Scegliere il nome di mio figlio insieme a suo padre è stato bellissimo. È uno dei ricordi più dolci che conservo della mia gravidanza, per altri versi tormentata e faticosa. È stato quello, prima e più delle altre tipiche esperienze da gestante, a darmi davvero la consapevolezza del cambiamento che stava avvenendo. La sensazione che noi due avessimo realmente generato qualcuno dal niente, dato vita a una persona che prima, semplicemente, non esisteva. Ho capito perché i bambini danno un nome alle bambole, alle macchinine, ai pupazzi. Ho capito perché, nel proprio racconto dell’origine del mondo, molti popoli inseriscono dettagli sul momento in cui il loro dio chiama per nome le proprie creature. È chi origina qualcosa – o qualcuno – che gli attribuisce il nome che porterà, affidandogli un messaggio che lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni. E quella scelta, la ricerca che comporta, contribuisce un po’ di più a sentirsi “genitori” (o almeno per me è stato così).
Nell’ottica dei figli, invece, il nome che portiamo è la nostra prima e ultima eredità. Il primo regalo che si riceve dai propri genitori. Un nome che non sia casuale o imposto, ma pensato appositamente per noi. Scelto per il suono che produce quando lo si chiama ad alta voce, per il suo significato, per gli orizzonti culturali che evocano la sua origine e la lingua in cui è stato pronunciato per la prima volta. Per il peso che ha assunto nella storia dell’umanità (non è soltanto una questione “estetica”, né solo una faccenda semantica, per come la vedo io).
Per questo non mi piace la tradizione di riciclare per i nuovi nati i vecchi nomi di famiglia. Non condivido la scelta “automatica”, che di fatto non è altro che un’assenza di scelta. Sono convinta che ogni bambino in arrivo comunichi ai suoi genitori delle sensazioni precise, univoche, esclusive. E che proprio per questo vada accolto con un nome pensato appositamente per lui. Un nome che sia davvero suo, anche se condiviso con molte altre persone. Il nome che porto, ne sono convinta, è il migliore che potessi avere. Non è stato il mio nome, col suo significato agreste e il suo suono selvatico, a segnare il mio destino, a guidare le mie scelte. Eppure so che era davvero così che dovevo chiamarmi. Ne sono sicura.
Davide è un nome ebraico, deriva dal termine Dawid, che significa “Amato, diletto”. È il nome di un re che ha cambiato la storia del suo popolo. Un re che è stato clemente e misericordioso, ma anche, qualche volta, crudele e spregiudicato. Un uomo che ha amato profondamente, un marito e un padre, un letterato e un musicista. Autore di preghiere immortali, capace di devozione eterna. Un uomo che credeva in qualcosa. Ma, allo stesso tempo, un fedifrago e un bugiardo. Un vendicativo. E, prima ancora, un adolescente coraggioso che affronta il male senza armatura, con una fionda artigianale e cinque pietre di fiume. Una persona che ha vissuto intensamente, e che per questo ha fatto molti errori, ma non ha esitato a riconoscerli. A pentirsi, a rimediare. Un personaggio immortale, celebrato dall’arte e dalla letteratura. Eppure una persona fallibile, titubante e imperfetta.
Sei lettere che sono, per nostro figlio, un auspicio da parte mia e di suo padre. L’incoraggiamento a vivere una vita piena, consacrata all’amore e alla libertà. La speranza che possa sempre sfidare il male a testa alta, anche quando si troverà tra le dita soltanto un po’ di polvere e un pugno di sassi.
18 Commenti
E’ esattamente il pensiero mio e di mio marito. Soprattutto sono convinta, come dici tu, che sia il bambino/a nella pancia a sussurrarci il suo nome. E, in effetti, a noi tutti dicono che non potevamo scegliere nome più giusto per la vicinanza al carattere che nostro figlio sta dimostrando giorno dopo giorno di avere.
E poi,non ci crederai, ma proprio qualche giorno fa leggendo un tuo post, ho propio pensato che il tuo nome sia proprio adatto alla persolità che si intuisce dalle tue parole!! 🙂
Vero? Io lo penso da sempre! 🙂 Come si chiama tuo figlio, invece? Mi pare che nel tuo blog non ci sia scritto…
Pietro…anche il suo un nome importante!
Bello! Bellissimo! Sono d’accordo con te sulla trasmissione di nomi già esistenti (a meno che non sia una scelta sentita, ma quasi sempre è forzata….).Il nome di mia figlia è stato dato per rimediare e ringraziare.Mio nonno si chiamava così ed è finito nel peggiore dei modi in cui un essere umano possa salutare il proprio mondo, senza ricordare chi fosse, senza più riconoscere i suoi cari, ridotto immobile su un divano.Ed era una persona tanto buona…..nessuno merita di
finire così, lui meno di tutti, lui che si era ripromesso di dedicare la pensione alle sue passioni e che non ci è riuscito.E io dov’ero mentre accadeva tutto ciò? Quando serviva una mano a chiunque gli stesse vicino? Quando bastava qualcuno che gli parlasse dolcemente? Ero sempre in giro, a sprecare i miei 18 anni dietro al primo ragazzetto di turno.Non me lo sono mai perdonata.E con la maturità ho capito di aver sbagliato.E gli ho dedicato mia figlia.E so che dietro la mia gravidanza serenissima, il parto facilissimo, la nascita e tutto ciò che è capitato dopo e ancora succede, c’è lui.E ti dirò una stupidaggine:l’unica cosa che Michela poteva ereditare da lui, ce l’ha:i suoi piedini sono uguali ai miei, che sono uguali a quelli di mia mamma, che sono quelli di mio nonno Michele.
Non crucciarti per le leggerezze del passato. La giovinezza serve anche a questo. Lo sapeva tuo nonno, che ti ha già perdonato. Perdonati anche tu.
Ps. Io adoro i nomi degli angeli!
Concordo in pieno! Anch’io e il mio compagno abbiamo scelto il nome della ns piccolina che nascerà a maggio e per lei abbiamo scelto un nome che fosse significativo e non solo che ci piacesse all’orecchio.
Abbiamo deciso di chiamarla Vittoria, intanto per quello che rappresenta lei per me come madre e come donna date le difficoltà fisiche e psicologiche legate al suo arrivo, e poi perchè le possa essere in qlc modo di buon auspicio per tutta la sua esistenza!
Vittoria è uno dei miei nomi femminili preferiti. Semplice e forte. Senza fronzoli, immortale. Uno di quei nomi da portare con fierezza. In bocca al lupo alla piccola Nike e ai suoi genitori, e grazie del commento! 🙂
grazie degli auguri e anche per questo bellissimo blog che ho scoperto da poco. Amo sinceramente leggere i tuoi articoli!
io avevo deciso il nome di mio figlio senza decidere di diventare mamma. Mai nome fu più azzeccato: Pietro ha resistito a tre mesi di vodka e sigarette dato che ho scoperto di essere incinta ad 11 settimane 🙂
Una piccola roccia!
com’è vero quello che scrivi…la nostra Margherita si sta rivelando esattamente quello che il suo nome sta a significare…è proprio vero che scegliere il nome e iniziare a chiamarla quando ancora era nel pancione a concretizzato un sacco di cose.
Un fiorellino? 🙂
Anche il nome di nostro figlio deriva da una cosa importante per noi, un giorno che stavamo discutendo, appunto, per come chiamarlo, mentre ascoltavano dei vecchi cd a casa dello zio di Magdalen, Travis ha tirato calci durante questa canzone, solo durante questa tra tutte le canzoni che abbiamo ascoltato quel giorno. Ci piace dire che il nome se lo sia scelto da solo. Fortunatamente il nome della band è anche un nome proprio!
Un giorno metterò il link youtube della canzone nel mio blog
Che bello! Anche Davide ha scalciato quando gli abbiamo “proposto” il suo nome…
Ciao Silvana, non ho figli, ma ho pensato al mio nome e ho sciolto qualche nodo. Vorrei segnalarti alla pagina Adotta1blogger su FB. Quando ho letto il “chi sono” mi è scappato un sorriso: tante similitudini con me, lontane, sfocate, ma presenti.
Un abbraccio
Eleonora
Benvenuta Eleonora, che bello. Sorrido insieme a te…
Da poco ho iniziato a leggere il tuo blog e mi piace tantissimo ,i miei figli sono grandi ,ma i nomi sono stati scelti con amore ,mia figlia si chiama Alice ,come Radio Alice ,radio nata nel 77 a Bologna ,mio figlio si chiama Alessandro come mio fratello ,un dono a lui che non ha avuto figli !Anto
Che meraviglia! Adoro le storie che ci sono dietro la scelta dei nomi. 🙂 Grazie del commento e delle parole generose, benvenuta.