Un giorno succede che ti piazzano in braccio questo umano in miniatura. Molle, sdentato, quasi cieco. Te lo affidano come se fosse la cosa più scontata del mondo, come se tu avessi idea di cosa farne, per il solo fatto che lo hai portato in pancia e partorito con fatica. Tu lo guardi e, forse, te ne innamori all’istante. Oppure ti ci vorrà un po’, e sarà magari difficile, ma il punto è che alla fine, dopo un’ora o dopo sei mesi, ti investe la consapevolezza che quel cosetto caracollante deve a te – e a chi lo ha generato insieme a te – la sua stessa sopravvivenza. È una vertigine. A volte è un peso enorme. A tratti manca l’aria. Nei giorni peggiori ti chiedi come farai a occuparti di lui, se in effetti ti sembra di aver bisogno di qualcuno che si occupi di te.
Ma per quanto sia dura, in qualche modo te la cavi, e quel figlio minuscolo lo vedi crescere davanti a tuoi occhi. Proteggerlo dal male, alla fine, ti verrà spontaneo (fosse solo per la fatica indicibile che avete fatto per arrivare fino a lì). Salvarlo dal dolore, dalla delusione, dalla paura. Preservarlo dall’imbarazzo, dalla solitudine, dal dubbio. Nascondergli la sua stessa fallibilità, per evitare che ne soffra troppo. Difenderlo quando rischia di essere tradito, offeso, abbandonato. Faresti qualsiasi cosa perché tuo figlio sia felice. Perché non gli facciano del male, perché lui non debba cadere e ferirsi e vedere la sua pelle farsi dura a forza di botte.
Ma la verità è che non puoi salvare tuo figlio dalla vita. Non puoi mettere un cane da guardia tra lui e il male che dovrà provare. Non puoi difenderlo dalla verità. E se ci provassi, per amore o per debolezza, non faresti che fargli ancora più male. Non faresti che crescerlo nell’inganno, che incatenarlo alla tua paura e alla tua fragilità.
Lascialo soffrire. Anche ingiustamente. È l’unica strada che porta alla felicità.
(Cose che scrivo soprattutto per me stessa).
5 Commenti
e’ dura ma è anche così che cresceranno ed impareranno a difendersi dalle cose brutte della vita o perlomeno a non rimanerne schiacciati
Mi tocca molto in questo momento il tuo post. Dovrò farla a soffrire, questione di ore, il tempo che arrivi giorno per portarla all’asilo, e dovrò farlo per il suo bene, per renderla più indipendente, più socievole, più “adulta”. E la sola idea mi strazia e mi fa sentire una madre degenerata, ma so che proteggerla sempre è peggio, che rimanere al suo fianco ora come ora è controproducente. Le farebbe solo del male. E a lungo termine.
Ma quanto fa male a me?
Proprio vero….. è buffo e molto bello come i pensieri delle mamme siano tutti molto simili e come le esperienze condivise possano aiutare…
vero…che fatica però…
VERO VERISSIMO! Invece da evitare: farli soffrire noi quando non riusciamo a controllarci e rincariamo inutilmente la loro dose di nervosismo urla minacce ricatti o peggio li meniamo per farci ascoltare.