Il ventre femminile è un simbolo molto potente. Gli umani, anche e soprattutto quelli di genere maschile, lo sanno fin dalla preistoria. Con le sue forme morbide e arrotondate evoca forza e fecondità, protezione e nutrimento. Abbondanza, gioventù e salute.
E il fatto che a Pasqua si regalino dolci di cioccolato a forma di uovo allude in fondo allo stesso significato benaugurante. Prosperità e gioia.
Sarà per questo, o per qualche altro istinto ancestrale e potentissimo, che da quando sono incinta il mio grembo in espansione è diventato per mio figlio un oggetto totemico, transizionale. La sua sostanza stupefacente buona per rilassarsi, consolarsi, riposarsi. All’improvviso, senza che nessuno glielo abbia fatto notare, Davide cerca conforto e rassicurazione accarezzando il mio pancione ormai rotondo, sfiorando il mio ombelico, appoggiandosi sul mio ventre e abbracciandolo.
Il mio corpo gravido è diventato per lui un baluardo invincibile, capace di scalzare le paure più ostinate, calmare il pianto più disperato e conciliare il sonno, di far sorridere al risveglio e rilassare dopo le corse più sfrenate.
Mi chiedo spesso se mio figlio riesca in qualche modo ad avvertire la vita che palpita di nuovo sotto la mia pelle tesa, ricordando inconsciamente la sua esistenza prenatale, così importante e, tutto sommato, così recente. Me lo chiedo soprattutto quando si appoggia con la testa sul mio ventre, spingendo leggermente con quella stessa fronte che, incastrandosi nel canale del parto il giorno della sua nascita, alla fine mi costrinse al cesareo. Come se volesse ritornare per un po’ a quel mondo acquatico così ospitale, oppure replicare il suo arrivo in questo mondo, per avere una seconda opportunità di indovinare la strada giusta.
O forse, chi lo sa, dei fratelli riescono talvolta a comunicare in modo tacito e imperscrutabile. Anche quando uno dei due non è ancora venuto al mondo e l’altro è talmente piccolo da non riuscire a realizzare consciamente l’arrivo imminente.
Quale che sia la ragione, mi godo la sensazione che il mio corpo goffo e sbilenco sia in realtà così potente e prezioso. Salvifico come un amuleto, magico come un rituale antico. Aspettando di scoprire se l’alchimia continuerà quando la mia pancia smetterà (suppongo per sempre) di essere abitata.
In fondo, non capita spesso di essere un totem.
6 Commenti
e pensa invece che il mio difficilmente lo carezza! non so… è come se ne avesse al volte un po’ timore. E non serve a niente che io gli dica Vuoi fare una carezza al fratellino? Oppure, Gli vuoi dire qualcosa? Inventa sempre delle scuse molto… fantasiose per non farlo!
Beh, tuo figlio è più grande, magari ha già delle sovrastrutture “da adulto”. Oppure, semplicemente, siamo tutti diversi e adesso a lui non va! Lasciagli il suo tempo… Un bacio a entrambi, anzi: a tutti e tre!
Che immagine emozionante….
In effetti è molto tenero! <3
[…] visto, amore mio? Lei ciuccia le tette di mamma, ma la mia pancia è tutta tua. C’è posto per tutti! E poi tu hai un ciuccio davvero bellissimo… Faccia estremamente […]
[…] la pancia, ancora gonfia e molle, che rassicura il figlio maggiore. Il mio ombelico come vaso ricolmo di ambrosia, da sfiorare e accarezzare, che lo calma e lo accompagna nel sonno. […]