Perdere un figlio non è mai “una cosa che capita”

by Silvana Santo - Una mamma green

Non fate finta che non sia mai accaduto. Non borbottate il vostro cordoglio a mezza voce, soffiando un timido “mi dispiace”, o addirittura tacendolo in un moto di malcelato imbarazzo. Non convincetevi che tutto possa essere archiviato nel giro di qualche giorno o di qualche settimana, come le ferite del corpo che hanno bisogno solo di un po’ di tempo per guarire.

Non cambiate discorso, non minimizzate, non negate una spalla su cui piangere, un abbraccio silenzioso, una parola di coraggio. E soprattutto, per quanto armati dalla buona fede più cristallina, non pronunciate frasi retoriche o formule di circostanza. Piuttosto, restate in silenzio e lasciate parlare i vostri occhi, le mani, le vostre braccia.

Dategli il nome che merita. Chiamatelo lutto. Morte, perdita. Consideratelo per quello che è: la perdita di un figlio. E trattatelo con il rispetto, l’empatia e l’amore che solo la perdita di un figlio può richiedere.

Perché la quantità di tempo che hai condiviso con il tuo bambino non ha niente a che vedere con l’amore che provi per lui, e con il dolore che ti lacera se disgraziatamente qualcosa te lo porta via. Perché un figlio che hai perduto non lo puoi sostituire, anche se ne hai un altro ad aspettarti con le braccia tese e traboccanti di tenerezza. Anche se dopo di lui stringerai altri bambini pieni di vita e di salute. Perché nessuno di loro è il tuo bambino che non c’è più, nessuno di loro vivrà la vita che lui non ha potuto vivere. Le promesse infrante, le speranze negate, i sogni interrotti e lasciati a metà.

Il lutto perinatale non è un incidente di percorso. Non è una “cosa che capita”, un accadimento “naturale”. Non è un intoppo come tanti lungo il sentiero dell’esistenza. È un figlio che c’è stato e a un tratto non c’è più. Una ferita che la vita troverà il modo di richiudere, ma che non sarà cancellata. Un dolore che il tempo tingerà del colore tenue della malinconia e della tenerezza, ma che resterà quello che è: un figlio che c’era e che a un tratto non c’è più.

A tutte le madri e ai padri che hanno dovuto attraversare il dolore immenso e inspiegabile del lutto perinatale (e ai nonni, ai fratelli e ai familiari che questo dolore lo hanno condiviso), il mio abbraccio immenso di madre privilegiata a cui questo dolore è stato risparmiato. E un pensiero ai vostri bimbi e alle vostre bimbe rimasti così piccini, che vivono con voi e attraverso di voi, ogni giorno.

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4 Commenti

Mamma avvocato 16 Ottobre 2019 - 11:32

Grazie per questo post,rispettoso e sensibile.

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Michela 18 Ottobre 2019 - 09:38

Grazie cara Silvana.
Io l’ho vissuto quel dolore di cui parli. Il mio, il nostro, è stato un lungo percorso di elaborazione, da soli ed aiutati. Sono passati 8 anni, quasi nove, ma in certi momenti sembra sia successo ieri.
Dopo 4 anni da quell’esperienza è arrivata la nostra bambina, che ora ha 5 anni e mezzo.
Non ha sostituito la nostra piccola C. I fratellini e le sorelline che arrivano dopo non colmano vuoti o attutiscono dolori. Io ho dovuto e voluto elaborare il mio dolore, renderlo più comprensibile ed accettabile, ho dovuto far pace con il mio corpo…prima di accogliere una nuova vita, bisognosa di ricevere amore ed attenzione esclusiva. Non mi sono data un tempo. Dovevo sentirmi pronta, per me e per chi sarebbe, forse, arrivato un giorno.
Sono esperienze difficili da vivere e da comprendere, ma parlarne, scriverne, aiuta chi l’ha vissuto e chi lo sta vivendo a non sentirsi soli.
Segnalo l’associazione Ciao Lapo Onlus che da anni si batte per una maggior cura e consapevolezza del lutto perinatale.
Un bacio a TUTTE le mamme
M.

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Silvana - Una mamma green 22 Ottobre 2019 - 13:28

Io credo che tu sia stata consapevole, coraggiosa e forte. Un abbraccio gigante, fortuna che esistono gli amici di Ciao Lapo!

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Yetemanye 22 Ottobre 2019 - 22:05

Ci sono molti modi di ferire ai genitori che hanno perso due gravidanze. Ho un brutto ricordo, una amica medico e mia cognata dicendomi: avresti dovuto… Alla seconda gravidanza e perdita gli ho evitato. Alla terza gravidanza mia cognata insieme alla sua famiglia hanno fatto finta di non veder il mio pancione fino a quando avevo 6 mesi di gravidanza. Nostra figlia è una gioia e noi abbiamo chiuso le cicatrici ma non abbiamo ricucito i rapporti. Mia sorella invece è diventata anche sorella del mio compagno e una seconda mamma per nostra figlia. Ci ha sostenuto, ci ha fatto scherzare nel buio ed è stata con me sia nella perdita che nella nascita di noi come genitori.

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