Secondo la cultura popolare delle mie zone, un genitore avrebbe il preciso dovere di imporre ai propri eredi una disciplina abbastanza rigorosa, ricorrendo senza scrupoli ai metodi “di una volta”. Per quanto siano “piezze ‘e core”, infatti, stando al detto napoletano più popolare in fatto di educazione, i figli andrebbero cresciuti a “mazza e panelle” (bastone e pagnotte), per assicurarsi in questo modo di tirar su dei rampolli “belli” e non “pazzi”. Una convinzione che, proverbi a parte, mi pare tuttora relativamente diffusa.
E che io, manco a dirlo, non condivido per niente.
L’idea di ricorrere alle maniere forti per “educare” un bambino, mi sembra, oltre che destinata al fallimento, intrinsecamente sbagliata. E non mi riferisco – spero che fosse già ovvio – a percosse, abusi e vere e proprie violenze a danno dei minori, ma più semplicemente alla “sculacciata esemplare”, al ceffone tirato sistematicamente a scopo educativo o deterrente. All’abitudine a ricorrere alle mani, o alla loro minaccia, per imporre la calma e la disciplina, per ottenere il rispetto.
Forse sarà che ho il cuore troppo tenero, o forse che mio figlio è ancora molto piccolo, ma il punto principale per me è un altro. È che mi sembra che il messaggio implicito nell’imporre l’educazione a suon di sberle, per quanto “simboliche”, sia profondamente pericoloso, oltre che tutt’altro che utile:
“È lecito, anzi, addirittura necessario, che io eserciti la forza su di te per convincerti che io ho ragione e che tu stai sbagliando, e posso farlo soltanto perché sono più grande (e più forte) di te”.
Il senso di un atteggiamento che indulge alle “botte” per me non può essere che questo: la forza, la prepotenza, la minaccia – per quanto edulcorate e fisicamente poco o per niente lesive – sono strumenti tutto sommato consentiti per imporre la propria volontà su un essere più debole. A patto, sia chiaro, che ad esercitarli sia quello più grande, più “esperto”, più consapevole. Io ne so più di te e quindi posso permettermi di picchiarti.
Sarò una bacchettona, ma a me pare un messaggio più eversivo che educativo.
E poi, per dirla tutta, un genitore costretto a ricorrere alla minaccia di una punizione corporale mi sembra in ultima analisi tutt’altro che autorevole. È un genitore che, nei fatti, sta riconoscendo la propria incapacità di spiegare le sue ragioni con argomentazioni verbali, uno a cui restano soltanto “le mani” per far passare la sua tesi. Un debole, in buona sostanza. Quasi come un bullo che non ha altri mezzi per imporsi, a parte la minaccia e la ritorsione.
Per non parlare della profonda contraddizione di mollare una sberla a un bambino che magari aveva appena picchiato un fratello, un cugino, un compagno. La percossa utilizzata per insegnare che la violenza è sbagliata: coerente e cristallino, come messaggio. E poi, ma forse vado troppo oltre, mi chiedo perché io debba – giustamente – rischiare una denuncia se prendo a schiaffi un altro adulto (o un bambino non mio), mentre sia considerato “normale” che io sculacci i miei figli.
Capisco che ognuno faccia i conti col proprio vissuto e col materiale umano – suo e della sua famiglia – con cui si trova a convivere ogni giorno, e ho scritto spesso che non oso giudicare l’operato degli altri genitori, ma per quanto riguarda me, la storia della mazza e delle panelle proprio non mi convince.
Comprendo lo strattone, il buffetto, anche il ceffone che scappa occasionalmente quando uno è particolarmente stanco, o esasperato (o quando la marachella che viene censurata, ad esempio, è potenzialmente rischiosa per la salute stessa del suo autore). Siamo esseri umani, e i bambini conoscono istintivamente le tecniche più efficaci per ledere la pazienza di mamma e papà. L’episodio ci sta, e se capita si può sempre chiedere scusa, spiegarsi, chiarire (anche ai bambini piccoli, certo. Perché no?). Ma l’uso sistematico della forza come strumento educativo, ecco, non fa per me.
E pazienza se un giorno dovessi ritrovarmi con dei figli “pazzi”. Vorrebbe dire che mi sbagliavo. Cose che capitano, specialmente a un genitore.
25 Commenti
Uhm, non sono totalmente d’accordo. In linea teorica hai ragione ma poi nella pratica credo che il bimbo vada educato a dare ascolto al genitore, ad essere punito prima che fisicamente, mentalmente. Credo che la sculacciata vada tenuta come ultima spiaggia, più che altro per non farla perdere di valore, ma credo che dove tutto il resto fallisce, si possa ricorrere anche a lei
Ok, prendo atto e rispetto il tuo punto di vista. Quello che proprio non mi convince, personalmente, è l’unilateralità del “diritto alle botte”. Il fatto che a un genitore (in quanto “educatore”, o semplicemente adulto) sia concesso ricorrere alla forza, per quanto in extremis, mentre lo stesso non sia di norma tollerato da parte di un bambino, né verso un suo coetaneo né tantomeno verso mamma o papà. Non ne faccio tanto una questione moralistica, è che mi sembra poco coerente, ecco. Comunque neanche io sono immune dallo scatto di nervi, eh! Speriamo almeno di non prenderle noi, tra qualche anno 😛
da piccolo davanti ad uno schiaffo per qualcosa c’erano due aspetti ricorrenti che sentivo: primo, non era chiaro molto spesso il perché del gesto, forse come dici tu, da piccoli si pensa che non si possa capire; secondo, pensavo che quando sarei stato grande sarei stato autorizzato sia a picchiare che a dire parolacce che da piccolo erano tabù, ma tra grandi…
ricordiamo noi adulti che l’educazione dei figli, dei nipoti e dei piccoli in generale, continua anche quando non interagiamo direttamente con loro, quando facciamo tutt’altro, quando siamo inconsapevolmente ascoltati ed osservati… in auto (dove diamo tuti un po’ il peggio di noi), davanti ad una partita, quando ci fanno una multa, quando ci rivolgiamo alla nostra compagna…. etc. etc.
Proviamo noi grandi a rispettare questi piccoli come “persone”, persone da ascoltare e da capire come novità di vita e non come materiale grezzo da forgiare.
Grazie Silvana.
Grazie a te, Vittorio, per il tuo contributo sempre arricchente e misurato. Secondo me dici una verità molto trascurata: quelli che chiamiamo “bambini”, non sono altro che “persone”. Bassine e giovani, ma sempre persone! Un bacio.
Concordo (quasi) in toto. Mi spiego. Non sono certa al 100% che i bambini siano in grado di cogliere le argomentazioni verbali a tutte le età (probabilmente limite mio e poca informazione ed esperienza in merito), mentre penso che recepiscano benissimo i gesti fin da piccoli. E penso come te che la sculacciata e lo schiaffo siano gesti che trasmettono violenza, per quanto più o meno edulcorata, e un’idea di rapporto di forza che non mi piace.
Poi si può capire che l’episodio ci stia, ma come te non condivido che sia la norma. Sarà perché sono stata cresciuta “pazza”? 😉
Invece sai che è incredibile la capacità di comprendere dei bambini molto piccoli? Anche io la sottovalutavo di gran lunga, ma posso assolutamente garantire che anche un tappetto unenne è perfettamente in grado di capire la maggior parte dei discorsi. Che poi siano disposti a starti a sentire o a fare quello che gli chiedi, è un’altra storia 😉
Io la penso come te, però..
però quando mio figlio intorno ai due anni ha attraversato per qualche mese un periodo di totale opposizione a me, in casi estremi uno sculaccione glielo davo: non forte, non repentino, ma dove alla terza volta consecutiva che spiegavo lui mi sfidava gli arrivava l avvertimento “fallo ancora e ti sculaccio”. Lo faceva, gli arrivava.
Era uno choc per lui, ma a un certo punto sopra i due anni, dopo aver spiegato, dopo aver avvisato, se l atteggiamento è quello di sfida io mi sento legittimata.
E sai che sono bastate 5 o 6 volte?
Quello che respingo in toto è lo schiaffo in faccia, lo sculaccione abituale, lo sculaccione sotto i due anni e quello per motivi futili tipo prendere i tappo del0bidet, il telecomando, strappare le foglie.
Io fin dalla nascita ho trattato mio figlio da essere senziente quale è, mai parlato con voce idiota, con termini a diminutivi, con parole inventate. Gli ho sempre spiegato tutto, a tre anni accettava la morte, gli ho spiegato omosessualità e transessual molto tranquillamente e lui non le vede come cose strane, sa le conseguenze delle cose senza isterismi,
Ma certo, ci sono tante variabili da considerare… Per come la vedo io, la cosa che conta è non abusare della propria posizione di “superiorità”.
Ciao. Vero quel che dici, certo in casi di esasperazione o quando hanno fatto una sciocchezza che li avrebbe potuti mettere in pericolo, credo (e sottolineo credo) che una sculacciata ci stia. sono contraria alle mani in faccia, è davvero umiliante. Ma una pacchetta sul sedere o sulle cosce, quando serve, farà (forse) da monito per non ripetere più quella data stupidaggine.
Credo che ci siano una miriade di variabili, dal bambino, al genitore, al momento del genitore a quello del bimbo. Al periodo famigliare ecc… che comportano diversi modi di fare da parte dell’adulto. Funziona? Sì e no.
a presto.
Assolutamente d’accordo. In caso di pericolo immediato, spesso non c’è alternativa. Grazie del commento 😉
Sono pienamente d’accordo con te, i bambini non si picchiano, mai! Quando la mia piccola peste duenne mi fa impazzire, e capita spesso, io purtroppo perdo la pazienza e le urlo dietro di smetterla di urlare…e lo so che è un controsenso…ma quando non ce la faccio più è più forte di me…alzo la voce, ma le mani no, già mi sento in colpa per aver strillato! La mia ultima spiaggia è minacciarla di metterla in castigo… e funziona abbastanza. Il castigo è stare in un angolino della casa… se avete altre idee…sono ben accette!!! 🙂
Io per ora attingo alle idee vostre! Seguiranno prima o poi aggiornamenti sul blog 😉
OT Ma quanto è bella la foto?!
OT Ma quanto è bella la foto?!
OT Ma quanto è bella la foto?!
Grazie! È di parecchi mesi fa, ma a me piace tanto…
Sono d’accordo con te e, personalmente, non riesco a vedermi alzare le mani su mio figlio. Neanche in uno scatto di nervi. Sarà che i miei non hanno mai colpito né me né i miei fratelli, sarà che sono davvero sconvolta dai racconti di un amico (i suoi hanno smesso di ricorrere a schiaffi e sculaccioni “a fini educativi” quando lui, crescendo, è diventanto forte quanto loro), ma non posso nemmeno immaginarlo!
Ecco, torniamo al discorso del “più forte”.
[…] “Sculacciate? No, grazie” di Una mamma green: la “sculacciata esemplare” non esiste e le mani sui bambini non si dovrebbero alzare mai. Io sto male solo a immaginare di colpire mio figlio! […]
Ma dove avete vissuto a Disneyland? Guardate che in tempi nemmeno troppo passati, i genitori altro che schiaffetto, come si diceva “Se lo fai ti do le botte!” oppure la mamma ti dava giù di battipanni, cucchiara in legno etc etc e ti diceva “E stasera quando viene papà prendi il resto!”.
Attenzione non sto parlando di me personalmente (anche se pure io le ho prese) ma della quasi totalità di noi bambini negli anni 80. Per non parlare delle generazioni precedenti. Chiedete ai vostri nonni come venivano redarguiti dai propri genitori.
Ora il discorso è, è giusto farlo anche adesso? Ma no sicuramente, emancipiamoci cavolo.
Però se sculacciata deve essere, bella forte che senta il sederino bruciare, non quei buffetti sul pannolino che fanno solo scena.
Proprio perché sono cresciuta nella provincia meridionale negli anni 80 ho in mente per i miei figli un sistema educativo diverso (comunque i miei non mi picchiavano).
Io ammetto che qualche volta la sculacciata è scappata, quando sia le parole, sia l’abbraccio contenitivo non avevano funzionato e l’aveva fatta davvero grossa, magari spingendo in malo modo un altro bambino o mettendosi in serio pericolo.
Ho visto che, se rara, serve.
Mi pareva, invece, che quando minacciavo “scapaccioni” non mi prendesse sul serio e ancor meno se passavo ai fatti…anzi, si sentiva autorizzato a tirare calci o pugnetti..quindi ho corretto subito il tiro.
Piuttosto, lo lascio solo nella scenata o lo guardo senza intervenire quando disubbidisce o fa i capricci…non so se sia il metodo migliore, però, ho sempre timore che lo prenda per indifferenza o abbandono, anche se dopo, quando si è calmato, spiego che non l’ho guardato e ho smesso di comunicare perchè si stava comportando male ecc.
Io ricordo qualche sculacciata della mamma, forte, da bimba e solo un ceffone di mio padre.
Episodi rari e per questo istruttivi. Ho capito che avevo davvero passato un limite e ci sono stata molto attenta.
Mia nonna, invece, ci metteva in castigo cinque minuti seduti a non fare niente ed era efficacissimo (eravamo già più grandi del nano, però!)
Secondo me funziona sia l’apparente indifferenza che il castigo di 5 minuti! Ma sono ancora alle primissime armi, quindi non so. Lo scopriremo vivendo 😉
Assurdo che oggi, nel 2015, in un’Europa politicamente corretta da decenni di pedagogia parascientifica di stampo buonista, nonostante l’evidente, gravissimo e irreversibile fallimento educativo in tutti gli Stati che hanno abolito le sane sculacciate, vi siano ancora tanti educatori e genitori incapaci di fare marcia indietro e riconoscere quella che è la sola e unica verità: sculacciare è un metodo educativo sano e indispensabile che non può far altro che bene sia ai bambini che ai genitori. Se non vogliamo ottenere un futuro sempre più disastrato, occorre iniziare ad applicare la vecchia sculacciata, con amore e autorevolezza: con calma e senza ripensamenti, bisogna mettersi i figli sulle ginocchia e farli ragionare per 5 minuti con le natiche arrossate. Mi auguro e auspico un ritorno consistente di tale metodo che il sottoscritto e la moglie applicano con ottimi risultati.
Sono pienamente d’accordo: le sberle non sono educative ma umilianti per chi le riceve e anche per chi le dà. Per il genitore sono la conferma di un fallimento. L’educazione si dà solo con il buon esempio: siamo tutti bravi a predicare ma razzoliamo malissimo. Quando per esasperazione, stanchezza o impotenza mi è scappata la sculacciata mi sono sentita un verme ed un fallimento di genitore. Io a suo tempo le ho prese e ho cercato di fare del mio meglio per non ripetere l’esempio dei miei genitori. Non so se ho fatto bene o ho fatto male, ho fatto quello che è nelle mie corde fare cercando di non sbagliare. Ed i risultati si vedranno sul lungo periodo. Mia figlia adesso ha 14 anni, ha la testa sul collo, ha un ottimo rapporto con noi, rispetta gli insegnanti e i suoi compagni, cosa che a volte si è ritorta a suo danno….Staremo a vedere