Saranno oltre duemila ore, facendo una stima per difetto. Più di 83 giorni, circa due mesi e mezzo. Il tempo che negli ultimi tre anni e mezzo ho trascorso accanto ai miei figli aspettando che si addormentassero.
Ore lente, spesso vuote, qualche volta interminabili. Passate al loro fianco, di solito vicinissimi, abbracciati stretti, avvinti come se stare appiccicati fosse il solo modo possibile per scacciare i mostri e dissolvere gli incubi che si affacciano sul limitare del giorno.
Ore scomode, talvolta. Con piccole teste a premere contro il mio costato, corpi caldi appoggiati sulle giunture immobili, arti formicolanti sotto pesi abbandonati. A sudare incollati alle lenzuola, o a tremare nell’impossibilità di coprirmi i piedi.
Ore dolci, moltissime volte. A contemplare la meraviglia di un piccolo essere umano che si abbandona al sonno, a constatare la propria fortuna alla luce che filtra dalle persiane socchiuse.
Ore salvifiche, ogni tanto. Passate a riposare dopo fatiche immani, a riprendere fiato, a ricaricare il corpo e la mente. Ore rubate, quasi sempre. Al lavoro arretrato e a un marito paziente. A libri che aspettavano di essere letti e storie che chiedevano di essere scritte.
Ore di lavoro, spesso e volentieri. A pensare e annotare parole, a fissarle nella memoria balbuziente dell’ultima parte del giorno, oppure a scriverle su un piccolo schermo senza disturbare i miei figli. Gli occhi stretti nello sforzo e nella fatica.
Duemila ore di vita. Vita sospesa o palpitante, attiva o impastata di sonno. Mai sprecata, anche se a volte l’ho pensato.
Essere madre, a volte, significa aspettare distesa nel buio.
3 Commenti
Non ti dico quante sono le mie e quante diventeranno….
A volte cosi “fastidiose” spesso le più dolci della giornata quelle a cui non rinuncerei …..
Ore in cui dici “grazie per questo dono” oppure “scusa se non sono stata paziente con te oggi” ……
Dici che ci mancheranno, un giorno?
Si ci mancgeranno…..
Anche se sembra quasi incredibile….