Questa casa non è un albergo

by Silvana Santo - Una mamma green

Altrimenti ci sarebbe una squadra di esperti pagati per pulirla da cima a fondo, metterla in ordine, tirarla a lucido. E io e il socio non sprecheremmo una parte considerevole del nostro tempo libero per fare le stesse cose “a gratis”.

Al mio risveglio troverei una ricca colazione già servita in tavola, con portate sempre nuove e piatti di stagione. Un cameriere gentile mi chiederebbe se gradisco una bevanda calda, una sua collega sorridente ritirerebbe i piatti sporchi e i tovaglioli usati e basterebbe pagare un piccolo extra per ricevere lo stesso servizio direttamente in camera da letto. E non mi troverei sistematicamente a ingoiare in piedi dei biscotti pescati direttamente dalla confezione, mentre cerco di evitare che il figlio numero uno si faccia lo shampoo con lo yogurt alla banana e la figlia numero due si lanci dal seggiolone in tuffo carpiato mentre brandisce un grissino torinese parzialmente masticato.

Se lo fosse potrei appallottolare senza cura la biancheria sporca e ficcarla con indolenza in un sacco del laundry service. Qualcuno passerebbe presto a ritirarla per farla lavare, asciugare e stirare, per poi restituirmela tiepida e profumata senza che io abbia dovuto muovere un dito. E io e la mia metà non passeremmo i nostri fine settimana a giocare al gioca jouer del lava-stendi- ritira, rischiando ogni volta di accoppare un passante con le mollette del bucato che precipitano dal nostro balcone e collezionando calzini spaiati rimasti orfani dopo la centrifuga a mille giri.

Un solerte concierge mi farebbe consegnare ogni mattina il mio quotidiano preferito, che leggerei su un balconcino ventilato mentre i miei figli ancora dormono. E non sarei costretta a leggiucchiare frammenti di Vanity Fair mentre assolvo alle mie funzioni corporali, con il gatto che mi scruta dal fasciatoio e almeno un figlio attaccato alle ginocchia.

Ogni volta che qualcosa si guasta, o si esaurisce, o si sporca, potrei alzare la cornetta dell’obsoleto telefono a fili presente sul mio comodino e comporre il numero di chiamata rapida per la reception. Un affettato addetto alla ricezione provvederebbe senza indugio alla riparazione o sostituzione del caso, gratuitamente. E non toccherebbe a noi trovare una soluzione all’imprevista carenza serale di carta igienica/pannolini/biscotti/eccetera eccetera, o improvvisarci bricoleur e idraulici con esiti facilmente immaginabili.

Mi consegnerebbero la posta direttamente sull’uscio della camera da letto. E non rischierei di dimenticare per mesi una comunicazione urgentissima nella cassetta delle lettere.

Personale esperto ed efficiente provvederebbe alla sostituzione settimanale del sacco copripiumino. E io non rischierei la vedovanza ogni volta che il padre dei miei figli sommozza tra le coperte cercando di sistemare la biancheria da letto in maniera decente.

Il bagno, infine, profumerebbe di sapone e deodorante per ambienti a base di oli essenziali. Sarebbe inondato della luce riflessa da un grande specchio e dagli asciugamani immacolati, caldo, silenzioso e accogliente. E no, non ci sarebbe quel sottile olezzo incancellabile di lettiera per gatti e pannolini sporchi e umidità che ti accoglie prima ancora di aver varcato la soglia.

Questa casa, mi sento di dire, non è affatto un albergo. Purtroppo.

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1 Commenti

Mamma avvocato 3 Novembre 2015 - 08:54

Purtroppo davvero!!!
però sa di voi, dei vostri bimbi, e di sicuro ha quel calore accogliente che gli alberghi non hanno!!!

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