Se fosse un animale marino, la mamma sarebbe un polpo.
Mille braccia per fare, una stretta forte forte e una testa grande così.
Se fosse un indumento, sarebbe un poncho.
Per scaldare senza soffocare, per avvolgere senza stringere.
Se fosse un quadro, la mamma sarebbe un Mantegna.
Primordiale, generoso e potente.
Se fosse un oggetto vintage, sarebbe un registratore a cassette.
Per ripetere cento volte la stessa cosa. E poi altre cento, e altre cento ancora. Stop-rewind-play.
Se fosse una parte del corpo, la mamma sarebbe l’ombelico.
Una cicatrice che è un nodo. Un ricordo di carne al centro del corpo.
Se fosse un attrezzo da bricolage, sarebbe la carta vetrata.
Per smussare angoli e lisciare ruvidità.
Se fosse un drink, sarebbe una grappa al miele.
Calda, rotonda e decisa. Dolce, ma non stucchevole.
Se fosse un allenatore di calcio, la mamma sarebbe Zdenek Zeman.
Sempre all’attacco e vulnerabile in difesa.
Se fosse un mezzo di trasporto, sarebbe un idrovolante.
Pronto agli atterraggi di emergenza su qualunque superficie.
Se fosse un colore, sarebbe il bianco.
Perché non è neanche un vero colore, eppure contiene tutte le sfumature dell’iride.
3 Commenti
Che bel post, belle parole.
Belle parole! Concordo su tutto…ma a volte più che un quadro del mantegna mi ricordo l’urlo di munch! 😉
Hehe. Io oggi sono talmente in disordine che somiglio a un Picasso 😉