La prima volta avevo seguito un corso preparto, letto libri di puericultura e consultato decine di articoli, forum e blog. Fatto massaggi, applicato oli, assunto integratori. Alla fine, ero arrivata ad avere un’ansia da prestazione che nemmeno Rocco Siffredi al suo debutto cinematografico. Allattare mio figlio non era più soltanto una cosa che volevo (e quindi potevo) fare, ma una specie di imperativo morale ineluttabile, che sentivo difficilissimo da rispettare. Ero praticamente in preda al panico. Di quei giorni ricordo la fame disperata di Davide e le mie lacrime tra le braccia delle ostetriche, in attesa di una montata lattea che mi sembrava non dover arrivare mai. Piangeva lui e piangevo io, alla faccia della felicità immensa. Gli incoraggiamenti delle mie cugine, già madri, la rabbia per la mia vicina di letto, che si vantava di quanto latte avesse (salvo poi dover integrare con l’artificiale la dieta di suo figlio a causa di un preoccupante calo della sua glicemia).
Se alla fine sono riuscita ad allattare per quasi un anno e mezzo, ignorando anche i commenti immancabili sui pianti, le coliche, la crescita e bla bla bla, è stato solo perché lo volevo davvero. E perché sono una gran testarda.
Mentre aspettavo Flavia, non ho avuto il tempo né le energie per pensare al mio allattamento. Per una volta, ho dato fiducia al mio corpo. Se ce l’ho fatta una volta, mi sono detta, posso riuscirci di nuovo. Sarà stato questo, o il fatto che avevo smesso da pochi mesi. Sarà stato che mia figlia è parsa fin da subito caparbia almeno quanto sua madre. Sarà che ogni figlio è diverso e che a volte è solo questione di fortuna. Ma nonostante l’imbarazzante assenza di supporto del personale medico, attaccare Flavia al seno è stato proprio come dicevano gli inutili manuali specializzati. Istintivo e naturale. Semplice.
Da allora, ho messo via gli orologi e risposto mille volte alle stesse domande su “ogni quanto mangia la bimba” e “a che ora deve mangiare la prossima volta”. Usato il seno per calmare e consolare, oltre che per riempire il pancino. Per addormentare mia figlia di giorno e di notte, senza preoccuparmi delle cattivebitudini. E non perché me lo abbia detto qualche ostetrica con troppe certezze, ma perché è la cosa che voglio io e che fa stare bene la mia bambina.
Perché il vantaggio di essere state già madri è soprattutto questo: è vero che ogni figlio è un’esperienza nuova e non puoi sapere in anticipo come si comporterà, ma sei perfettamente consapevole di che tipo di genitore vuoi essere tu. A prescindere da quello che pensano gli altri, o che pensavi tu stessa prima di avere dei figli.