La violenza sulle donne spiegata ai miei figli

by Silvana Santo - Una mamma green

Se non sei una donna, non lo puoi capire. Non è una cosa con cui nasci, no. La acquisisci piano piano mentre cresci, involontariamente. In effetti non ti accorgi nemmeno del fatto che stia succedendo. Non è una cosa a cui pensi espressamente, se non in certe circostanze particolari. Somiglia piuttosto a una specie di consapevolezza inconsapevole. È semplicemente parte di te, come il fatto di avere il seno, o le mestruazioni. Intimamente, senza il bisogno di dirtelo, senza doverlo mai ricordare a te stessa, sai che siccome sei femmina, sei fisicamente più vulnerabile di quasi tutti i maschi che incontrerai ogni giorno lungo le strade che sceglierai di percorrere, o che sarai obbligata ad attraversare.

Se sei femmina, sei costantemente al corrente, in un angolo remoto e silenzioso della tua coscienza, che se un maschio – familiare o sconosciuto, recidivo o insospettabile, amato o detestato – dovesse improvvisamente avvertire la pulsione di farti del male, è molto probabile che ci riuscirebbe. A meno che tu non sia armata, eccezionalmente prestante o segnatamente allenata a difendere te stessa. Se, per la ragione più imperscrutabile, a un maschio dovesse venire in mente di picchiarti, violentarti o Dio sa cosa, tu sai che avresti poche chances di impedirglielo. E non è una questione culturale, ovviamente. Ma proprio una mera faccenda di forza fisica. Molte di noi, magari, a questa cosa non ci pensano mai, o forse se ne rammentano solo quando si trovano in circostanze potenzialmente a rischio. Ma io sono convinta che, nascosta nelle pieghe più sottili della nostra coscienza, questa consapevolezza ce l’abbiamo tutte (e non penso che accada altrettanto ai maschi, forse solo chi tra loro ha purtroppo subito una violenza o un abuso può capire davvero di cosa sto parlando). Non per questo, ovviamente, finisci col campare nel panico, né col diffidare di tutto il genere maschile. Non è una consapevolezza che ti impedisce di vivere in serenità, di viaggiare da sola, di attraversare un sottopassaggio buio e silenzioso. O, più lievemente, di accettare un appuntamento con un uomo che conosci appena. Niente del genere. Ci si convive praticamente senza pensarci, esattamente come ogni essere umano attraversa tutta la sua vita senza ricordarsi quasi mai del fatto che prima o poi dovrà morire.

Ma forse è anche per questo, mi dico a volte, che per certe donne la violenza – fisica o psicologica – diventa in qualche modo un fatto normale. Tollerabile. Una cosa da mettere in conto. Da aspettarsi come se facesse parte del pacchetto. Sei una femmina, fisicamente meno prestante di molti maschi, e quindi, per tutta la tua vita, loro faranno di te quello che vorranno. Forse è anche per questo che certe madri tacciono nel silenzio più osceno davanti a quello che mostri dal viso familiare fanno alle loro figlie, che le incoraggiano a sopportare, a rassegnarsi. Sei femmina, che ci vuoi fare. È la vita, è la natura. È sempre stato così, e così sarà per sempre. La condizione di oggettiva fragilità fisica diventa uno stato di inferiorità a cui conviene rassegnarsi il prima possibile. Come se il solo fatto di essere dotati di una maggiore forza fisica autorizzi chi ce l’ha a usarla contro chi è più debole. È una storia vecchia, in effetti. In un certo senso è vero, che è sempre stato così. Ma se ho fatto dei figli è perché sono davvero convinta che le cose possano cambiare.

È da loro, dai miei figli che provo a cominciare. Dicendo loro che la forza non ha niente a che vedere con la violenza. Che essere più robusti, più alti o più “muscolari” non significa affatto poter esercitare quella forza fisica contro un altro essere umano, solo perché magari è più minuto di te. Che il testosterone non giustifica, in alcun caso, la sopraffazione nei confronti di un’altra persona, che gli eccessi di passione sono tali soltanto se sono condivisi. Che una donna può essere fortissima, a prescindere dallo stato di tonicità dei propri bicipiti. Che può essere fortissima soprattutto se non è sola, e se è veramente e profondamente libera. Che un cuore spezzato, di solito, si può riparare, ma non è sempre così per le ossa, per le vene, per la dignità. Che se una donna colpisce fisicamente un uomo commette uno sbaglio estremamente grave e di solito niente di più, ma se un uomo colpisce una donna rischia di ammazzarla con un solo schiaffo. E che la violenza psicologica ed emotiva, invece, non ha genere.

Che essere consapevole della propria fisica vulnerabilità non deve mai, nemmeno per un momento, far pensare a una donna di valere meno di un maschio, né, per niente al mondo, impedirle di riconoscere il valore degli uomini che valgono. E che la coscienza della propria forza fisica rappresenta, per un uomo, l’imperativo morale ad esercitarla sempre con equilibrio e rispetto. Verso qualsiasi essere umano gli capiti di incrociare lungo il cammino.

Che la coercizione, il condizionamento psicologico, il mobbing domestico, la violenza fisica non possono mai essere tollerati, soprattutto se chi te li impone dichiara di amarti. Che l’amore a volte fa male, ma se è violento non è affatto amore. Che un bacio non si pretende mai, neanche dai tuoi figli. E che finché sarò in vita mi batterò con tutte le mie forze di donna forte per difenderli da chi, maschio o femmina, provi a usare violenza nei loro confronti.

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1 Commenti

Chiara 28 Novembre 2016 - 14:03

B-R-A-V-A ti ammiro molto.

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