1. C’è una profonda differenza tra lo stare in compagnia e il non essere soli. Ostinarsi a fare finta che non sia così, accontentandosi di condividere lo spazio e il tempo con altri, nella speranza di “non sentirsi soli”, conduce inevitabilmente alla frustrazione e allo sgomento. A un vuoto più raggelante e a una una condizione spesso molto più dolorosa della solitudine in sé.
2. Quando avrai imparato a farlo come si deve, scoprirai che nessun altro può prendersi cura di te meglio di te stesso. A parte forse tua madre, se sei fortunato.
3. Si può essere sinceramente amici anche a mille chilometri di distanza, ma niente sarà mai paragonabile a un abbraccio, o a una voce familiare che varca la soglia della tua casa e ti chiede se le versi da bere.
4. Finché avrai un libro fantasy e un gatto, un Chai ben zuccherato e una canzone (triste) da cantare ad alta voce, in un certo senso non sarai mai davvero solo.
5. Spesso è una mera questione di aspettative: se smetti di pretendere certe cose da chi semplicemente non può dartele, puoi cominciare a liberarti della rabbia, del senso di ingiustizia, dell’invidia e del rancore. E, se ce la fai, puoi addirittura provare a cercare quello che ti manca dentro te stesso.
6. Per quanto sia insensato, a volte viviamo nel terrore di essere abbandonati da persone che abbiamo già perso, o che in un certo senso “non ci sono mai state”. A volte, peraltro, la stessa cosa è vera anche a parti invertite.
7. La solitudine, per alcune persone, è in ultima analisi una condizione esistenziale. Non è, pertanto, imputabile a presunte “mancanze” da parte degli “altri”. A questo proposito, un monito generale che vale per tante altre cose: parafrasando il caro vecchio Tozzi, gli altri siamo noi (quando ci sentiamo in credito, migliori, incompresi e via dicendo, dovremmo ricordare che a volte, inevitabilmente, siamo stati noi a far sentire in questo modo qualcun altro).
8. Cercare di addomesticare la propria solitudine con la presenza di un partner è un gravissimo oltraggio a se stessi. Osare addomesticarla con la presenza di un figlio è un oltraggio gravissimo e probabilmente insanabile ai danni del proprio figlio.
9. Conoscersi a fondo, guardarsi senza ipocrisia, fare amicizia con i propri fantasmi è forse il primo passo per smettere di sentirsi soli.
10. Tollerare la compagnia di se stessi, arrivando magari anche a gradirla, è una misura di profonda maturità. Ma bastare a se stessi rappresenta l’assoluta libertà.
A seguire, nel tentativo di aggiudicarmi il premio per “il più insensato post di agosto”, la mia personalissima playlist sul tema:
– Comptine d’un Autre été – Yann Tiersen
– Dancing on My Own – Calum Scott
– Boulevard of Broken Dreams – Green Day
– Sofia – Askjell, Iris, Aurora