Prima o poi te lo racconterò. Prima o poi ti racconterò del freddo che in quel mattino ancora buio ci ha bruciato la gola e fatto lacrimare gli occhi. Del silenzio denso come melassa, allo stesso tempo promettente e sinistro. Dell’orologio sul cruscotto che segnava le sei e trentanove del tuo primo Capodanno, l’eco dei festeggiamenti spenta da poco tra la fuliggine dei petardi e i cocci dell’anno vecchio scagliati via dalle finestre, come in un rituale esoterico a buon mercato. Prima o poi ti saprò dire quanto fosse inopportunamente bella Napoli dall’alto, bagnata dall’ultimo chiaro di luna che era già una promessa di sole.
Prima o poi ti racconterò delle luci colorate dei fuochi d’artificio che pulsavano oltre i vetri della nostra cucina, mentre tuo padre e io fissavamo attoniti la tua cassa toracica, la sua fatica, la sua fame d’aria e di vita. Di tuo fratello addormentato ignaro, del gatto che scattava per i botti e per la nostra improvvisa agitazione.
Ti racconterò dello squallore degli addobbi natalizi nel pronto soccorso, dei neon troppo gialli e delle confezioni di farmaci stipate a dozzine negli amadietti di metallo – curioso, quanti dettagli inutili si notino quando accompagni in ospedale la tua figlia neonata, mentre deve ancora concludersi la notte dell’ultimo dell’anno, o del primo, che poi sembra la stessa cosa e invece fa una bella differenza.
Prima o poi, quando avrò trovato le parole da usare, ti racconterò della mia paura. Delle preghiere affidate al vento freddo da Nord Est, quello che dopo oltre 25 anni dall’ultima volta ci aveva regalato una neve effimera ma non per questo meno memorabile. Ti racconterò di tuo padre, che a tratti sembrava quasi incredulo, dei suoi occhi ancora giovani scavati dalla stanchezza e dal terrore. Di quella tosse sfiancante, la stessa che da giorni squassava me senza scalfirmi, e che per il tuo corpo minuscolo era una tortura e una minaccia. Dei tuoi occhi quasi da adulta, di quello sguardo cangiante e mai rassegnato, severo ma leale, di quel tuo piccolo sguardo integro.
Di quel numero ai limiti, 93, che ci ha permesso di riportarti a casa col sollievo senza fine di non averti dovuto affidare a un ospedale e la responsabilità immensa di dover essere da soli ad occuparci di te. Prima o poi ti racconterò delle notti senza sonno passate a vigilare sul tuo fiato, del mio pianto mai sfogato e della rabbia latente di tuo padre. Della tua arrendevolezza alle cure, di quel sonno che sembrava non finire più e invece ti serviva a risparmiare energia, a continuare la lotta.
Prima o poi. Si tratterà di dirti cose che in fondo tutti sanno, ma che nessuno dice mai ad alta voce, perché suonano come una bestemmia, e l’unico modo per esorcizzarle è ammantarle di silenzio. Che puoi covare un figlio nel tuo corpo per mesi e poi ritrovarti a temere di perderlo prima ancora di avere avuto il tempo di conoscerlo, a invocare su di te lo stesso male che incombe su di lui, a contare le ore nella speranza che il mostro allenti la presa e vada via per sempre. A respirare a fatica con la testa che duole e la gola che arde, a prescindere dal fatto che i tuoi, di bronchi, sono liberi ed efficienti.
Ti racconterò, prima o poi, dell’ossigeno che pian piano ha ritrovato spazio per fluire in te. Della boccata d’aria che a un certo punto hai preso a pieni polmoni, inebriante e liberatoria. E poi un’altra e un’altra ancora. La prima cosa che impariamo quando nasciamo, eppure così difficile, complessa, tutt’altro che scontata.
La boccata di aria nuova che abbiamo preso insieme a te, ringraziando e imprecando, ancora tramortiti eppure già esultanti. Il primo respiro del 2015, finalmente.
39 Commenti
A me invece il respiro l’hai tolto.
Sono così felice che adesso stia bene…Non avevo minimamente capito la gravità della cosa.
Forza Flavia, piccola roccia di brezza.
Grazie, grazie. <3
ti capisco e ti sono vicina…contenta che tutto sia passato…la nana ha avuto la pertosse ha due mesi di vita e il senso di impotenza mista a rabbia che ho avuto in quei mesi ( si mesi perchè la pertosse è proprio una brutta bestia) me lo ricorderò per sempre…ma ora lei è una roccia e io sono molto più forte di prima…un abbraccio!
Anche io, ai tempi, ho avuto la pertosse a pochi mesi di vita… Duro lavoro, quello dei genitori! Magari ci stiamo facendo le ossa anche noi insieme a loro, chissà… Un abbraccio a te.
decisamente sì…questi piccoletti ci temprano anima e corpo…
Non so che dire se non che sono felice che Flavia stia bene ora che è l unica cosa veramente importante. Un abbraccio. .. so cosa significa.
Grazie davvero, ti abbraccio anche io. Vorrei che Flavia potesse sentire tutta questa solidarietà…
Un abbraccio forte…
Grazie infinite. Ora le terme a Pasqua sono proprio obbligatorie… 😉
Senza fiato davvero! Ma quella boccata d’aria alla fine l’ho fatta anche io! Un abbraccio a te e Milo e forza Flavia! ❤️
Grazie di cuore <3
Ho sentito i brividi anch’io. E avendo ormai esperienza con i saturimetri e di quel “rassicurante” 93 ti capisco doppiamente.
Un abbraccio forte a tutti voi, l’importante è che ora Flavia stia bene
Grazie mille, davvero.
Silvana non sapevo la piccola fosse stata in ospedale, sono felice ora stia bene.
Non immagini quanto possa capirti.
L’anno scorso, esattamente il 29 dicembre e dopo 10 giorni di tosse terribile, Alice è stata ricoverata a soli due mesi per bronchiolite. Siamo rimaste dentro una settimana, la notte di capodanno l’abbiamo passata tra le mie lacrime, i suoi respiri affannosi aiutati dall’ossigeno e 2 infermieri che per tirarmi un po’ su sono entrati in camera per darmi gli auguri e regalarmi qualche minuto di “normalità” in quell’incubo che stavamo vivendo.
Sette giorni da cui ancora non mi sono psicologicamente ripresa, ho odiato tutto di quel periodo: il momento del ricovero dove le hanno fatto quelle che io chiamavo “torture” (davanti ai miei occhi) per esaminarla, i continui richiami degli infermieri ogni volta che la saturazione andava pericolosamente troppo giù, gli innumerevoli aerosol, il peso che calava inesorabilmente ogni giorno perché aveva smesso di mangiare, quella tosse imperterrita che non la lasciava riposare mai, ma anche la mancanza lacerante di Matteo che a tre anni ha dovuto fronteggiare l’assenza prolungata della mamma, una mamma che già si era recentemente assentata per l’arrivo di una sorellina.
Ce ne sono tante di cose che ricordo e che in realtà non vorrei mai più ricordare, a volte mi tornano in mente quei giorni e il respiro mi si blocca con una fitta al petto.
Ci sono cose peggiori indubbiamente, e io in quei giorni dentro l’ospedale ne ho viste, ma quando vedi tua figlia di due mesi su un letto di ospedale sotto alla cappa dell’ossigneo che fatica per ogni singolo respiro e con i suoi occhi innocenti ti guarda come a chiedere cosa stia succedendo, il tuo seno che fino a poco prima era tutto quello che potevi donarle e che le bastava per stare bene, ora non è più sufficiente e non puoi fare altro per aiutarla ma solo aspettare che la malattia faccia il suo corso, allora tutto questo diventa il peggior incubo che una madre può essere conoscere.
Ti sono vicina cara, un abbraccio grande e un bacino alla piccola Favia che ora, fortunatamente, sta meglio <3
Cara, ricordo la disavventura di Alice. Immagino il trauma, la memoria incancellabile e odiisa di quei giorni bui. Ma l’importante è che sia tutto passato, e che lei non conservi alcun ricordo di quella brutta esperienza. Quanto a noi, ho capito che essere madri comporta non solo collezionare e conservare momenti gioiosi o commoventi, ma anche, inesorabilmente, serbare traccia di grandi dolori. È il rovescio – cupissimo – di una medaglia molto luccicante. Un abbraccio forte, e grazie dal profondo del cuore.
Ho rivissuto nelle tue parole la mia stessa storia. Il mio bimbo, Enea, tre settimane di vita e una bronchiolite virale. Una storia da non augurare a nessuno. Noi siamo stati ricoverati 8 giorni. Enea dapprima è stato messo nella tenda ossigeno ma non riusciva a migliorare. Poi una pediatra, un angelo, ha trovato la soluzione: l’incubatrice. Lui che non ne ha avuto bisogno alla nascita ci è finito a tre settimane per guarire da una bronchiolite. Grazie a Dio è andato tutto bene. Sono passati 4 anni e mezzo e se ci penso ancora mi vengono i brividi…Sono felice per la tua piccolina… sono piccole rocce! Davvero…
Mi dispiace tanto per l’incubo che avete dovuto affrontare. Fortuna che Enea non può ricordarsene… Sei stata fortissima, un abbraccio e grazie per aver condiviso un ricordo così doloroso.
Viva Flavia!!! Vi abbraccio tutti, come sempre.
Viva te! Ricambiamo :*
Fortuna che quella piccolina ha la tempra dura dei genitori! Una vicenda terribile ma pensa che ora siete tutti più forti. Un abbraccio fortissimo.
Spero sia proprio come dici tu! Grazie fortissimo.
Il mese scorso mia figlia di 3 anni ê sta ricoverata in ospedale per la disidratazione conseguente ad una febbre molto alta…nulla di particolarmente grave, ma capisco la sensazione di angoscia e conosco quelle mezze preghiere sussurrate in corsia, anche da chi fino al giorno prima era votato soltanto alla razionalitá e alla logica. Un abbraccio.
Un abbraccio a te e grazie di cuore. Ora come sta la piccola?
Bene, grazie. Col senno di poi nulla di particolarmente grave, ma un ricovero in ospedale è un evento un po’ traumatico per un bambino …e non solo. Ancora auguri a Flavia
certi momenti nessun genitori li augura a un suo simile! fortuna che ora sta meglio!
Concordo… Grazie!
Dev’essere stata un’esperienza atroce… mi dispiace tantissimo. Dedicherò un pensiero benaugurante di salute e serenità alla piccola Flavia nelle mie preghiere.
Grazie mille, un po’ di energia positiva è già arrivata 😉
Sono scioccata… È la mia paura più grande, sono felice che la piccola abbia superato questo momento critico e ti sono fortemente vicina. Un abbraccio!
Un abbraccio a te, e non pensarci, se puoi!
Tenevo il respiro ad ogni riga, gli occhi si sono riempiti di lacrime, ed ora sono qui…senza sapere bene cosa dire.
Sono felicissima per questo primo respiro del 2015, di una felicità pura e ti abbraccio. Aline
Grazie di cuore, ricambio l’abbraccio
Leggo le tue parole e rivivo passo passo quello che è ancora troppo fresco per noi…la mia nanetta non è proprio una neonata, ma 14 mesi sono comunque troppo pochi per un ricovero di 13 giorni….capisco parola per parola quello che hai scritto e che hai provato. 13 giorni (di cui 8 in terapia intensiva con l’elmet per l’ossigeno) in cui mi sono sentita morire, una mamma a metà, divisa tra le lunghe attese fuori dal reparto, contando i minuti che mancavano all’orario di visite e le telefonate alla 3 enne a casa…noi ce l’abbiamo fatta in tempo in tempo per Natale a tornare a casa…
Sono contenta che la piccola stia bene. I figli non dovrebbero mai state male…un abbraccio forte!
Mamma miA, mi hai fatto piangere! Mi spiace che abbiate dovuto affrontare tutto questo, sono dolori e prove difficilissime che non augurerei a nessuno.
Il nano ha preso la bronchiolite quando aveva pochi mesi ma per fortuna con aereosol, pastiglie di cortisone e antibiotici a palla, e’ riuscito a cavarsela senza ricoveri ne’ corse in ospedale. Però ricordo le notti insonni a vegliarlo a turno, nel terrore che potesse peggiorare. Pochi giorni ma pieni di un’ansia che solo Un’altro genitore può capire.
non immagini la mia faccia quando ho aperto la mail e ho trovato questo post. Purtroppo abbiamo condiviso la stessa disavventura. Noi siamo corsi in PS il 4 e il mio Mirko è stato ricoverato. Ha avuto bisogno dell’ossigeno per parecchie ore. Se ci ripenso mi tremano ancora le gambe.
Ora siamo a casa ma temo ci vorrà parecchio prima che io e il papà ci riprendiamo dallo spavento.
Sono davvero felice che Flavia stia meglio e vi mando un grande abbraccio.
P.S. ti metto il link al mio post, se hai voglia di leggerlo..
http://29anniestop.com/2015/01/11/quei-giorni-in-ospedale-che-vorrei-dimenticare/
[…] difficile viene quando uno dei due manifesta esigenze particolari,come quando la piccoletta è stata davvero male, oppure, immagino, quando Davide tornerà finalmente al nido, nelle prossime settimane. È in […]
[…] L’ospedale pediatrico. […]
[…] anche quando sei preoccupatissima per la salute dell’ultimo nato, il primogenito merita una mamma […]
[…] l’essenza stessa dell’infanzia: saltare, arrampicarsi, correre a perdifiato. Io una bimba piccola che respirava male, grazie al cielo solo per qualche giorno, ce l’ho avuta, e mai dimenticherò la sensazione […]