Quali sono (se ci sono) le difficoltà da mettere in conto prima di partire per un viaggio con i bambini? Quali i consigli da seguire e le mete da evitare? E soprattutto, perché viaggiare in compagnia dei propri figli piccoli? L’ho chiesto a Milly Marchioni, mamma viaggiatrice e vulcanica ideatrice del sito web Bimbieviaggi.it (che vi invito a visitare, se foste tra i pochi che non lo conoscono ancora). Da viaggiatrice impenitente quale sono, non posso che sottoscrivere tutte le sue risposte!
Quando hai iniziato a viaggiare? Eri già una viaggiatrice esperta quando sei diventata mamma?
Non saprei dirti esattamente quando sono diventata “viaggiatrice”, ma probabilmente, per come intendo io il viaggio (scoperta, approccio curioso e rispettoso verso la destinazione…), lo sono sempre stata. Da piccola ho sempre girovagato per l’Italia con i miei genitori, soprattutto in montagna, cambiando ogni anno meta e scoprendo ogni volta nuovi posti e nuove tradizioni. Il primo volo intercontinentale invece l’ho preso nel 2002, dopo la Laurea, e mi si è aperto un mondo, nel vero senso della parola…Da lì non ho più smesso di volare, ma neanche di dedicarmi alla scoperta degli angoli nascosti del nostro paese, spesso troppo sottovalutati.
Che differenza c’è tra un viaggio con i figli e una vacanza child-free? Qual è la difficoltà maggiore da mettere in conto e quale la scoperta più gradita?
La differenza tra il “prima” ed il “dopo” è molto soggettiva, e dipende quasi esclusivamente dal modo in cui ci facciamo condizionare dalla realtà e dal giudizio degli altri. Nel nostro caso, con la nascita di Amanda è cambiata solo parzialmente la parte “organizzativa” del viaggio, mentre il tipo di destinazione è rimasto invariato. Amavamo le isole tropicali prima, abbiamo continuato a visitarle con lei dopo. Semplicemente siamo stati più attenti alle strutture scelte, alla situazione igienico-sanitaria del paese visitato e alla scelta del volo più comodo. Non è stato semplice perchè portare a spasso per il mondo la creatura più importante della mia vita mi spaventava molto, ma non ho voluto farmi frenare dalle paure e dai condizionamenti di chi mi diceva che con i bimbi non si può viaggiare. Quindi a 5 mesi abbiamo preso il primo volo in 3 (fiori di Bach in tasca e via) ed è stato stupendo. All’inizio partivo con mille cose in valigia, perchè sono una precisina, poi, superati svezzamento e pannolini, anche il bagaglio si è alleggerito e oggi che Amanda ha 7 anni è una viaggiatrice al nostro stesso livello! Con un enorme vantaggio: l’occhio attento e curioso e l’approccio giocoso che ha verso ogni piccola novità che incontriamo lungo i nostri tragitti, che ha contagiato anche noi, spingendoci ad apprezzare ancora di più ogni scoperta!
Un viaggio in famiglia è alla portata anche di chi, prima di diventare genitore, non era abituato a spostarsi troppo?
Io credo che ciascuno debba fare sempre e solo quello che si sente e che lo fa stare bene! Se una famiglia è abituata a fare vacanze in villaggi all inclusive con animazione, deve continuare a fare così, per vivere un’esperienza appagante e trasmettere belle emozioni ai bambini. Io preferisco viaggi itineranti organizzati in modo indipendente, perché sono quelli che mi fanno stare meglio, quindi continuo così.
Che consiglio daresti a chi appresta a partire per la prima volta con un bambino?
L’unico consiglio che posso dare è di non ascoltare i consigli degli altri! 😉
Scherzi a parte, è importante informarsi e partire preparati, ma è indispensabile non farsi condizionare troppo, soprattutto da chi fa “terrorismo psicologico” (non reggerà mai 6 ore di volo, non dormirà più per colpa del jet lag, ecc…). I bimbi hanno delle potenzialità che neanche immaginiamo e non dobbiamo assolutamente sottovalutarli: sono molto più bravi di noi ad adattarsi, soprattutto se noi svolgiamo bene il nostro compito di stare tranquilli e farli sentire a loro agio sempre, in aereo come in ogni paese del mondo. Detto ciò, qualche consiglio pratico per essere preparati ad eventuali piccoli inconvenienti è meglio ascoltarlo, ma senza farsi condizionare troppo.
Tre destinazioni assolutamente imperdibili con un neonato, un bimbo in età prescolare e un figlio un po’ più grande?
Uh, qui faccio proprio fatica a rispondere, proprio perché -come dicevo prima- ciascuno deve ritagliare viaggi e vacanze sulle proprie passioni. Quindi posso dirti quelle che sono state mete imperdibili per me:
– le Maldive, dove scappare per riprendersi dai lunghi inverni in città, anche con bimbi piccolissimi
– lo Sri Lanka, una meta facile da visitare ma che racchiude in sé tante esperienze educative (vedere come vivono i bambini dall’altra parte del mondo, partecipare a semplici safari, scoprire un’altra religione…)
– ogni altro paese e città del mondo con bimbi più grandi, che magari a scuola ne stanno studiando la storia!
E il tipo di vacanza che invece non suggeriresti mai?
Sempre per quanto detto sopra, non c’è una vacanza che escluderei a priori: un’esperienza che io trovo esagerata, magari può essere fattibilissima per un’altra famiglia quindi, perché no?!
Come è nato il sito Bimbieviaggi, e cosa ci possono trovare i genitori (e non solo loro)?
Bimbieviaggi è nato per gioco, per condividere online le nostre esperienze di viaggio e rispondere a tutti i quesiti che gli amici ci ponevano al rientro da mete lontane. Fin dall’inizio però Bimbieviaggi ha accolto i racconti di altri genitori, perché è giusto dare voce a tutte le diverse tipologie di viaggio, fornendo quindi a chi cerca informazioni il maggior numero di spunti possibile: così è nata la community delle famiglie viaggianti e tutti voi siete invitati a partecipare, inviando semplicemente i vostri racconti.
In definitiva: vale la pena viaggiare con dei bambini, affrontando le accresciute responsabilità e la fatica innegabile?
Assolutamente SI! Senza ombra di dubbio. Le iniziali fatiche logistiche si superano in fretta (i bambini crescono molto più velocemente di quanto ci si aspetti) e, vista la contropartita, il gioco vale davvero la candela: noi adulti scopriamo il mondo con occhi diversi, più curiosi e attenti, i bambini invece crescono con una mente più aperta alle differenze ed alla multiculturalità, due aspetti su cui ormai si basa la nostra esistenza quotidiana!
7 Commenti
Concordo e sottoscrivo! Il nostro prossimo volo sarà one-way in Australia con una bimba di 5 anni ed una di 20 mesi. Non so come arriverò a destinazione, ma ci proviamo!
Invidio profondamente Milly…
Sono sempre stata appassionata di viaggi al punto da farne un’ossessione, tanto da rimandare la maternità ad un’età non propriamente verde (“Ancora un viaggio” – ripetevo con gli occhi spiritati– “ancora un viaggio”!!!). 🙂
Viaggi itineranti e avventurosi in giro per il mondo, organizzati quasi sempre con agenzie locali su mie specifiche indicazioni, in cui io e mio marito macinavamo non meno di 2.000 km (ma molto spesso anche 4.000, in Africa australe addirittura 7.500), non tornavamo mai sui nostri passi e non soggiornavamo nel medesimo posto più di tre giorni… Ogni anno il demone del viaggio s’impossessava di me e, nonostante io sia per natura piuttosto sedentaria e amante della casa, venivo colta da un istinto nomade e avventuroso che era diventato causa di grande preoccupazione per mio marito. Tipo quando gli ho detto che mi sarebbe piaciuto partire dal Kenia e arrivare in Uzbekistan via terra, rischiando l’interdizione…!
Ma, quando è arrivato nostro figlio, mi è sembrato abbastanza chiaro che i nostri viaggi non sarebbero più potuti essere gli stessi, almeno per un po’ di anni. Come è possibile mantenere le proprie abitudini di viaggio quando la quasi totalità delle proprie mete si trova in zone clorochina-resistenti, immerse nella natura selvaggia (con conseguente presenza di animali potenzialmente mortali) oppure in posti tipici per turbolenze sociopolitiche (come il medio oriente e la mia adorata Siria…)?
Se penso al cobra sputatore che ho dovuto srotolare dall’avambraccio della nostra guida in Namibia, al Cessna dal motore non perfettamente funzionante, con cui armeggiava il pilota che era dovuto tornare indietro dopo la partenza, che ci ha condotto da Zanzibar nel mezzo della savana del Selous in Tanzania, allo strapiombo privo di parapetto sulla sommità delle cascate Vittoria in Zambia, alla guida spericolata del nostro autista nel terrificante traffico di Beirut o del tassista pazzo a Tahiti, beh, mi pare dolorosamente evidente che – almeno nel nostro caso – fare ciò che si desidera (fortemente) o si sente non sia nemmeno da prendere in considerazione!
Cosa farei se a mio figlio succedesse ciò che è successo a me nell’Akakus (deserto libico in prossimità del Niger e del sud dell’Algeria), cioè sostenere un’ora e mezza di viaggio in fuoristrada in mezzo al nulla perché fulminata da una gastroenterite evidentemente batterica, con febbre quasi a 40 che non scendeva con la tachipirina, per poi finire in un ospedale libico da film dell’orrore (barelle rovesciate nel cortile in mezzo all’erba incolta, lavandini divelti dal muro…), dove mi è stata fatta una puntura di penicillina (grazie a Dio se non altro con una siringa sigillata!)? All’epoca ci ho riso su, anche perché il giorno dopo ero già in piedi pronta per una nuova destinazione, ma ora al solo pensiero mi si drizzano i capelli!!!
Persino le mete che Milly definisce idonee ai bambini come le Maldive, che io e mio marito abbiamo apprezzato molto, mi sembrano meno attraenti da quando, l’ultima volta, abbiamo schivato lo tsunami per poco meno di una settimana dal nostro ritorno…
Concludendo: facendo di necessità virtù abbiamo imparato ad apprezzare mete (in teoria!) più sicure quali Italia ed Europa, che nel corso di questi ultimi vent’anni abbiamo sempre in qualche modo snobbato e invece ora, grazie a nostro figlio, abbiamo riscoperto e nuovamente valorizzato!
Resta comunque il fatto che invidio Milly 😉
Partirei dalla tua conclusione: a volte ci troviamo di fronte al paradosso di viaggiatori che hanno percorso palmo a palmo l’Amazzonia, ma sono mai stati ai piedi dell’Etna o sulle spiagge della Maddalena. I figli possono essere una (bella) opportunità anche da questo punto di vista, insegnandoci a declinare il viaggio in tanti modi differenti!
Hai perfettamente ragione, bisogna cogliere le diverse opportunità che si presentano in diversi momenti della vita! Cambiano le prospettive, cambiano gli obiettivi, cambiano le priorità…
Per me in realtà il sacrificio è stato relativo, nel senso che ho cercato di soddisfare le mie esigenze e togliermi tutti gli sfizi prima della maternità proprio per vivere entrambe le esperienze in maniera appagante.
A dire il vero l’Italia l’avevo già girata con i miei e l’Europa negli anni dell’università, ma nulla vieta che tra dieci o quindici anni io, mio marito e nostro figlio – ormai adulto – ricominciamo il giro e ci lanciamo (energie e finanze permettendo…) in nuove esplorazioni planetarie! 😉
Ho scoperto solo ora quest’intervista e l’ho divorata tutta d’un fiato. Adoro Milly e il suo blog, lo seguo con passione ed è anche grazie a lei che ho deciso di aprire il mio piccolo mondo.
Ho sempre adorato viaggiare e da quando è arrivato il mio piccolo compagno, di vita e di viaggi, scoprire il mondo ha assunto un valore incredibilmente importante.
Sogno per lui una vita felice, ma ancora di più sogno che abbia i giusti valori e che impari ad avere la curiosità di conoscere, scoprire, assaporare, vivere.
Grazie a Milly per aver raccontato la sua esperienza di mamma viaggiatrice e grazie a te per averle fatto queste domande!
io invidio molto tutte voi a causa della paura di volare ho rinunciato a molti viaggi dei miei sogni e ora con il figlio … forse in una altra vita b.
O forse in questa! Mai dire mai 😉