Era facile, trent’anni fa, non rompere le palle a nessuno, seduti sul divano a guardare Bim Bum Bam con una Girella Motta in mano. Era facile, trent’anni fa, arrivare all’adolescenza senza aver avuto poi così tante occasioni per uscire dalla cerchia dei familiari, compagni di scuola e amici più stretti. Era facile, trent’anni fa, “fare i bravi” dentro casa, a scuola o a lezione individuale di pianoforte. O dal salumiere, che quando entravi con tua madre ti offriva una rosetta appena sfornata (dalle mie parti non esistevano neanche gli ipermercati, ricordo distintamente l’apertura del primo iper della zona, ed ero già grande). Era facile, soprattutto, crescere “disciplinati”, dal momento che era considerato normale e del tutto accettabile che gli adulti – e non solo i genitori – imponessero il silenzio e il rispetto delle regole con le minacce e finanche con le botte. Con un sistema educativo basato sui premi e sulle punizioni, sui confronti e sulle “classifiche” (di cui, secondo me, paghiamo il caro prezzo oggi, in termini sia individuali che collettivi).
Ma siamo sicuri che quello significasse educare un bambino? Forse i bambini di una volta erano più “obbedienti”. Più silenziosi, più pazienti. E di certo erano meno esposti al contatto con gli estranei e con la società in generale. Ma eravamo sul serio più “educati”? E se così fosse, come si spiegano, oggi che siamo diventati adulti, l’apparente mancanza di senso civico, l’odio imperante, l’intolleranza e la rabbia così diffusi? Che ne è stato, di quella generazione di figli tirati su in maniera tanto impeccabile da chi ci ha preceduti?
Io non so, sinceramente, se i bambini di oggi siano più maleducati. So che ho molte più occasioni di incontro e di frequentazione con i figli altrui, spesso sconosciuti, e questo mi rende più esposta ai capricci, ai pianti, alla vivacità e anche alle intemperanze dei figli altrui, spesso sconosciuti. So che ho molte più occasioni di trovarmi in mezzo a bambini stanchi, iperstimolati, stremati da mille attività, sballottati da un posto all’altro come un pacco postale. Non per colpa loro, ma neanche dei loro genitori. So che indubbiamente capita che molti genitori se ne freghino della condotta dei loro figli – al ristorante, in aereo, al supermercato, in ludoteca, al parco e via dicendo. Ma ne vedo anche tanti che fanno del loro meglio in ogni contesto, che seguono i figli al meglio delle loro possibilità, che non tollerano i comportamenti irrispettosi degli altri e del mondo. So che oramai si confonde spesso la vivacità con la maleducazione, e che anche un neonato che piange viene additato come capriccioso, fastidioso e molesto. So che l’intolleranza generale verso quello che interferisce con la nostra personale e autoriferita esistenza è oramai dilagante.
E so che in Italia la maleducazione e la disattenzione ai diritti altrui, ai beni comuni, all’ambiente e al denaro pubblico sono in generale abbastanza diffuse. Che spesso serve lo spauracchio di una punizione – una multa, i punti tolti dalla patente, una qualche forma di contrappasso – per imporci un minimo di senso civico e di buona condotta. Ma questo, mi sento di dire, vale prima di tutto per gli adulti, anche per quelli che rimpiangono i metodi “educativi” che hanno applicato coi propri figli con “tanto successo”.
Non so se i bambini di oggi siano più maleducati. Mi sembrano piuttosto molto insoddisfatti (e più consapevoli di quanto non lo fossi io alla loro età).
Non so se i bambini di oggi siano più maleducati. Mi limito a cercare di educare i miei al meglio delle mie possibilità. Senza picchiarli, senza ridurli al silenzio e senza tenerli per interi pomeriggi davanti alla televisione. Sperando di dare loro l’esempio migliore possibile di una persona empatica e rispettosa del mondo.
2 Commenti
Sono pienamente d’accordo con te. tutti adorano i bambini purchè non urlino, non corrano , non sporchino, non tocchino….purchè si comportino da adulti. Con la mia secodogenita quest’anno ho sperimentato lo sguardo gelido e il disappunto di nonni amorosi (a detta loro e probabilmente solo con i loro angelici nipoti) perchè mia figlia di 4 mesi si è azzardata a piangere per 30 secondi durante la messa di Natale…chissà come mi guarderanno quest’anno che parla e soprattutto cammina. La realtà purtroppo è che la soglia di tolleranza in generale è molto ridotta, come dicevi tu, tutto quello che minimamente turba il nostro essere è considerato inaccettabile. Speriamo che le nuove generazioni nonostante gli esempi che hanno riescano invece ad essere aperte al mondo e alle sue diversità.
Speriamo, davvero!