Quando avrai dei figli, capirai. Me lo dicevano spesso, i “già genitori”, quando anch’io stavo per diventare madre. Mi dicevano che solo allora avrei saputo davvero cosa vuol dire amare, dato un senso all’ininterrotto esercizio cui per tutta la vita avevo sottoposto il mio cuore. Quanta retorica, pensavo io. Certa che mai avrei ceduto al patetico stereotipo dei piezzi ‘e core. Due anni e due figli dopo, so che in effetti avevano torto. Ma avevano anche ragione da vendere.
Avevano torto perché non è, o non è solo, una questione di quantità. Come si fa a misurare l’amore, a soppesarlo, a dosarlo come farina nella ricetta di un dolce? Anche chi non ha figli può amare quanto chi invece ne ha, e magari di più. Ma la natura dell’amore materno è diversa da qualunque altro sentimento umano. Ed è in questo senso che avevano ragione.
L’amore per un figlio è impastato col grano spesso della responsabilità. Vorrebbe proteggere, schermare, corazzare. Calare come un sudario impalpabile sull’innocenza infantile, un velo leggero a proteggere dal sole e dal buio, dal frastuono e dalla paura. Dagli errori. Dal male. È per questo che custodisce in sé il germe amaro della frustrazione. Chi ha dei figli sa perfettamente che, per quanto li ami, non sarà in grado di salvarli da tutto, non sempre e non per sempre. È la vita, e va bene così.
L’amore per un figlio attinge nelle profondità del rapporto con se stessi. Nella capacità di perdonarsi, di comprendersi, rispettarsi. E di fare altrettanto con quanto di sé si scorge nel cuore dei propri figli, nel loro volto, nella voce. Nella testa. Ma anche nella forza di ascoltare quello che in loro c’è di unico, di speciale. Benedire la loro diversità, capirla, farla propria. Andare oltre se stessi, con amore e per amore.
Il bene che ti lega ai tuoi figli parla una lingua muta fatta di elettricità e neurotrasmettitori. Chimica che apre e chiude sinapsi, senza bisogno di voce. E allora ogni espressione schiude un universo. Ogni smorfia racconta la sua verità. Ogni sguardo rivela un desiderio o una paura, un’emozione o un intento. Occhi negli occhi, senza fiatare.
Amare un figlio, qualche volta, vuol dire restare senza forza per l’appetito insaziabile di quello stesso amore. Che non conosce attese o surrogati. Che non accetta compromessi. Che consuma il tempo, il respiro, l’energia, che ogni tanto toglie il sonno e la quiete. Che ha il retrogusto acre del dovere. Un amore che dà la vita, ma a volte chiede in cambio un po’ di libertà.
L’amore per un figlio è l’unico sentimento di affezione che sicuramente non è destinato ad esaurirsi. Eppure è il solo che contenga in sé il seme dell’abbandono. La consapevolezza, insieme struggente e liberatoria, che quel bambino venuto da noi e attraverso di noi presto o tardi andrà per la sua strada, e guai se non fosse così. Non è lecito sperare il contrario, non è sano e non è ammesso. Così ogni passo che allontana quei piedini esalta e sgomenta a un tempo. Atterrisce mentre commuove e inorgoglisce. Un amore senza confini che sa imporsi un limite, per non soffocare con la sua fragorosa potenza.
Un amore perfetto nella sua imperfezione. Come la vita, come la felicità.
In queste foto Flavia siede nell’ovetto del Chicco Trio Love, il nuovo sistema modulare con 4 diverse configurazioni e tutti gli accessori inclusi.
5 Commenti
Quando Penso che Pietro sarà grande e non potrò più fargli le scoreggine nel collo, stringerlo, imboccarlo, addormentarlo, giocare con lui… mi si ferma la circolazione del sangue. Lui non ricorderà quanto abbiamo fatto per loro, anche concretamente, così come noi spesso dimentichiamo quanto amore incondizionato, più di trenta anni fa, ci hanno dato i nostri genitori. Allevandoci. Allevandoci come cuccioli prede del mondo là fuori.
E’ straziante. Ma è così che deve andare, come dici tu. Prima o poi ce ne faremo una ragione, e spero sia tutto naturale e spontaneo, perchè altrimenti credo che il nostro cuore non reggerebbe un solo minuto.
Bellissimo post. Mi ci ritrovo tanto tanto
Grazie, Sabina <3
Bellissimo questo post… Quanta verità… È quell’amore incondizionato che ogni tanto mi fa sentire imperfetta perchè sembra non essere abbastanza: quando perdo la pazienza o non riesco ad essere al 100% per mia figlia, mi capita di sentirmi in colpa, di pensare che forse il mio amore non sia così pieno… Ma forse la risposta l’hai data tu in queste frasi: Che non accetta compromessi. Che consuma il tempo, il respiro, l’energia, che ogni tanto toglie il sonno e la quiete. Che ha il retrogusto acre del dovere. Un amore che dà la vita, ma a volte chiede in cambio un po’ di libertà.
L’amore per un figlio non ammette limitazioni…
Quando 1 giorno, guardando la tv insieme e come faccio spesso lo abbraccio e lui pure invece QUEL GIORNO anziché ricambiare mi scansera’ ……. Mi viene il magone solo a pensarlo…… ma è la vita….. 🙁