Quattro cose che non tutti sanno sulle mamme blogger

Lavoro sul web da oltre dieci anni, e da circa quattro di questi ho un blog. Non sono molto inserita in certi ambienti e in certe dinamiche, a dire il vero (dopotutto, se sei un po’ orsa nella vita reale, lo risulti in qualche modo anche in quella virtuale) ma penso di avere il minimo di consapevolezza necessaria per raccontarvi quattro cose che non tutti sanno sulle mamme blogger. Cominciando da quella che forse a qualcuno sembrerà la più banale.

Non è tutto oro quello che luccica

Nel settore delle cosiddette “mamme blogger” sono in poche – molto, molto poche – a poter vivere davvero grazie al blog. Qualcuna – dotata di talento, competenze, passione, tempismo e anche un pizzico di fortuna – ci riesce da anni. Parecchie (inclusa la sottoscritta) sbarcano il lunario mettendo insieme i proventi derivanti direttamente dal blog e quello che guadagnano da altre attività nel settore della comunicazione o della scrittura in senso stretto: collaborazioni giornalistiche, progetti di marketing, attività di ufficio stampa, gestione di profili social conto terzi, redazione di testi per siti web, pubblicazione di libri o ebook. Si tratta quasi sempre, anche se non mancano le eccezioni, di persone che lavoravano in questo campo già prima di darsi al blogging, che hanno competenze specifiche ed esperienze pregresse (anche in ufficio) e per le quali il blog rappresenta una ulteriore possibilità di entrare in contatto con opportunità lavorative o semplicemente di farsi conoscere. Pagano tasse e contributi, o perlomeno dovrebbero, e lavorano per testate giornalistiche, agenzie di comunicazione e aziende. Altre ancora realizzano o commercializzano prodotti, oppure offrono servizi professionali di vario genere – formazione, consulenze, fotografia, grafica, cucina etc – e per loro il blog rappresenta un canale più o meno importante di promozione e/o vendita dei prodotti o dei servizi che propongono. Anche loro, se sono oneste, fatturano e versano le tasse del caso. Ma una delle cose che non tutti sanno sulle mamme blogger è che la maggioranza di loro non vive di blogging, anche se hanno molte follower e una ormai solida esperienza. Molte pubblicano post e foto in cambio di prodotti omaggio, viaggi o altri benefit. Altre lavorano per agenzie che offrono voucher e buoni in cambio di articoli e post social.

Perché chiarisco questo dettaglio? Solo per chiarire che l’idea di aprire un blog nella speranza di arrivare in pochi anni a “farne un lavoro” è purtroppo destinata, per quasi tutti quelli che l’accarezzano, a fallire in partenza.

La vita online è solo una rappresentazione di quella reale

Non perché le mamme blogger postino il falso. Ma perché, naturalmente, selezionano – con criteri variabili e in ogni caso legittimi – i contributi da condividere. Com’è giusto e inevitabile che sia. Vale un po’ per tutti, sui social, anche per chi li usa in modo privato e non professionale. Io stessa, che pure faccio dell’autenticità il criterio fondante della mia presenza online, scelgo attentamente cosa “esporre” e cosa tenere per me. Quello che racconto è sempre il risultato di qualcosa che ho vissuto o pensato, ma non sto certo a raccontare tutto quello che vivo o penso.

Perché lo sottolineo? Perché esiste il rischio che una persona idealizzi la vita di qualcuno solo in base alla percezione che il web ne restituisce. Finendo col provare non solo ammirazione e interesse ma anche, in qualche caso, inadeguatezza, frustrazione, sofferenza. Un sacco di gente mi scrive per dirmi che sono una donna forte e una madre equilibrata, tanto per dire. Io so perfettamente che non lo sono più delle mamme che mi leggono. Perché io conosco davvero la mia vita, anche la parte che non condivido in rete. Le mie lettrici, invece no.

Pubblicità palese e occulta

La maggior parte delle blogger professioniste, se così vogliamo definire la categoria di cui anche io faccio parte, lavora in totale trasparenza e franchezza, dichiarando espressamente se scrive dietro compenso oppure no. E, soprattutto, se il prodotto di cui sta parlando lo ha comprato coi suoi soldi, dopo aver raccolto informazioni e valutato le possibili alternative, oppure lo ha ricevuto in regalo. Ma non mancano mamme (e non solo) blogger che omettono questi particolari.

Sono scelte, ovviamente. Che personalmente non condivido ma che, almeno finora, sono del tutto lecite, o almeno credo. Il punto è che chi legge potrebbe, in buona fede, fraintendere. Se fate parte della categoria degli ingenui, adesso vi ho detto come stanno le cose.

Tra spontaneità e mestiere

Molti blog e pagine Facebook di successo seguono un calendario editoriale studiato a tavolino per produrre contenuti che non siano soltanto di qualità, ma che vadano incontro ai gusti e all’appetito dei lettori. I contenuti (post, foto, meme, video etc) non rispondono solo all’istanza comunicativa che l’autrice sente in quel momento specifico – sto vivendo una certa esperienza, o emozione, e ho il desiderio o la necessità di condividerla – ma anche al bisogno di pubblicare materiale che funzioni online, che abbia appeal e che possa essere letto e condiviso dal numero di persone più alto possibile. Che risponda cioè a domande come queste: “Questo tema può suscitare empatia? Se negli ultimi tempi ho scritto molti post emozionanti o malinconici, non sarà forse il caso di proporre un contenuto più divertente, o magari di taglio informativo?”

Questo non significa che la maggioranza delle mamme blogger condivida contenuti “finti” o costruiti. Che punti in modo strumentale sulle polemiche o scriva cose che magari neanche pensa solo perché sa che attireranno condivisioni e commenti (ci sono anche queste situazioni, per carità. E in ogni caso ognuno, sul suo blog, fa come vuole). Ma chi fa questo anche o soprattutto per lavoro tiene conto, sempre o quasi, del gradimento che un certo contenuto avrà presso il pubblico. L’istinto associato al “mestiere”.

Non sto dicendo che sia un male, ovviamente. È solo un’altra delle cose che non tutti sanno sulle mamme blogger.

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5 Commenti

mammamedico 27 Luglio 2017 - 14:56

belle e giuste precisazioni. io sono una mamma blogger da quasi 7 anni (il blog è nato subito dopo la nascita della mia secondogenita). se devo essere sincera credevo che avrei potuto ricevere maggiori guadagni, ma … innanzitutto io ho un lavoro vero che ovviamente viene prima del blog e porta già via molto tempo, in secondo luogo sono “uno spirito libero”. non scrivo per terzi e raramente ho fatto pubblicità. come fai a scrivere di qualcosa che ti hanno regalato e che non reputi idoneo?

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deborah.bolognesi 27 Luglio 2017 - 20:16

Sono proprio una dilettante allora! sono una mamma blogger ma seguo la scia delle emozioni e non ho collaborazioni. Parlo di felicità ed è vero che seleziono cosa scrivere e in certi momenti (non particolarmente felici) mi faccio di nebbia….
bellissimo post!
D
http://www.happilysurviving.com

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Ivy 3 Settembre 2017 - 01:28

Sono da poco una mamma blogger… non lo faccio per guadagni enormi , ma perché voglio condividere le mie esperienze e promuovere i prodotti che realizzo a mano … poi insomma se il mio sito dovesse registrare milioni di ingressi sarei davvero felice , ma al momento mi limito a scrivere ciò che pensò… ho il blog da due gg è ancora scarno …. se volete dare un occhiata http://www.eshopivy.it

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piera 24 Novembre 2017 - 17:45

PER MAMMA BLOGGER IO INTENDO CHI , ANCHE SE MAMMA MANCATA, INTENDE CONDIVIDERE LE PROPRIE FRUSTRAZIONI E/O EMOZIONI IN MODO ” COLLEGIALE ” OSSIA CONFRONTANDOSI E CONFORTANDOSI IN SITUAZIONI CHE PREVEDONO PARERI E CONFRONTI ANCHE ESTERNI ALLA PROPRIA REALTA’ FAMILIARE … E SE LO AVESSI REALIZZATO PRIMA CERTO OGGI AVREI EVITATO O LIMITATO MOLTI INEVITATI ERRORI CHE MI HANNO RESO INFELICE PER IL RESTO DELLA MIA ESISTENZA !

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cristina 28 Novembre 2017 - 16:51

Un post molto interessante. Anche io ho aperto da poco un blog e, anche se conosco un po’ le dinamiche web, vorrei cercare di mantenere il più possibile la mia spontaneità e la mia coerenza. Pensa che mi sono licenziata a 40 anni – sono giornalista e lavoravo all’Agi – per….fare la mamma. Una scelta molto in controtendenza. Ti lascio il mio indirizzo, se vuoi darci un’occhiata facciolamamma.com

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