Prima c’è stata la Hunziker, al lavoro in tv a pochi giorni dal parto. Adesso c’è il ministro Madia, che ha giurato sulla nostra bella Costituzione con un pancione all’ottavo mese, assicurando totale dedizione al suo incarico anche per il periodo immediatamente successivo alla nascita dell’erede. Due vicende differenti, due donne molto diverse tra loro e con distinti ruoli nella società, ma accomunate da una possibilità di scelta e da una visibilità che manca a molte delle lavoratrici italiane che diventano madri. Per questo, forse, le loro storie mi hanno fatto pensare cose simili. Cose che si prestano ad essere fraintese, e che probabilmente non piaceranno a tutti quelli che le leggeranno. Cose che, comunque, saranno oggetto di questo post.
Lavorare fino all’ultimo istante prima di entrare in sala parto, se non ci sono complicazioni di sorta, dovrebbe essere un diritto di tutte le future madri. Riprendere a lavorare con i punti del cesareo (o dell’episiotomia) ancora freschi, altrettanto. Se nessuno si scandalizza per figli nati e cresciuti con padri perennemente in trasferta, in ufficio, all’estero, contumaci, distratti o semplicemente in altre faccende affaccendati, non credo che si debba lapidare una madre che si dedichi con lo stesso fervore alla sua professione.
Non penso neanche, però, che faccia bene all’Italia di oggi far passare un messaggio per cui “è normale” lavorare a pieno ritmo anche subito prima e subito dopo la nascita di un figlio. Non penso che sia utile alle migliaia di madri o aspiranti tali che non possono contare sulla stessa libertà di scelta delle mamme Vip. Alle donne che ancora sono costrette a firmare lettere di dimissioni in bianco insieme al contratto di assunzione. A quelle che un contratto nemmeno ce l’hanno, e a un figlio non possono neanche pensare. A quelle che ce l’hanno in scadenza, e sanno che una gravidanza significherebbe un licenziamento sicuro e immediato. Perché la questione vera, qui e ora, è che se è un diritto tornare operative appena uscite dal reparto maternità, lo è soprattutto scegliere di restare a casa con il proprio figlio appena nato, sapendo che al rientro sul posto di lavoro non si dovranno subire ritorsioni, declassamenti, mobbing. Avendo la certezza, soprattutto, che quel posto di lavoro non sarà a rischio perché è nato un bambino.
E questo, purtroppo, qui e ora, rimane un fatto tutt’altro che scontato.
Dirò una banalità, ma l’uguaglianza di diritti non coincide con la negazione delle differenze. Riconoscere che una donna al termine della gravidanza, che senza dubbio non è una malata, potrebbe essere più facilmente preda di stanchezza, spossatezza e malesseri, non è maschilismo. Al contrario: rappresenta una forma di tutela delle lavoratrici per cui generazioni di donne (e di uomini) hanno lottato con passione. Ammettere, pur ritenendo legittime e “normali” le possibili eccezioni, che per una madre sia del tutto naturale considerare il suo figlio neonato – e non solo neonato – una priorità rispetto alla sua occupazione professionale non è sessista. È il primo passo per garantire un diritto sacrosanto che spetterebbe a tutte le donne che lo desiderano.
E a tutti gli uomini, oserei dire, perché in fondo non è soltanto una questione di genere. E anche se ormai è assodato che si possa mettere al mondo dei figli per delegarne completamente la cura a terzi, la possibilità di passare del tempo con i propri bambini dovrebbe restare un diritto inalienabile di tutti i genitori, padri o madri che siano. Perché sarà anche fondamentale la “qualità”, ma resto convinta che i figli, e pure i loro stessi genitori, abbiano bisogno anche di tanta quantità. Se poi uno (o una) sceglie liberamente di farne a meno è un altro discorso, ovviamente.
Concludo con quelle che per certi versi sarebbero dovute essere delle premesse. I primi dolori del travaglio, poco più di un anno fa, mi hanno colto mentre sedevo alla mia scrivania, davanti a un monitor e a una tastiera. E dietro a quella scrivania sono rimasta per quasi tutto il giorno, contando i minuti tra una contrazione e l’altra e respirando come avevo imparato al corso di preparazione al parto. Poche settimane dopo la nascita di mio figlio ero al lavoro, per quanto da casa e a orario ridotto. Una scelta “libera”, certo, ma di fatto imposta dal mio lavoro da freelance, dalla paura di “uscire dal giro”, dall’urgenza di dimostrare a tutti, in primis a me stessa, che una neomamma sa essere “efficiente quanto una non madre, anzi: addirittura come un uomo”. Una scelta pagata in termini di stanchezza irrecuperabile, di tensioni pesantissime, di senso di inadeguatezza, frustrazione e diritti violati. Una scelta che, se potessi tornare indietro, non rifarei.
35 Commenti
Concordo pienamente. Anch’io quando ho visto la ministra col pancione ho pensato…non è questa la soluzione giusta. Non è giusto dover scegliere tra famiglia e lavoro, perchè la ministra o la Hunziker hanno scelto: hanno scelto il lavoro. Hanno scelto di lasciare il proprio neonato alle cure di altre persone. E secondo me non è giusto. Le donne dovrebbero essere tutelate nella consapevolezza che anche se stanno “fuori dal giro” magari anche per 3 anni (come può avvenire in altri stati europei) poi possono rientrare nel mondo del lavoro. Perchè diciamocelo: quando ci avete messo a recuparere i ritmi lavorativi che sostenevate prima della maternità? al massimo, un mese???? e con la prospettiva di rimanere lavorativamente attive fino a quando, 70 anni (????), cosa vuoi che siano 3 anni a casa e un 1 mese di recupero?
La ministra dice ““Non sarà semplice ma mi organizzerò, è pieno di donne che allattano e lavorano”…ma è quello che vogliamo?
Tre anni? Una ministra??? Non penso nessuno si ricordi di quali fossero i temi attuali tre anni fa! Non sognamo, è impossibile ed è impossibile ovunque, se vuoi quel lavoro e anche dei figli devi fare dei compromessi, perchè certi treni non ripassano. Quindi sì, è quello che vogliamo!
Sottoscrivo dalla prima all’ultima parola.
la foto no, o meglio … la Apple.proprio.no.
(lo sai che devo rompere le palle)
Fai bene! Anche perché non sai quanto le ho rotte io al marito che ha preteso quel cavolo di Mac. Ma si sa, il matrimonio è l’arte del compromesso 😉
E infatti colcacchio che mi sposo ! =)
“l’uguaglianza di diritti non coincide con la negazione delle differenze”: che bella frase.
Io ci credo molto. Non abbiamo – uomini e donne, ma non soltanto – gli stessi diritti perché siamo identici. Ce li abbiamo perché, nella nostra diversità, li meritiamo allo stesso modo.
che aggiungere? io mi son rotta. mi son rotta dei voti ai look, dei giudizi. mi sono rotta perchè quello che vedo ogni giorno mi sfinisce!
Ho visto addirittura immagini photoshoppate con perizomi e natiche ministeriali in bella vista, corredate da battute equivoche attribuite al neo-premier. Il livello è pecoreccio e degradante. E nessuno sembra accorgersene. Mi sono rotta anch’io, ti dirò!
visti anche io e pure basta… http://malanotteno.wordpress.com/2014/02/27/questo-post-non-lo-volevo-scrivere-ma/
Vero, sincero e intenso!
Grazie per questo articolo che quoto dalla prima all’ultima riga!
Grazie di cuore, e benvenuta.
Al Ministro chiederei di farsi portavoce di quelle donne a cui sono negati i diritti acquisiti in anni di battaglie fatte dalle generazioni precedenti alla nostra. A lei chiederei di equiparare, nei fatti e non solo per iscritto, i diritti dei dipendenti pubblici e di quelli privati e dei precari. Ma so già che è utopia….
Che dire? Speriamo in un miracolo!
Bellissimo post, concordo in pieno e te lo dice una che è stata licenziata pochi mesi dopo il matrimonio proprio perché avevano paura che rimanessi incinta… e ora dopo aver avuto la mia bimba (son felice di aver avuto tempo per stare con lei e crescerla io per i primi 2 anni) ma chissà se troverò lavoro ora che ho ripreso a cercarlo….xè diciamo la verità…. in pochissimi assumono donne con bimbi piccoli o donne che potrebbero rimanere ancora incinte…. che Paese del cavolo non è affatto un Paese che favorisce le famiglie…. dove andremo a finire!
Buona serata
Confidiamo nei nostri figli e nel messaggio che sapremo comunicare loro
Ciao Silvana e ciao a tutte!
Io la penso in maniera leggermente diversa … Come ho scritto in questo post sul mio blog http://robedibimbi.it/una-mamma-per-ministro/
Ovvero sono daccordo che sia inaccettabile quello che neomamme e future mamme devono sopportare in questo paese in termini di assenza di tutele e di supporti di qualsiasi tipo… Qui o hai un contratto a tempo indeterminato e nonne giovani e volenterose o é IMPOSSIBILE far figli!!
Però la questione del ministro con la pancia é diversa e separata, secondo me. La nomina a Ministro della Madia non é un’affermazione del fatto che la maternitá non deve essere tutelata, non é una minaccia per le donne, anzi un’opportunita. Credo in te come professionista e punto su di te nonostante tu per un periodo ti assenterai (anche se nel suo caso credo starà assente poco). Sarò ingenua ma Io la leggo cosi!
Mi piace la tua lettura, spero tanto di sbagliarmi, e che questo si riveli un passo in avanti per tutte noi (comunque sì, il ministro ha già fatto sapere che non intende assentarsi se non per un periodo minimo). Grazie del commento e benvenuta 🙂
Sento tanto e spesso solo parlare di diritti della mamma….di lavorare, non lavorare, rientrare presto o tardi….ok sacrosanto….ma mi sento di dar voce ai bimbi e al loro sacrosanto diritto di aver vicino la loro mamma giorno e notte soprattutto nei primi mesi di vita….decidere di non fermarsi per un pò neanche dopo la nascita di un figlio mi fa grande tristezza….per chi non può ovviamente è un’ altra storia….
Mi piace molto questo pensiero, soprattutto perché fare un figlio, in fondo, non è obbligatorio.
L’ha ribloggato su claudialanzoni.
Io penso che quella ministra stia dando un messaggio sbagliato e non stia rendendo un servizio alle donne comuni (non-privilegiate). I motivi li hai già detti tu nel post.
Mi permetto di aggiungere che il messaggio è ancora più sbagliato in considerazione del tipo di lavoro che la Signora andrà a svolgere, che non è certo riducibile di orario, nè esente da stress. Anche questa mania delle Superdonne mi da sui nervi, francamente. Nessuno si aspetterebbe che un convalescente da qualsivoglia condizione fisica debilitante, si tuffasse nel lavoro 24/7 senza passare dal via. Ora non so alla Ministra, ma a me il post partum qualche strascico me lo ha lasciato. A prescindere dalle deleghe della cura del neonato ad altri. Aggiungiamo poi che questo non è (ci si augura tutti) un governo destinato a durare, se non fino a prossime, giuste, inevitabili, sacrosante elezioni e allora eccoquà il dilemma: era proprio indispensabile? Cosa esattamente volevano dimostrare?
Non è neanche sessista tutto sommato pensare che, se ho un progetto di lavoro destinato a durarare 4 mesi, prendere una Signora all’8 mese di gravidanza, non è proprio l’idea più brillante che mi possa venire.
(scusa il guest post ma l’argomento mi ha veramente accesa in questi giorni)
Scusa di che? Per aver aggiunto elementi intelligenti al dibattito? Grazie per la lucidità. Io in questa operazione ho visto poca sostanza e molta apparenza. Con tutto il rispetto per il ministro.
In tutta franchezza, se fosse stato un governo “normale” non ci avrei visto nulla di strano. Anzi, l’avrei pure votata una con la pancia!
Certo. Su una legislatura intera c’è tutto il tempo per partorire, andare in maternità e dare un contributo fondamentale al governo.
Credo che il problema di fondo, sia un altro. Il fatto che una donna(così come un uomo, intendiamoci) possa scegliere liberamente di “dedicarsi” al lavoro o alla famiglia è un inclinazione soggettiva che ognuno è libero di decidere. Altro discorso è il non avere una scelta. Ecco oggi il 90% delle persone che mettono su famiglia, non hanno una scelta per svariati motivi, soprattutto spiace dirlo economici. E’ molto facile scegliere quando non si hanno preoccupazioni di tipo economico (vedi mamma VIP), non lo è quando invece bisogna fare i conti con la realtà, e prendere un pò di tempo in più (leggasi congedo parentale) vuol dire perdere il 70% dello stipendio. Ovviamente capite bene non tutti potranno fare questa scelta, e stiamo parlando solo del lato economico, perchè se la mettiamo sul lato carriera è pure peggio. Questo perchè purtroppo ad oggi il “costo” di questa scelta è in parte a carico del datore di lavoro, sia sotto forma di costo diretto (laddove il CNL lo preveda) sia sotto forma di costo indiretto per la sostituzione (comunque la si metta prendere una persona in sostituzione è diverso rispetto ad una persona che già fa quella cosa). Questo purtroppo perchè lo Stato non prevede un welfare adeguato a sostegno delle famiglia, e delle imprese che hanno dipendenti che metto su famiglia. Lo Stato non intervenendo costringe ad una vera e propria guerra tra poveri, tra lavoratori e aziende, dove ognuno cerca di tirare acqua al suo mulino…… con danni per tutti alla fine. A me sarebbe piaciuto tantissimo passare del tempo con la mia famiglia e le mie figlie, con la prima l’ho potuto fare (prendendo un mese di ferie) con la seconda purtroppo no…… avevo cambiato lavoro e non avevo le ferie necessarie…… Purtroppo il problema è sostanzialmente economico, e finchè sarà così la scelta sarà solo per le persone che non hanno problemi economici.
Concordo in pieno, era questo che volevo dire. Attualmente le madri (e i padri) non hanno una vera possibilità di scelta. Per questo penso che sia ancora utile insistere sul diritto alla maternità retribuita, e non sbandierare la volontà – per quanto legittima, ci mancherebbe – di rinunciarvi completamente o quasi. Almeno, io l’avrei messa in altri termini: io scelgo di non stare a casa con mio figlio (o di portarlo con me insieme a una tata), ma occupiamoci delle madri e dei padri che invece vorrebbero restare con loro e non possono farlo.
Concordo con il tuo post e la tua lettura della nomina dalla prima all’ultima parole. Però’ se riuscissi ad avere un altro figlio. Credo che ricomincerei a lavorare ancora prima che con il primo, subitissimo, nonostante la stanchezza, il nervosissimo e la tensione che ciò ha comportato e comporterebbe di nuovo.
Questo però, per un fatto mio, ossia che con il primo quel mese quasi senza lavoro a casa mi ha lasciato preda della depressione e dell’isolamento, che è peggio che lavorare con un bimbo attaccato alla tetta.
Per fortuna, per la maggior parte delle madri non è così!
Io invece ho lavorato subito e con un altro figlio non lo rifarei. Speriamo di avere entrambe una seconda possibilità, prima o poi.
Ciao mamma green, ciao donne/mamme che vi confrontate su questi temi con lucidità e senza i soliti pregiudizi. E’ un sollievo x me scoprire questo blog visto che mi sentivo fino a poco fa un pesce fuor d’acqua. Io sono un’imprenditrice (con tanto di impiegate) diventata mamma due anni fa. Come te,mamma green, lavoravo il giorno del parto peraltro avvenuto 10 GG in anticipo, controllavo le mail dal cellulare in ospedale ed ho iniziato a lavorare 10 GG dopo che era nata Giulietta. X fortuna lavoravo da casa e un po’ sono riuscita a godermi la piccola, ma i sensi di colpa mi hanno perseguitato x molto tempo.
Ora sono di nuovo incinta e avevo deciso che non solo mi sarei goduta appieno la maternità ma anche la gravidanza…. Il mio braccio destro però mi ha comunicato di essere incinta anche lei, partorirà un mese dopo di me… Quindi devo rinunciare quanto meno alla maternità anticipata che avrei voluto finalmente farmi,ma i. 4-5 mesi post-parto non MD li toglierà nessuno, nemmeno me stessa!!
Vi sottopongono però una questione. Nel nostro lavoro dobbiamo viaggiare spesso e io non mi sono mai risparmiata nemmeno in gravidanza. La mia collaboratrice pero mi sta dicendo che vorrebbe evitare un viaggio già fissato perche si dovrà svegliare alle 5 del mattino 4 GG su 7 (è un viaggio con uno scalo sia All’andata che al ritorno). Ora, questa cosa mi fa imbestialire: sara al 4 mese, non ha nessun tipo di complicazioni, e che se il poco sonno fosse pericoloso allora tutte le gravidanza successive alla prima sarebbero a rischio (visto che con un bimbo piccolo non si forme molto). Ovviamente non le dirò nulla,non c’è nulla di peggio che fare un viaggio con l’ansia,pero francamente questo mi sembra il comportamento che non aiuta a combattere i pregiudizi su lavoro e maternità. Io ho scelto di assumere sempre solo donne e giovani ma questa storia mi sta facendo preoccupare. Cosa ne pensate?
Ciao Michelle, prima di tutto benvenuta, grazie per i complimenti e tanti auguri per il pancione! Io non conosco la situazione dettagliata della tua collaboratrice, posso solo dire che il buon senso dovrebbe guidare tutte noi: le dipendenti e collaboratrici come le datrici di lavoro. Esistono anche (non dico che sia il caso della tua collega) donne che approfittano della loro condizione di madre (o futura madre) per sottrarsi al proprio dovere. Personalmente ho viaggiato abbastanza in gravidanza (e non sono una che dorme molto), ma credo che la situazione vari molto da una gestazione all’atra. Non potete trovare un compromesso? Tipo allungare il viaggio di un giorno, per permetterle di riposare un po’? Davvero non so cosa consigliarti, parlale apertamente e cercate una quadratura! In bocca al lupo di cuore!
Ciao Silvana, ciao donne/mamme,
che meraviglia scoprire questo blog. Io sono una donna, imprenditrice e mamma (in ordine cronologico). Ho una piccola societá di consulenza (che in realta funziona piu come una organizzazione di sviluppo locale) con sede in Spagna e un ufficio a Bruxelles, cittá nella quale ho vissuto per quasi 7 anni fino a poco prima che nascesse Giulietta (si chiama proprio Giulietta, non Giulia). La prima gravidanza non l’ho sentita, era voluta ma mi infastidiva perché interferiva con i miei ritmi da super-woman. Lavoravo il giorno prima delle contrazioni e rispondevo alle mail dal cellulare in ospedale. Mi sono data neanche un paio di settimane per riprendermi (peraltro anche da un lutto..mio padre é mancato poche ore prima che nascesse la mia piccola) ed ero giá in pista. Per fortuna lavoravo da casa e riuscivo a vedere Giuly, allattarla, ma questo alimentava anche i sensi di colpa del esserci fisicamente ma non con la testa, per non parlare dello sclero di gestire i nonni-babysitter in compresenza.
Non ho vissuto per nulla bene tutto ció, mi sono sempre sentita – come descrivi tu in tuo post – in colpa quando non ero con Giuly per non essere una buona madre, in colpa quando ero con Giuly per non essere una buona professionista.
Sono di nuovo incinta (:) 🙂 🙂 :)) al quinto mese per ora e mi sono detta che mi sarei goduta la gravidanza e la maternitá come Dio comanda questa volta. E la veritá é che ho rallentato gia parecchio rispetto a prima, ma forse é che i ritmi di prima erano disumani..boh fatto sta che sentivo di aver trovato il mio equilibrio. Avevo anche finalmente trovato una collaboratrice (eravamo in 4 in tutto e tutte donne ma siamo rimaste in due per il momento e in un mese dovrebbero iniziare le nuove collaboratrici) su cui poter contare, a cui finalmente delegare una parte importante del lavoro. E cosa é successo? E’ incinta anche lei, un mese dopo di me… Subito mi é venuto da piangere, mi é caduto il mondo addosso, poi mi sono detta, ok, sai che c’é? tira duro fino a luglio, dacci dentro in modo da portare a casa piu progetti possibili (ci occupiamo di progetti europei) e poi ti godrai la maternita come si deve. Mi sembrava il giusto compromesso, ne ho parlato anche con lei apertamente, le avevo gia detto dei miei desideri di piu tempo per me non appena avevo scoperto di essere incinta, e le ho detto chiaramente che io avrei fatto questo investimento ma che anche lei doveva responsabilizzarsi e dare il meglio di se fino alla fine della gravidanza.
Beh, ad oggi ha gia cancellato tre viaggi di lavoro: non ha una gravidanza a rischio, ha 30 anni e oggi ne abbiamo parlato. Visto che nell’ultimo viaggio (fatto peraltro a febbraio in Bulgaria dove faceva freddo) si é ammalata (si é presa una bronchite), ha paura a viaggiare (il prossimo viaggio era a fine aprile a Cipro). Io ho sempre viaggiato, fin troppo, sia in gravidanza inoltrata che poi con la bimba piccolissima e adesso da sola (i viaggi senza Giulietta ormai li riduco a due-tre giorni massimo) e non sono un esempio da prendere, ma mi sembra che questa ragazza invece sia l’opposto e mi fa arrabbiare, oltre che per i problemi pratici-economici che questo comporta (per una piccola societá come la nostra perdere biglietti aerei o prenotazioni di hotel non é proprio irrilevante, e non é serio non presentarsi ai meeting di progetto), perché é la dimostrazione pratica del perché si discriminano le donne sul posto di lavoro.
Non pensavo sarei mai arrivata ad un pensiero del genere, ma sono giorni ormai che ci penso, che una parte di me mi dice che dovrei assumere solo piu uomini d’ora in poi.
Non so cosa sia giusto..non so se il problema sia l’attuale modello economico-lavorativo che sia in realta inumano (questa é un’altra lunga riflessione che occupa la mia testolina da molto tempo ormai): perché viaggiare per dei meeting di progetto quando esistono x-mila tecnologie per la comunicazione a distanza? Non so se il problema sia semplicemente che é diritto di ogni donna scegliere ad un certo punto quanto voler essere mamma o lavoratrice (come la nuova ministra), che poi la maternitá é talmente una rivoluzione che quello che pensavi prima non esiste piú (ed infatti mi sono chiesta se la Madia non si pentirá della sua promessa. Credo che la sua promessa di commitment, avrebbe fatto piu forza se fosse al secondo figlio).
So solo che é complicato, é complicato essere madre, ma é complicato anche essere quel datore di lavoro che si trova con una risorsa in meno o a metá senza preavviso e a volte senza una motivazione valida (mi riferisco a quelle donne che si sentono malate quando sono incinte). Immaginate il livello di complicazione essendo madre, donna incinta ed imprenditrice/datore di lavoro.
Io sto seriamente riflettendo sulla compatibilitá dei doveri/piaceri personali/familiari con quelli professionali/impresariali. Sto pensando sempre piu di non essere tagliata per questo (anche se dal punto di vista professionale, potrei ritenermi decisamente una business woman di successo), che la gestione degli aspetti etici/morali del mio essere mamma e imprenditrici con quelli economici é impossibile.
Cosa ne pensate? Sbaglio nell’arrabbiarmi con la mia collaboratrice?
Scusate lo sfogo, ma mi sembrava un’oasi felice questo blog (mediamente mi sento criticata per essere mamma tanto quanto imprenditrice o altresí detto per lavorare tanto rispetto alla media di una donna madre) e non ho resistito.
I tuoi post Silvano sono veramente molto belli e saggi. Spero di conoscerti dal vivo prima o poi!!
Ti ho risposto all’altro commento! 😉 http://unamammagreen.com/2014/03/26/le-madri-che-conosco/#more-1898
Grazie Silvana! Mi sembrava che l’altro commento non fosse stato pubblicato e ci ho riprovato ieri sera.
La prima volta che un lettore commenta devo approvare manualmente il suo commento, e a volte questo richiede un po’ di tempo. Grazie a te e ancora in bocca al lupo per la gravidanza e l’attività!