Le mie amiche

Le prime amiche che ho trovato ad aspettare il mio arrivo nel mondo portavano cognomi diversi dal mio, ma il mio stesso sangue nelle vene. Siamo capitate le une nella vita delle altre, ma abbiamo continuato a sceglierci nei decenni successivi. La cosa, nel bene e nel male, più simile a delle sorelle che potesse trovare chi, come noi, ha avuto la sventura di nascere in una casa senza sorelle.

Dopo di loro, la mia vita è stata sempre piena di amiche. Scelte per le ragioni più disparate. Rimaste al mio fianco per qualche settimana o per tutta la vita. Amiche a cui devo molte delle ore più dolci e delle notti più oscure che ho attraversato.

Le mie amiche mi hanno spaccato il cuore e ci hanno ballato sopra. Consapevoli o ignare, disperate o compiaciute, a danzare su un sabba di sangue, di lacrime e muco. Il mio sangue, il mio muco, le mie lacrime mischiate alle loro, oppure ai loro ghigni malcelati o palesi. E le amiche me lo hanno ricomposto nel petto tante volte, quel puzzle ferroso di fibra e di sangue. Riattaccando pazienti ogni frammento al posto dove doveva stare. Lisciandomi le cicatrici che avrei portato per tutta la vita, amandole come io non avrei mai imparato a fare.

Mi hanno mentito, le mie amiche. Senza accorgersene o ben convinte di farlo. E mi hanno sbattuto in faccia verità di ghiaccio che io non volevo guardare. Mi hanno messa di fronte a me stessa, anche quando sarebbe stato più semplice far finta di credere alle bugie che io mi raccontavo ad alta voce.

Mi hanno perdonato torti imperdonabili, le mie amiche. A volte senza che io dovessi neanche chiedere scusa. A volte per colpe che io non sono più stata in grado di perdonare a me stessa, o per cose che, a parti invertite, avrei continuato a rinfacciare loro per il resto dei miei giorni. E le mie amiche mi hanno condannato senza appello per gli stessi errori che avevo scusato loro cento volte. Per cose di cui non ero neanche consapevole, ma di cui ho chiesto perdono fino a perdere la voce, con il cuore in mano e la dignità sotto i tacchi.

Mi hanno abbandonato, qualche volta. Le mie amiche hanno ignorato le mie suppliche e le mie invocazioni. Voltando la testa da un’altra parte, per orgoglio, per stanchezza, per abitudine. Per il timore di soffrire insieme a me o per causa mia. E mi hanno raccolto dal fango dell’autocommiserazione e del vittimismo. Mi hanno sollevato dalla solitudine, dall’angoscia, dalla paura di me stessa e del mondo. Mi hanno abbracciato forte e mi hanno consolato dal mio pianto, senza neanche chiedersi se fosse per un male reale o immaginario.

Mi hanno picchiato così forte da pensare di non saper più sopravvivere. E mi hanno salvato la vita, le mie amiche. Con una telefonata, una mano tesa, una stretta senza condizioni. Con una notte, o cento, di parole ripetute all’ossessione, oppure con un singolo sorriso fugace. Amiche intime, amiche superficiali, da tutta una vita o da cinque minuti. Amiche affini o improbabili, vicine o lontane, occasionali o assidue. Immeritate o giuste.

Le mie amiche hanno tirato fuori il peggio di me, e mi hanno costretto a diventare una persona migliore. Mi hanno tolto il fiato, e mi hanno aiutato a non soffocare.

Le mie amiche. Croce e delizia, botte e carezze. Come i figli, come la vita.

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1 Commenti

Beatrice 3 Ottobre 2017 - 06:40

Le mie amiche…quelle che forse non sanno nemmeno di esserlo! Le donne che ispirano, le donne in cui specchiarti, quelle che ammiri, che invidi forse anche un po’, le donne, le ragazze, le bambine, quelle come me e quelle molto diverse da me, le donne mi piacciono da sempre, mi piace la loro compagnia, gli perdono sempre tutto, forse perché le capisco e le accetto…. mentre con gli uomini ancora mi innervosisco da morire e mi fanno incavolare…loro hanno il mondo servito sul piatto d’argento mentre per le donne non è mai facile il mondo…mah….sbagliero’?

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