La stanchezza delle madri si accumula piano, in centinaia di notti a singhiozzo (le mie, le ho contate, sono già 1190). In anni di sollevamento pesi, in corse disperate per cercare di riportare in orario una vita perennemente in ritardo. In pasti ingollati senza calma, in discussioni infinite e in miliardi di piccoli, insignificanti problemi giornalieri.
La stanchezza delle madri ti fiacca dall’interno. A furia di compromessi, di giudizi tra le righe, di ingerenze e fraintesi. A furia di piccole battaglie quotidiane per riuscire a portare a termine, se i figli sono piccoli, anche le più ordinarie attività. È la stanchezza irredimibile di chi sa già che, per quanto si ammazzi di fatica, non potrà evitare di sbagliare, di essere rimproverata, biasimata, compatita.
La stanchezza delle madri è uno stato cronico. Una specie di patina untuosa depositata sui sensi, un rallenty applicato ai riflessi. Come se fosse sempre l’ora della siesta nel mese di luglio, con l’afa e il sonno che ti gravano sulle palpebre e sulla materia grigia, ma tu, no, non puoi dormire.
La stanchezza delle madri è la stanchezza di donne che lavorano, fuori e dentro casa. Che cercano di vivere, di occuparsi di loro stesse, di amare, di alimentare passioni, interessi, amicizie. Di mantenersi in salute e in forma, di non trascurare il proprio benessere. È la stanchezza di tutte. A cui, però, si aggiunge l’onere struggente dei figli da crescere.
La stanchezza delle madri è il frutto di un esercizio ininterrotto di pazienza e di uno sforzo costante di concentrazione. Della frustrazione che ti avvelena quando la pazienza e la concentrazione le perdi, perché sei umana, perché sei fallibile. Perché, appunto, sei stanca. Della fatica che costa, ogni volta, assolversi e ricominciare. Dimenticare, andare avanti.
La stanchezza delle madri è subdola. Perché è l’effetto collaterale di un grande amore, il dazio che si paga in cambio di una potenza e intensità di sentimenti che altrimenti, con buona pace di chi figli non ne ha, non potrai mai neanche lontanamente immaginare. E allora lamentarsene sembra una bestemmia. Un’eresia, una vergogna.
La stanchezza delle madri non conosce consolazione. Perché è la conseguenza inevitabile, di norma, di una scelta libera e precisa. E allora non puoi protestare, e nemmeno sfogarti. Perché lo hai deciso tu di avere dei figli, hai voluto la bicicletta e ora pedala, pensa a chi deve crescere un bambino malato, non dire neanche per scherzo che non ce la fai più.
La stanchezza delle madri è la stanchezza di chi scappa tutti i giorni. Dal giudizio immancabile degli altri e soprattutto da quello di sé stessa. Dal senso di colpa dal quale, chi lo sa perché, i padri sembrano essere quasi unanimemente immuni.
È vivere sempre come se avessi un altro corpo, a parte il tuo, da nutrire, da curare, da custodire. Un altro corpo di cui preoccuparti se si ammala, se di notte non respira bene, se non cresce come dovrebbe. Se qualcuno osa colpirlo, violarlo, profanarlo. E poi c’è il tuo, di corpo, che deve esistere e resistere e stare bene, perché quell’altro ne ha ancora troppo bisogno.
La stanchezza delle madri, in un certo senso, non passa mai. Puoi concederti serate senza figli e sedute regolari in palestra, appuntamenti dal parrucchiere e pomeriggi alla spa. Puoi mandare i tuoi figli a dormire dai nonni, puoi viaggiare in capo al mondo senza di loro. Ma la verità è che resterai sempre una madre, con la consapevolezza più o meno nitida di essere responsabile di qualcuno la cui vita, la cui felicità, in ultima analisi, dipendono soprattutto da te. E questo, almeno per me, è molto più stancante delle notti senza sonno.
91 Commenti
Io …. a volte vorrei non essere stanca… ma non si può … perchè vorrebbe dire non essere madre, non essere più la nuova me. Ho imparato a guardare il passato con il sorriso del dolce ricordo e non più come una vita che vorrei di nuovo… perchè in quella vita non c’era il mio bimbo.
Però a volte è dura, ma non posso fermarmi per riposare, perchè essere mamma vuol dire essere tutto, sempre, in ogni istante……. adesso chiamo il parruchiere e fisso una piega cosi ho una pausa… ma alla fine si tratta solo di pause da questa nuova vita da mamma, curano un pò la nostra anima di persona ma alla fine quando sono sotto il casco penso solo ad andare a casa dal mio bimbo.
Brava mi ritrovo in tutto. Ma che devo fare se mio marito sta ristrutturando una casa e io sono sempre sola con bimbo e faccende di casa? E lavoro tutta la settimana. Nn ne posso più aiuto!
esattamente così, parola per parola. brava …e commovente!
………. E poi la mamma diventa nonna …….
sempre brava!
La stanchezza delle madri è anche quando ti senti dire, nel periodo di picco nazionale dell’influenza: “No, tu non puoi ammalarti”. E come per incanto, in effetti, tu non ti ammali 🙂 Io, da quando sono madre (4 anni) non ho mai più preso un’influenza! Forse non avendo allattato mi son tenuta gli anticorpi?
Gli anticorpi si condividono, non si passano ad un altro rimanendo senza
Meravigliosa, come sempre.
Ma che vita triste! Io invece scelgo in ogni momento di sentirmi piena di energie e felice, cercando di accompagnare le mie figlie nella vita, insegnando loro soprattutto autonomia e responsabilità personale del proprio sentire.
Sante parole!!
Un abbraccio
È vero la stanchezza delle madri ti accompagnerà per sempre,ma anche quella dei padri che amano la propria famiglia e fanno mille lavori per farci stare bene.
Da padre che ha sempre aiutato, che di notte si è alzato, che ha sempre cambiato i pannolini e dato il latte, che fa le lavatrici, se serve stira, e fa sempre la colazione per tutti… A volte nelle madri c’è una volontà di mostrare il proprio eroismo di madre, anche quando è di troppo, stancandosi ulteriormente… Manca delle volte la capacità di dosarsi… È un problema culturale che ci stiamo portando avanti, questa figura mitologica della donna / madre / moglie / amante perfetta che si dedica sempre più ai figli tralasciando alla fine il resto che è quello solo che conta, anche per i figli stessi…
A volte mi capita di desiderare solo per un giorno di non essere mamma delle mie due nanette, di ritornare libera di leggere un buon libro in santa pace….e mi sento in colpa perché io le amo da morire le mie bimbe ma certe volte proprio arrivo al limite…
Ed ovviamente non mancano i NON SEI NÉ LA PRIMA E NÉ L’ULTIMA CHE HA FIGLI, MA TI LAMENTI SEMPRE ED ALLORA IO CHE VADO OGNI GIORNO A LAVORO CHE DOVREI FARE (detto da chi poi torna a casa e figli non ne ha! )
La mia di anni ne ha 24 e sono 24 anni che sono stanca perche l amore x loro nn cambia. Anzi la stanchezza aumenta perche ti fai carico dei suoi problemi da piccoli curi le lacrime per una sbucciatura x una caduta da grande le sue sofferenze sono le tue le sue insicurezze sono le tue battaglie devi curare le sue delusioni e il suo cuore e fa malissimo ti si spezza il cuore ogni volta che leggi lavsua sofferenza e sara sempre cosi perche nn si smette mai di essere mamma
La stanchezza delle madri è nell’eterna concentrazione per mantenere ottimale la gestione degli spazi, dei tempi, dei cuori. La stanchezza fisica è solo una parte, grande come la punta dell’iceberg. È un’altra stanchezza che ti stringe dentro. Della quale non ti puoi liberare perché è insieme passato presente e tutte le opzioni del futuro, anche quelle brutte. Perché le mamme il futuro lo ricorrono, devono arrivarci prima degli altri per essere sicure che sia tutto a posto. E quando non lo è, se ne fanno carico insieme al presente, si muovono alla ceca tra i giudizi e i pregiudizi. Se i figli sono grandi, anche le soluzioni più banali vanno tutte ristudiate, ogni parola e ogni gesto genera uno spostamento doppio rispetto a quello che ti aspetti. Il loro dolore diventa maturo e a te non basta scherzare sul ginocchio sbucciato. Quel dolore ti arriva diretto, somma del loro dolore, del loro che diventa tuo, e del tuo per loro. La stanchezza delle mamme è eterna, perché non rientri mai nel tuo corpo, la tua anima si spande costantemente fuori di te.
Meravigliose parole…
post bellissimo.
E dunque, a una non-mamma che cerca di esserlo senza successo da quattro anni, cosa consigliereste? Di non farli, ‘sti figli? Perché diciamolo, fatta la tara di quell’amore che ‘non possiamo nemmeno lontanamente immaginare’ (verissimo), il quadro non è proprio invogliante. Ne vale comunque la pena? Lo chiedo senza provocazione e senza retorica, ma da una situazione diametralmente opposta, ovvero di una donna beata sul suo divano il sabato mattina, che però ha appena finito di piangere dallo sconforto per l’ennesimo ciclo sballato che ha generato sintomi fallaci e dunque false speranze.
certo che ne vale la pena, sempre(lo dico perché capisco i tuoi 4anni di insuccessi) Avere questo sogno tra le braccia è un dono immenso, una gioia che con un mezzo sorriso ripaga delle ore svegli a ninnare cantare allattare…
x quanto sia dura, x quanto sia grande la stanchezza ne vale la pena
mamma da quasi 2mesi
Semplicemente fantastica. …È proprio partorita da una …Mamma. …
E i padri che fanno???
Io questo vittimismo non lo sopporto. .. E non perché c’è chi sta peggio o perché c’è chi pagherebbe oro per questa stanchezza, ma perché scegliere di immolarsi sull’altare della maternità mi sembra fuori luogo e profondamente sleale nei confronti dei nostri figli che ci hanno (non credo solo a me) colorato la vita di entusiasmo. I sacrifici sono altri, proviamo a cambiare prospettiva ricordando che non facciamo una niente di straordinario, siamo solo delle privilegiate che hanno la fortuna di veder crescere un piccolo d’uomo dando in cambio il nostro tempo.
È proprio così, bello e terribile
oggi ho detto una cosa orribile “se rinasco non faccio figli”. una giornata no, una settimana no. perchè quando ti trovi a doverli gestire da sola i figli, lavorando tanto e dovendoli poi piazzare a destra e sinistra tra amici, nonni, baby sitter, arrivi a casa e non riesci neppure a trovare 5 minuti per un caffè senza le loro lamentele, ecco sbotti.poi decisa a rilassarmi 5 minuti in gelateria con la piccola vedo arrivare un gruppo di persone con dei bambini disabili. ecco mi mi sono vergognata a morte. me ne vergogno ancora. e in futuro forse i miei caffè possono aspettare…
Sei umana, fatta di carne e ossa come tutti noi! Un abbraccio forte.
Bel pensiero ma sai, noi mamme di bimbi disabili siamo esattamente come voi. Pensare che la nostra quotidianità sia “peggio” non fa che alimentare la differenza… e quindi l’emarginazione. Ma che in fondo, tutto sommato, non c’è. Ognuno ha le sue sfide. Ogni mamma ha la sua stanchezza.
Invece io trovo che riconoscere che esistono sfide oggettivamente più grandi aiuti a relativizzare certe “tragedie” che tali non sono, a non drammatizzare quando in fondo non ce n’è regione. Le differenze esistono, e non mi riferisco certo a quelle tra i bambini.
Certo quelloè giusto… la penso esattamente come te. Quello che intendo è che non è “tragedia” non riuscire a bere il caffè e non è neanche “tragedia vera” avere un figlio disabile. E anche io a volte vorrei un caffè in pace, e se vi lamentate con noi della stanchezza non penseremo “che faccia tosta la tua vita è cosi facile”. Le sfide sono diverse ma il lavoro di mamma è esattamente lo stesso. Stesse le paure. Stesse le stanchezze, anche se per motivi diversi.
Perché neanche i nostri figli sono una tragedia… è vederli così che crea le distanze 😉 questo intendevo con il mio pensiero.
Un saluto
Non condivido soltanto la generalizzazione fatta sugli uomini dove dice “Dal senso di colpa dal quale i padri sembrano essere quasi generalmente immuni”. Dipende dall’uomo che hai accanto (o viceversa), perché io 63enne padre e nonno vi assicuro che le paure, le ansie, le incertezze e la sesazione di non riuscire a fare per loro tutto ciò che è nelle mie possibilità ce le ho tutte. Così come altri uomini, anche di generazioni succesive alla mia, che conosco e che non reputo giusto mortificare con questi stereotipi ormai datati.
Ciao Palmiro, grazie per la tua voce. È per questo che ho aggiunto quel “quasi”. 😉 Credo inoltre che ci sia differenza tra senso di responsabilità, preoccupazione e consapevolezza dei propri limiti (caratteristiche ovviamente anche paterne) e lo strisciante senso di colpa che attanaglia, chissà perché, quasi tutte le madri.
Infatti. Io faccio le stesse corse, le stesse lavatrici, le stesse ansie di mia moglie… certo che se tuo marito non è un uomo ma un figlio in più. ..
Anche qui tutto diviso al 50%, a parte ovviamente l’allattamento, che comunque non è una differenza trascurabile (dipende come lo si vive). Quanto alle ansie, onestamente la pressione sociale che grava sui papà in Italia non è paragonabile a quella che dobbiamo subire noi. In ogni caso, io sono una madre e ho scritto pensando alle madri, questo non significa che i padri non siano stanchi uguale. 😉
abbiamo avuto due gemelle, allattate fin dal primo giorno con il biberon da entrambi, visto che mangiavano a turno di giorno e di notte. non ti dico quanti e quanti pannolini!!! i figli si fanno in due, si crescono in due, nonostante un papà che si occupa dei figli agli occhi dei parenti e amici perda un po’ in virilità. me ne sono sempre fregato, i figli davanti a tutti.
Bravissimo! Anche per noi è sempre stato così… tetta a parte! 😉
Asolutamente vero, mi riconosco nelle tue parole…. sentirle nelle ossa è ” stancante” sentirle da te è commovente 🙂 brava…!
Grazie a ogni partecipante: desidero solo aggiungere la speranza che ogni mamma e ogni papà possano continuare a crescere insieme fino a diventare nonni e bisnonni, trisavoli e avi !
Per il bene nostro e delle generazioni dei secoli !
🙂
La stanchezza delle mamme stanno negli occhi cerchiati e stanchi di versare lacrime per un figlio dal quale non potrai mai più sentirti chiamare “mamma”!
Cosa è successo? 🙁
E’ successo che dopo anni di corse, di nottate,di affanni per conciliare gli impegni di casa e del lavoro di abbracci di gioie miste a sacrifici cossì come fanno tutte le mamme,,sopratutto le mamme di figli speciali,dopo che eravamo diventati tutt’uno,un brutto destino me lo ha portato via e adesso rimpiango tutto di quella vita anche i momenti più difficili!
Aurora, mi dispiace tantissimo. Nessuna delle mie parole può servire ad alleggerire la tua pena. Lui è in te, siete una cosa sola, lo scrivi tu stessa. Ti abbraccio da lontano, penserò tanto a tuo figlio.
La stanchezza di una mamma è gioia profonda, riconoscenza infinita. Le lacrime, il sonno arretrato, vengono ripagati in attimi meravigliosi, sguardi, piccole parole, abbracci, che se sei pronta a percepirli ti rendono felice, ma felice veramente! Sempre, sempre nella vita le lacrime si accompagnano alla gioia e convivono in armonia. In questa musica la mamma riposa e rende libera se stessa e la propria creatura.
http://www.ilventosoffiadovevuole.wordpress.com
Quante lamentele ! Avete voluto la bicicletta ? ora pedalate !
Carissima, la bicicletta che abbiamo voluto , probabilmente sarà ahimè quella che ti pagherà la pensione……rispetto prego!!!
la pensione casomai me la pago da sola, altro che i vostri figli…e ne l frattempo io con le mie tasse pago tutte le vostre menate di asili,pediatri etc
La vera felicità non fa mai soffrire.
La vera felicità esiste solo perché esiste il suo opposto. Altrimenti non sapremmo neanche riconoscerla. 😉
Bella frase fatta anche se parecchio deprimente. Preferisco comunque non soffrire e non avere zone d’ombra nella mia felicità.
Per me non è affatto deprimente. È logica, rasserenante. La vita prevede zone d’ombra, anche l’amore a volte comporta delusione, preoccupazione, stanchezza. Ma sono aspetti fondamentali della vita, la arricchiscono, ci migliorano come persone. Ci rendono, se lo consentiamo, più empatici, più consapevoli, più umani. Nessuna esperienza della vita, nemmeno la più esaltante e intensa come la maternità, è immune dal dolore. È una legge di natura. Se quella che ti definisci felicità non prevede momenti di sconforto, di esitazione, di dubbio, di frustrazione, che dire? O sei molto fortunata o un pochino miope. Io in ogni caso non ti invidio.
Non cerco invidia, ognuno sceglie quello che gli piace. Parlo per esperienza senza essere ipocrita. Quando una bellissima esperienza è funestata dalla tristezza è brutto, difficile e faticoso andare avanti. Se ci si tiene, si combatte, si piange e i problemi si risolvono. Quando poi il buio se n’è andato la luce brilla ed è stupendo. Su questo siamo in accordo, immagino. Ma il bello è che i problemi una volta risolti fanno parte del passato.
Da quello che c’è scritto nell’articolo sembra però che questo lato negativo nella maternità non si spenga mai, che sia impossibile salvarsene perché è naturale che sia sempre presente. Per me è inaccettabile, tutto qua.
Una storia sentimentale o anche un lavoro o una relazione amicale o parentale sarebbero accettate e glorificate allo stesso modo se portassero sentimenti tanto altalenanti come la maternità? Non credo.
Ma la fatica non equivale alla tristezza, perdonami. Anzi. Possiede un valore intrinseco che tutti conosciamo. Le cose importanti, le cose che brillano, costano impegno e fatica. A tratti pesa un po’ di più, a tratti si affronta con più energia. Non vuol dire essere infelici. Non per me, almeno.
Ho capito nostro malgrado che “LA VERA FELICITÀ NON FA SOFFRIRE”,quando uno dei miei 2 figli si è ammalato e tutta la stanchezza sopracitata di cui condivido ogni singola riga è diventata un sogno che dopo 3 anni inseguo ancora….
Come sta ora tuo figlio?
Allora mi sono sbagliata io, il tono del post è così opprimente e soffocante che avrà offuscato tutta la gioia. Quindi è così, ogni cosa bella richiede anche una bella dose di patimento eterno se no non ne vale la pena. Non sono d’accordo ma sono punti di vista.
Perdonami, ma questa è una tua interpretazione. “Stanchezza”(per quanto a tratti colossale) e “patimento” sono due cose diverse. Impegno, dedizione, fatica. Chi ha parlato mai di dolore o patimento? Comunque non ho la pretesa di riuscire a farmi comprendere universalmente. E ovviamente ognuno ha il suo punto di vista. Grazie del tuo contributo alla discussione.
Cavoli, è vero, sono perennemente stanca! La sera non riesco a vedere finire un film neppure per sbaglio!
Eppure non cambierei per nulla al mondo la mia vita. Diventare mamma è stata la cosa più bella della mia vita (e capisco quanto patetiche possano sembrare queste parole, soprattutto per chi non lo è ancora diventata), ma quando, dopo una giornata al lavoro, corro a casa dalla mia bimba mi sento la persona più fortunata del mondo.
Devo dire che questo, sebbene sia ben scritto, è l’ennesimo articolo di una donna frustrata che, fisiologicamente stanca per la grande responsabilità che deve vivere, conclude gettando fango su chi figli non ne ha o nn ne ha potuti avere come me. Con la solita frase ” Non potrete mai capire cosa si prova se figli non ne avete” e con il solito ditino puntato accusatorio che mira a farti sentire inferiore. Come tutto nella vita avere figli è oppure dovrebbe essere una scelta ed è certamente molto impegnativa. Nessuno è perfetto e si deve cercare di fare tutto al meglio con la consapevolezza che errare è umano e la perfezione non esiste. Se poi la battaglia di voi madri è considerare inferiori e irrealizzate donne che figli non ne hanno, beh, povere voi!
Devo dire che questo, sebbene sia ben scritto, è l’ennesimo commento scritto con un pizzico di coda di paglia. Qui nessuno sostiene che avere figli sia meglio che non averne. O almeno non lo sostengo io. Dico solo che, lapalissianamente, se non lo vivi “non puoi capire”. Esattamente come io non posso capire cosa significhi avere un cane, trasferirsi all’estero o avere una sorella (visto che sono figlia unica). Io non so se sono frustrata, ma certo rischia di sembrarlo chi, senza neanche conoscermi, viene qui e si permette di offendermi in maniera del tutto gratuita. Fare figli è una scelta, lo hai detto tu. Molto più rispettabile, sana e ragionevole che farne perché “prima o poi si deve”. Ma resta il fatto che se non ne hai non puoi sapere cosa significhi averne: è forse falso? Cosa ci sarebbe di offensivo in questo? Il fango è negli occhi di chi legge, e francamente non è un mio problema.
Detto questo, mi dispiace se tu volevo dei figli e non ne hai potuti avere. È un dolore che io non posso comprendere, ma mi dispiace che lo abbia dovuto attraversare. Però non ti autorizza a travisare così marchianamente le mie parole, né tantomeno ad offendermi. Non posso censurarmi per il rischio di essere fraintesa da chi ha un lutto simile da elaborare. Soprattutto perché non servirebbe a niente.
Chi non ha figli non è inferiore.. Al contrario è più lucido ed emotivamente stabile e sebbene questo status per molte donne non sia rilevante dovreste capire che invece per chi vi circonda lo è.. Tante lo mantengono molto bene.. Poi ci sono quelle che vanno fuori di testa, perché prima una visita introspettiva non se la sono fatta, e se la potevano fare.. Dato che non tutte siamo portate alla maternità, ma questa cosa bisogna forzarla ed incentivarla a tutti i costi, no? E questi sono i risultati.. A me quando puntano il dito per dirmi che non posso capire, rispondo che invece capisco molto bene ed è proprio per questo che non ne voglio di esseri che mi succhiano via linfa.. E se non avessi potuto averne forse sarebbe stato meglio.. Se è una scelta non ti rispettano neanche.. Forse perché alla fine rosicano..
Adottarlo?
Io non ti ho offesa, ho detto semplicemente ciò che penso. Se interpreti le critiche come insulti parti con il piede sbagliato, avere un blog significa sapersi misurare anche con opinioni contrastanti. Continuo ad essere in disaccordo con te: non è vero che per capire un’esperienza bisogna assolutamente viverla in prima persona e ………….ci mancherebbe! Allora l’arte, la psicologia, l’antropologia, la comunicazione non servirebbero a nulla. Ogni essere umano rimarrebbe chiuso nella sua dimensione limitandosi ad analizzare le sue esperienze. La vita è un percorso che porta gli uomini a relazionarsi tra loro, a scambiarsi opinioni ed sensazioni, cercando e documentandosi per crescere. Detto ciò è proprio il tono del tuo articolo che è molto opinabile, come se avere dei figli fosse una titanica impresa e come se, implicitamente, chi non li ha non sapesse cosa significa la fatica, lo stress, il duro lavoro. Diciamo la verità e a prescindere da quello che hai scritto tu, nell’annus domini 2016 agli occhi di molti una donna che non ha figli per molti è certamente un’egoista, un’egocentrica, non contribuisce ad innalzare il tasso di natalità e si perde il meglio della vita ( vorrei tanto sapere chi è che stabilisce qual è il meglio della vita). Più che dal dolore di non poter avere figli a me dispiace di dover quotidianamente sentire ” opinioni” come quelle che ho menzionato sopra ( scusate ma non c’è stato il 68????) e anche dall’apprendere dai continui articoli che scrivete che noi non madri non capiamo nulla dei vostri sentmenti, emozioni, preoccupazioni etc etc…..e per fortuna che la maternità, in teoria e molto in teoria, dovrebbe rendere più sensibili!
Hai scritto che sono frustrata, che getto fango sulle donne che non hanno figli, che ho usato un tono accusatorio. Sarà anche la tua opinione, che naturalmente rispetto, ma è stata espressa in un modo che mi è parso offensivo. Mi dici di avere usato un tono accusatorio, permettimi di dire a te la stessa cosa. Questo blog esiste da tre anni, di critiche ne ho ricevute tante (oserei dire per fortuna), di lettori in disaccordo con le mie opinioni, genitori o meno, ne passano tutti i giorni, ma sono in pochi ad avermi chiamato frustrata. Tant’è, c’è sempre una prima volta. Se trovi opinabili le mie parole, naturalmente lo accetto e va benissimo, io sicuramente non ho la pretesa di comunicare efficacemente con tutti, né di possedere alcuna verità. Resto (pur da cultrice dell’arte e della letteratura) del parere che se non vivi una cosa sulla tua pelle non puoi conoscere davvero le sue reali implicazioni, pratiche e non solo. Io non avevo idea di cosa significasse innamorarmi, prima che mi accadesse davvero (nonostante i libri, i film, le canzoni d’amore e le millemila confindenze delle amiche). Io non conoscevo davvero il sapore del lutto, prima di perdere qualcuno. E non avevo idea di come sarebbe stato essere madre, prima che mi capitasse. Non vedo cosa ci sia di giudicante o di accusatorio in questo, è una cosa che vale per qualsiasi esperienza della vita. Che poi sopravviva, specie in Italia, una insopportabile retorica della maternità. Che poi moltissime madri pronuncino ogni santo giorno quelle stesse parole (“Ah, non puoi capire!”) con tono di sufficienza e superiorità. Che poi ci siano ancora un sacco di donne, magari colte, emancipate eccetera eccetera, che ritengano che i figli diano “senso” alla vita, o che figliare rappresenti il viatico per la felicità, purtroppo questo è vero. E fa vomitare anche me. Trovo solo molto ingeneroso che, dalla lettura di un singolo post, tu attribuisca anche a me questi punti di vista aberranti. Comunque, per fortuna possiamo scegliere di leggere soltanto le cose che ci interessano, e sono felice per te che potrai esercitare questo diritto scappando a gambe levate dal mio blog insensibile e accusatorio. Torno alla mia titanica impresa, visto che sono le due del mattino e ho ancora del lavoro da fare (che non ha niente a che fare coi figli che ho scodellato).
Forse anche questa sicumera nel credere che l’esperienza della maternità sia unica, che chi è madre lavora, si stanca e si impegna come nessun altro sono considerazioni un tantino azzardate e che appartengono alla mamma del nuovo millennio. Mia nonna, classe 1930 ha avuto tra figlie in sei anni e ha lavorato sempre. Non ho mai sentito dire nè a lei e neanche alle sue sorelle che erano sfiancate, che non dormivano la notte, che dovevano scappare dal proprio giudizio o da quello altrui, non ho mai sentito loro rivendicare una sensibilità così particolare di cui voi donne della mia generazione vi fregiate tanto. E sinceramente mi piace molto di più la loro visione di contadine cresciute nel post guerra rispetto alla vostra. Detto ciò in bocca al lupo per questa titanica e life changing experience
Sono perfettamente d’accordo con te Giulia. La stanchezza delle madri…tutte le altre donne vivono vite assolutamente riposanti??? Non solo, io oggi ho saputo che probabilmente noi non potremo mai avere figli, dopo ciclo di ormoni e Fivet. Vi assicuro che questo è molto stancante, oltre che doloroso. Quindi anziché lamentarvi sempre di quanto sia stancante essere madre, imparate ad essere grate di questo dono (il più delle volte cercato e quindi mi stupisce che non fosse chiaro quale impegno presupponesse).
Gaia, a me dispiace sinceramente per il tuo lutto (non saprei come altrimenti definirlo), e comprendo l’acredine del tuo commento. Ma continuare a scannarsi tra donne è davvero l’ultima cosa che servirebbe. Non è che non siamo grate (o, peggio, non amiamo abbastanza i nostri figli) solo perché a volte ci lamentiamo di quanto sia faticoso. Che vuol dire? Se un cardiochirurgo che salva vite umane dice che il suo (fantastico) lavoro è estenuante cosa gli diciamo? Che è un ingrato, che ha voluto la bicicletta eccetera eccetera? Anche la cosa più esaltante del mondo certe volte è spossante, sarebbe molto ipocrita fingere il contrario e, soprattutto, sarebbe bello poterlo dire senza venire subito crocifisse da altre donne, come accade sempre per tutto quanto. Ti auguro di cuore di realizzare i tuoi desideri.
La stanchezza delle madri è infinitamente grande ed utile per distinguerci dalle nostre vite pre-figli. Se prima, dopo una giornata di lavoro potevi considerarti stanca, ora ridiamo di quella stanchezza tenendo in braccio la nostra gioia (ed impegno) più grande! Probabilmente è vero che 50 anni fa si facevano più figli con meno possibilità. Ma è altrettanto vero che prima le mamme potevano contare su un network di persone (zia, cugine, nonne, sorelle, ecc.) pronte ad aiutare la donna in difficoltà con i suoi vari pargoli. Ora, la maggior parte delle volte, non è così. Una donna spesso si ritrova sola ad affrontare mille impegni (lavoro, casa, figli) senza alcun aiuto (fisico e morale). Solo quando ci passi in prima persona puoi capire cosa significhi dover gestire diecimila cose alla volta, solo con le tue due mani, solo con le tue forze. Il bello, però, è arrivare a fine giornata (spesso anche in nottata! …dato che a volte riesci, forse, a terminare tutto alle 3 di mattina!) congratulandoti con te stessa per essere stata brava a gestire 10 cose contemporaneamente e dandoti una pacca sulla spalla per le altre 15 mila cose che non sei riuscita a gestire (e che, con ogni probabilità, non riuscirai a gestire nemmeno domani o dopodomani). Ma va bene così, non è vero? 😉
Va benissimo! Un bel pat pat anche da me! 🙂
Sì, solo voi lavorate e vi stancate! Quanta modestia ed obiettività! . E fortunatamente qui nessuno voleva sostenere che una donna senza figli ha meno meriti, ma anche questo blog ha le sue virtù, quello di non avermi fatto diventare così egocentrica come voi. Non avevo mai letto i blog della madri fino ad adesso e questa, lo giuro, è stata la prima ed ultima volta
Cara Giulia Filauro diresti le stesse cose ad un chirurgo che dopo ore e ore di sala operatoria (che noi non medici non possiamo capire) si lamentasse di un’eccessiva, per quanto reale stanchezza? in fondo lo ha scelto lui di fare il medico, nessuno glielo ha chiesto. ma sta facendo comunque qualcosa di Grande e nonostante le innumerevoli soddisfazioni é umano e stanco.
Ecco vedi la maternitá un po’ cosí. Una madre é una persona che oltre alla vita di tutti I giorni, semplice o complicata che possa essere, fortunata o meno, IN PIÚ cresce altri individui e li consegna al mondo cercando di fare del suo meglio.
Assolutamente d’accordo che non tutti si sentono realizzati da questa avventura ma schifare chi invece lo fa proprio non sono d’accordo!
Ahahahahaha
Ma poverine.. Esattamente, per l’appunto, avete voluto la bicicletta?.. Pedalareee
Qualcuno di voi ha mai collegato il cervello all’utero?.. Non è tassativo fare figli.. Cacchio volete una medaglia? Ma pensa te.. Vogliono anche essere compatite.. Io non vorrei mai diventare così e siccome non quello che “mi perdo” chi se ne frega se me lo perdo?.. Dormo quanto mi pare.. Nel silenzio.. Nella pace.. Le cenette con mio marito.. Il sesso, i viaggi.. I nostri bellissimi gatti.. Luna di miele per sempre.. Grazie per la cagata di articolo che mi aiuta ulteriormente a capire di aver fatto le mie giuste scelte.. Le mie..
Prego! Grazie a te per i commenti e il click! 😉
Beh, e perché non sei a goderti la tua splendida vita? Che ci fai sul blog di una donna che ha avuto la pessima idea di figliare? Che gusto ci provi a venire qui a gongolare sulla tua esistenza perfetta? Ti auguro uno splendido percorso senza stupidi marmocchi a rovinartelo, mi viene solo da dire che forse di sesso con tuo marito non ne fai abbastanza visto il bassissimo pH della tua replica.
Maaaa….la gente qui sopra non ha altro di meglio da fare che leggere post e offenerne l’autrice? Io…apprezzo molto quello che scrivi. A tratti pare che lo possa aver scritto io 🙂
Un abbraccio <3
Grazie mille, ricambio forte l’abbraccio! Non ti preoccupare, è normale che non si piaccia a tutti. In fondo vuol dire che mi legge tanta gente! 😉
Io sono nonna, quindi tuttora mamma di un “bimbo” adulto e noto effettivamente la differenza tra il modo in cui ho affrontato io i primi anni di vita del mio bambino e come viene vissuta la stessa esperienza dai nostri figli. Anch’io lavoravo, gestivo una casa, i conti e le spese, i problemi del bimbo con le gioie e gli spaventi di tutti, una madre anziana, i suoceri e un marito che spesso era lontano da casa….ma anche se mio figlio non dormiva la notte, mangiava poco, si ammalava o faceva i capricci non mi veniva neppure in mente di lamentarmi della “stanchezza”. Ovviamente c’era…ed era tanta, ma la ritenevo assolutamente normale, così aveva fatto mia mamma, mia nonna e tutte quelle che ci hanno preceduto, anzi mi potevo ritenere fortunata perchè avevo già tante agevolazioni in più rispetto ai loro tempi (pannolini da buttare e non da lavare a mano, ottimo latte artificiale e non dover mandare il bambino “a balia”, comodi passeggini pieghevoli e auto per poterci muovere, ecc). Insomma, direi che i blog e il web servono spesso a tante persone per compatirsi un po’ a vicenda nelle varie circostanze della vita; forse però oggi si sentono anche un po’ più fragili e sole delle donne del passato e hanno necessità di confortarsi.
Provo a ribaltare il tuo pur comprensibile punto di vista: per generazioni le donne sono state ascritte nel ruolo di madri, mogli e lavoratrici. La loro felicità, la loro realizzazione, la loro stessa libertà non importava neanche ad esse stesse, perché non erano proprio abituate a pensare in questi termini. La maternità veniva idealizzata e mitizzata, come se fosse la sola esperienza capace di dare un vero senso alla vita. In termini pratici, inoltre, le coppie sposate non erano abituate (o lo erno molto meno di adesso) a uscire, viaggiare, frequentare amici. Avevano altre esigenze. La vita “adulta” si concretizzava soprattutto nell’adempimento dei doveri a cui si era stati preparati da sempre. Le donne della mia generazione, vivaddio, hanno imparato a realizzarsi anche al di fuori del binomio casa/lavoro. E se questo è esaltante, complica spesso le cose. Inoltre, noi madri stiamo finalmente imparando ad esprimere senza troppi filtri anche il lato “oscuro” della maternità, le sensazioni negative che, nonostante l’amore sconfinato verso i nostri figli, l’essere mamme si porta dietro. E questo, a mio parere, è l’esatto opposto del compatimento. È la misura di quanto siamo, finalmente, disposte a prenderci (o a riprenderci) la nostra felicità. PS. io i pannolini li lavo in lavatrice, per non inquinare e per spendere meno. Allatto i miei figli giorno e notte da più di tre anni (prima l’uno, ora l’altra) e la seconda l’ho portata in fascia e marsupio, perché detestava il passeggino. Questo per dire che alla fatica non mi sono mai sottratta, e rifarei tutte le mie scelte incluse queste un po’ “anacronistiche” e se vogliamo scomode, ma ciò non dovrebbe togliermi il “diritto” di lamentarmene, ogni tanto.
Ti ringrazio per la risposta, ma vorrei solo aggiungere che hai tutto il diritto di lamentarti ogni tanto! Anch’io ovviamente avevo momenti di sconforto che a volte non riuscivo a condividere con altre persone, per questo un blog può senz’altro essere d’aiuto.
Devo anche precisare che quando avevo mio figlio piccolo, anche noi uscivamo spesso e facevamo ugualmente molti viaggi, usavo anch’io il marsupio per potermi muovere in casa e svolgere tanti compiti con il piccolo sul mio cuore; non potevo allattare per cui ho dovuto purtroppo rassegnarmi al latte artificiale (e non ho mai provato la gioia di vederlo cercare il mio seno). Questo per dire che la nostra generazione non ha per nulla rinunciato al proprio piacere e alle proprie soddisfazioni sia lavorative che sociali. Ho avuto solo la fortuna di poter gestire il mio lavoro con orari flessibili a seconda delle necessità, lavorando in una società multinazionale che ha sempre avuto un occhio di riguardo alle esigenze delle madri, e questo è stato senz’altro di grande aiuto. Quindi grandi sacrifici ma tanta felicità essere madre anche per la mia generazione (anni ’70), consapevoli che tutto si può fare basta volerlo con amore.
Tanti auguri a te e ai tuoi cuccioli.
Grazie mille, una carezza al tuo nipotino!
Ti faccio i miei complimenti per il modo in cui scrivi ed esprimi senza mezzi termini ma con estrema chiarezza ciô che molte mamme, forse tutte, certamente la sottoscritta, si portano dentro.
Grazie
Gaia
E le nonne?Sono madri due volte con gli stessi oneri ed onori,ma con qualche anno in più. La stanchezza delle nonne però sparisce quando tra le braccia di ritrovano ad avere un frugoletto dolcissimo da coccolare ed accudire perché i genitori lavorano e si ritorna indietro ripensando a come si sono persi ,forse, tanti bei momenti dei loro figli.Ecco ,allora ,che qualche volta siamo tacciate di “viziare”i nipotini.Per favore,lasciatecelo fare !
La stanchezza delle nonne, a mio parere, viene a volte sottovalutata dai miei coetanei, che in qualche caso si approfittano un po’ della disponibilità dei propri genitori, e poi magari hanno pure da ridire su come si occupano dei nipoti.
questo post è bellissimo <3
La “stanchezza” non è un’esclusiva delle madri, ma è anche in egual misura dei padri (almeno per quanto mi riguarda ). Finiamola con questo stereotipo della madre-eroina che fa tutto lei, non dorme, non pensa più a se, fa due lavori , ecc. ecc.
Io sono un papà felicissimo che da un anno e mezzo fa per il suo cucciolo tutto quello che hai descritto nel tuo post, non mi sento immune da un bel niente e anzi condivido con mia moglie la totale responsabilità di avere messo al mondo una creatura.
E la maggior parte dei padri che conosco sono come me , quindi sinceramente non condivido affatto questa esclusività che voi madri a volte vi attribuite..
Saluti e buona vita
Perdonami, Giancarlo, ma dove si evince che mio marito non sia stanco esattamente quanto me? O che non faccia le mie stesse cose (a parte aver allattato due figli per 4 anni complessivi, che comunque è un bell’impegno, fidati)? Nessuna esclusività. Quello che invece mi sembra una prerogativa tutta femminile, purtroppo, sono i sensi di colpa. Ma questo dipende dal contesto sociale in cui ci troviamo a vivere. Per il resto, il fatto che io abbia parlato della MIA stanchezza (che sono una madre e non un padre, ovviamente), non vuol dire che non possa essere condivisa pari pari dai padri. Buona vita a te!
Ma per favore Giancarlo… non sai nemmeno di cosa parli, voi siete un gran bravi ad incentrare i problemi su di voi, e se una donna trova parole così chiare, dove qualunque madre si può rispecchiare, ecco che salta fuori subito un uomo a fare commenti fuori luogo… Siete i migliori compagni di vita voi uomini, avete tanti pregi, ma ogni tanto per favore rimanete al vostro posto, entro i vostri limiti. Il post era perfetto, mi ha trasmesso un gran senso di “sorellanza femminile”, grazie.
Complimenti per l’articolo.. mi ci ritrovo in tutto e per tutto! Peccato i commenti di chi non sa minimamente cosa significhi questo tipo di stanchezza.. dovrebbero tacere le persone che non hanno mai provato l’esperienza di diventare madri.
Grazie a chi ha scritto questo pensiero.
Sicuramente ci sono momenti meravigliosi con questi cuccioli. Io ho avuto un bimbo in età molto giovane.
Nonostante tutte le critiche sono soddisfatta del lavoro che sto facendo.
Non nego che ho riscontrato alcune difficoltà. Apprezzo tanto chi esprime questi concetti, perché credo sia uno stato che accomuna molte persone.
Un saluto a tutti.
Grazie a te, un abbraccio!
Ma quanti commenti privi di fondatezza! La stanchezza è una condizione connaturata alla maternità. Sopperire ai bisogni materiali nonché a quelli psicopedagogici dei propri figli è stancante , talvolta usurante. Si stancano le donne di oggi così come si stancavano le donne degli anni ‘ 30 . Nessun vittimismo e nessuna autocelebrazione. Certo ci è piaciuta la bicicletta e pedaliamo alacremente , al contempo, abbiamo tutto il diritto di condividere tra madri le difficoltà e la stanchezza fisiologiche di quest’esperienza meravigliosa che ci accomuna.
Un’altra osservazione… la stanchezza non è prerogativa delle madri biologiche che, nella stragrande maggioranza dei casi, allevano i loro figli. La stanchezza appartiene a tutte le donne e a tutti gli uomini che si prendono cura di un altro essere vivente con lo stesso sacrificio d’ amore delle madri biologiche.
Io questo vittimismo non lo sopporto. ..