La notte delle mamme, e dei papà, è una vertigine.
Cosa faccio se piange? E se non riesco a calmarlo? Avrà freddo? Respira ancora?
È un vagito che nel buio rimbomba più del solito, entra nei timpani e da lì nel cervello, risuona fino a farlo vacillare. È il freddo che si insinua nelle ossa, il sudore e la sete del latte che arriva a riempire i seni. È la confusione solitaria dell’inesperienza.
La notte delle mamme (e se tutto va bene anche dei papà) è fatica. Strapparsi al caldo e alla morbidezza del proprio letto contro ogni istinto di sopravvivenza, resistere al sonno che grava sulle palpebre, costringersi a recuperare lucidità e coscienza quando i muscoli, il cuore e la mente avrebbero bisogno solo del contrario. Tirare su il proprio corpo e quello, piccino, di un figlio che ogni giorno diventa più pesante. Nutrirlo, pulirlo, avvolgerlo e cullarlo. Sussurrare alle sue minuscole orecchie, accarezzare la sua pelle appena nata. Inventare per lui parole di fiaba e musiche di sogno.
La notte delle mamme, soprattutto, è attesa. Attesa che lui o lei si addormenti, attesa che il sonno arrivi a consolare le membra stanche, attesa che il richiamo filiale lo interrompa di nuovo.
Si sveglierà? Farò in tempo a riposare un po’, nel frattempo?
È la profezia dell’attesa che verrà, anni dopo, quando i figli saranno cresciuti e alle madri, insieme ai padri, capiterà a volte di aspettarli svegli, in preda a domande destinate a rimanere senza risposta.
La notte delle mamme, molte volte, è sollievo. Da giornate feroci e senza tregua, quando la stanchezza e gli ostacoli fanno perdere di vista il senso e prosciugano le energie, la fantasia, la pazienza. È il porto in cui condurre faticosamente la nave, il traguardo quotidiano da conquistare con un ultimo sforzo. È una parentesi di tregua tra giorni troppo simili, troppo alienanti e solitari.
La notte delle mamme, ogni tanto, è tempo per sé. Per leggere un libro fino all’alba, per finire una serie tv. Per uscire con un’amica, per ricordarsi che i figli sono il meglio, ma non sono tutto.
La notte delle mamme, e a volte anche quella dei papà, è un tempo supplementare in cui provare a concentrare tutto quello che non è entrato nel giorno appena concluso. La zona Cesarini con cui salvare una giornata storta, con cui recuperare almeno in parte il ritardo accumulato. Sono il piano b, l’ultima spiaggia, l’extrema ratio del lavoro arretrato, della casa in disordine, delle chat a cui rispondere e delle scadenze da gestire. Il paracadute con cui saltare dal volo in picchiata delle nostre vite troppo frenetiche ed estenuanti.
La notte delle mamme, però, è anche un abbraccio lungo molte ore. Un respiro tranquillo da ascoltare, una coperta soffice da rimboccare. È una ninna nanna sussurrata a mezza voce, un bacio scoccato in punta di labbra, una dichiarazione d’amore a pieno cuore. Il ricordo più dolce, da custodire per sempre.