Luce piatta e fredda. Come quella della sala operatoria in cui ti hanno cavato dal mio ventre. Una luce violenta, di quelle che inghiottono le cose invece di rivelarle. Bianca e rumorosa.
Luce dorata e croccante del mattino, piena di odori vegetali e voci di uccelli di città. Merli e rondini, passeri e gazze. Luce tiepida di primavera sulle nostre passeggiate senza fine, quando la tua vita e la mia erano un pianto unanime e ininterrotto. Luce che riporta alla vita e che riporta la vita (nella mia memoria, sono diventata tua madre in un luminoso mattino di primavera).
Luce livida sul comodino. Tremula, incompiuta. Come quella che da un anno offende le nostre notti intermittenti. Una luce che, se avesse un odore, saprebbe di stanze rimaste chiuse troppo a lungo, di vecchi cassetti che nessuno apre più da decenni. Una luce che non rischiara, buona solo per rovinare la perfezione assoluta dell’oscurità.
Luce pulsante e artificiale. Rumorosa come i giochi musicali che ancora non so se ti piacciono da impazzire o ti fanno impazzire e basta. Una luce sintetica. Di quelle che arriva dritta al cervello, senza neanche passare dagli occhi.
Luce infida e pallida, che striscia sotto le persiane chiuse, che si intuisce dietro le tende tirate. Una luce vacua e senz’anima, puntualmente in anticipo. La prima maledizione quotidiana, corpuscolare e ondulatoria insieme. Una luce che non è mai la benvenuta.
Luce che scintilla sulla superficie del mare, che allaga i prati e le città, che insanguina il cielo alla fine del giorno. Luce vivida che sbatte sul tuo viso, che ti spalanca le palpebre trasparenti, oppure le obbliga a richiudersi di scatto, a stringersi come feritoie di un vecchio castello. Luce che brilla vergine nei tuoi occhi e che rimbalza sui miei, che di battaglie ne hanno viste tante, vinte e perse.
Luce che danza e che resta immobile, che svela o nasconde. Luce che ferisce e che conforta.
Imparerai presto che la luce ha tanti volti, come le ombre che essa stessa partorisce. Ti può salvare e ti può distruggere, magari senza che tu neanche te ne accorga. Lo imparerai sulla tua pelle, che a volte una lama di luce fa più paura di una notte senza luna.
L’interruttore ce l’hai dentro, ognuno nasconde nelle pieghe di sé un pulsante un po’ difettoso per fare luce o riportare il buio. Io spero solo di saperti aiutare a trovare il tuo.
2 Commenti
E allora auguri!
Grazie! 😉