I figli che vorrei

I figli che vorrei hanno le mani sporche di terra e di inchiostro. Di erba, di sabbia e colori. Di miele e di farina. Di cioccolato. Lasciano ditate appiccicose ad ogni carezza, stampano impronte variopinte sulle tappezzerie e sulle pareti.

I figli che vorrei non arrivano sempre primi. Corrono nel gruppo, del loro passo. Qualche volta vanno in fuga, scollinano in testa, vincono una tappa. Altre volte si attardano. Ogni tanto bucano una ruota e chiedono una mano per riuscire a ripartire. I figli che vorrei sono mediocri. Normali, uguali agli altri, bambini e basta. Sono speciali ma non sono i migliori. Unici e straordinari senza essere i primi.

I figli che vorrei ogni tanto si arrabbiano. Sbraitano, litigano, puntano i piedi e sbattono la porta. Dopo un’ora o una settimana, tornano indietro e ti abbracciano forte. Sanno che l’amore resiste al disaccordo, alla stanchezza, ai rigurgiti di furore.

I figli che vorrei dormono tutte le notti. Ma non troppo, perché per riposare in fondo c’è sempre tempo.

I figli che vorrei conoscono i nomi degli animali e dei continenti. Sanno che un delfino non è un pesce e che un ragno non è un insetto. Che l’acqua è dolce nei fiumi e salata nei mari. Distinguono un gallo da una gallina e un cammello da un dromedario. Un pianeta da una stella. I figli che vorrei ignorano le marche delle auto e delle sigarette.

I figli che vorrei leggono libri e guardano la tv. Ascoltano  il rock anni ’70, i cantautori decrepiti e il pop italiano. Le ballate celtiche e il reggaeton estivo. Entrano nei musei e negli stadi, giocano con le macchinine e con le bambole.

I figli che vorrei, qualche volta, hanno paura. Piangono, tremano, chiedono aiuto. Aspettano l’abbraccio che li salvi e li protegga. Lo stesso abbraccio che di tanto in tanto ti elargiscono, senza che tu glielo abbia chiesto. Perché hanno riconosciuto la paura nei tuoi occhi.

I figli che vorrei ogni tanto si annoiano. Ciondolano per casa guardandosi i piedi, sbadigliano, sbuffano. Sprecano del tempo aspettando che il tempo passi.

I figli che vorrei stanno simpatici a qualcuno e antipatici a qualcun altro. I figli che vorrei stanno bene con chiunque, ma soprattutto stanno bene senza nessuno. Hanno amici per cui darebbero la vita, ma non si aspettano che gli amici diano la vita per loro. Sanno che di solito la malinconia si può curare accarezzando un cane, camminando sul bagnasciuga, accecandosi in un tramonto. E che in qualche caso non curarla affatto può essere la decisione migliore.

I figli che vorrei sanno per esperienza che la tristezza non è sempre depressione. Che il dolore non è il contrario della felicità, che l’incertezza può schiacciarti al suolo ma può anche condannarti ad andare sempre avanti. Che per fuggire, a volte, ci vuole più coraggio che per restare. Che dire di no, in certi casi, è la scelta più sana. Che non sempre l’amore basta, ma senza l’amore hai perso in partenza.

I figli che vorrei sono liberi di essere, di andare, di sbagliare. Sono liberi di fare. I figli che vorrei sono i figli che ho già.

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8 Commenti

IsaQ 18 Maggio 2016 - 12:37

Tutto vero!Anche e sopratutto le manine sporche di tutto su vetri e sui miei abiti!!!

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Mina 18 Maggio 2016 - 13:23

Bellissimo! Scrivi proprio bene! e concordo in pieno!

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nimerya 18 Maggio 2016 - 16:23

Bellissime parole!!!!

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Silvana - Una mamma green 19 Maggio 2016 - 12:29

Grazie! Come state?

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Calzino 18 Maggio 2016 - 16:36

I figli che vorrei sono quello che loro vorranno essere, sempre, incontrovertibilmente. Che siano un giorno calciatori o violinisti, imbianchini o ematologi, giramondo o paesani, estroversi o isolati, precisi o distratti, sognatori o razionali. Che dio li aiuti solo ad essere felici e sereni, di ciò che hanno, di ciò che sono.
Ciao mia cara mamma bella <3

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Silvana - Una mamma green 19 Maggio 2016 - 12:29

Inshallah! Ciao a te! 🙂

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chiara 29 Giugno 2016 - 16:42

I figli che vorrei sono il mio grande, che se ne starebbe sempre attaccato alla tv, tv che non guardo da vent’anni. Il piccolo, che con occhi straripanti di gioia urla “io piace battaglia sangokan” e giù botte a chi gli passa a tiro, anche a me che sono nata per il silenzio, il monastero e la compostezza. La vita è imprevedibile, i figli non sono per noi, chi genera può e deve lasciare andare…che si tratti di motoscafo, barca a vela o pedalò…li seguiremo col nostro cuore aperto lasciare il porto e rientrare, bello o cattivo tempo che sia.

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Silvana - Una mamma green 29 Giugno 2016 - 21:03

La mia stessa conclusione! 😉

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