La mia casa ovunque nel mondo

Mio nonno faceva il marinaio. Io non l’ho nemmeno conosciuto, ma qualcosa di lui deve scorrere ancora nel mio sangue, se è vero che, da sempre, appena rientro da un viaggio inizio a consumarmi nella voglia di ripartire, ma quando sono lontana finisco immancabilmente col pensare alla mia casa con un po’ di nostalgia. È la dolcissima maledizione dei viaggiatori: felici solo con la strada, o il mare, sotto i piedi, ma con quel piccolo vuoto nel cuore, che si chiama “casa mia”.

Sarà per tutto questo che quando ero piccola collezionavo, nel nido caldo della mia stanza, cartoline dai paesi di tutto il mondo. Le catalogavo con cura, le sfogliavo per ore con gli occhi spalancati e increduli. Raccontavo a me stessa che un giorno avrei ammirato di persona ciascuno di quei paesaggi spettacolari. Mi immaginavo a spasso tra le rovine di un tempio antico, o baciata dal sole scintillante di una spiaggia caraibica. Persa tra i vicoli di un suq nordafricano, con mille dialetti a brulicarmi nelle orecchie, o in ascesa su una vetta innevata, l’aria frizzante e il riverbero della luce a sferzarmi lo sguardo.

Sognavo avventure letterarie e grandi amori, musiche esotiche e spezie profumate. I letti scomodi in cui avrei dormito, i sentieri polverosi che avrei calpestato. Sognavo il mistero, la passione, la scoperta. E la nostalgia di casa. Immaginavo le lettere che avrei scritto, i diari che avrei tenuto, i cimeli che avrei raccolto e portato con me. Le fotografie da mostrare al ritorno e i racconti da ripetere a chiunque li volesse ascoltare.

Mio nonno ha smesso di solcare i mari tanto tempo fa, e quella bambina con in mano schegge di mondo su carta non esiste più. Al posto loro c’è una mamma viaggiatrice, che programma la prossima partenza prima ancora di rientrare da ogni avventura. La valigia sempre pronta, il cuore costantemente in moto. L’anima incapace di fermarsi a riposare. Cerco letti appena più soffici, mi trascino dietro bagagli un poco più pesanti ed evito giusto gli angoli più bui, ma il desiderio che mi agita è sempre lo stesso: vivere centinaia di vite dentro l’unica che ho, accompagnare i miei figli alla scoperta di quello che ancora non conoscono, animare la loro curiosità per quanto di diverso da loro esiste nel mondo. Inseguire un arcobaleno che finisce sempre un passo più in là, tendere la mano verso un orizzonte che grazie al cielo non potrò mai raggiungere.

Solo una cosa è cambiata, se ci penso bene. La mia casa adesso la porto sempre con me. Nella radice robusta e invisibile che alimenta la mia stessa esistenza, che ha nelle sue fibre la famiglia, l’infanzia, il passato. Nelle mani del compagno di viaggio che cammina per il mondo accanto a me. Nelle voci dei nostri figli, nei loro passi sempre più sicuri anche un metro lontano da noi. La mia casa, l’ho capito viaggiando, è dove sono io. La mia casa ovunque nel mondo.

 

Questo post partecipa al concorso #vacanzacompleta promosso da Home Away. In palio ci sono 1.000 euro per prenotare una casa vacanza per tutta la famiglia. Se hai un blog e vuoi partecipare, leggi il regolamento. Se ti è piaciuto il mio post e vuoi aiutarmi a vincere, condividilo sui social, oppure lasciami un like o un commento.

You may also like

3 Commenti

nia 6 Maggio 2016 - 22:38

Bellissimo post. Io ho sempre desiderato viaggiare ma quando ho iniziato a farlo sono arrovati i bimbi e ho smesso subito. Prima o poi ricomincio, spero con loro, e con il mio compagno che non vuole .

Reply
Virginia 8 Maggio 2016 - 09:55

In bocca al lupo per il concorso!

Reply
Silvana - Una mamma green 9 Maggio 2016 - 07:54

Viva il lupo! 🙂

Reply

Lascia un commento