I figli: da senso della vita a rottura insostenibile?

figliC’è stato un tempo, durato millenni e finito appena un attimo fa, in cui fare figli era praticamente un obbligo sociale. In cui le donne erano qualcosa di molto simile a delle fattrici, a delle vacche da monta, e il loro valore era giudicato sulla base della quantità dei figli che riuscivano a sfornare nel corso dei loro anni fertili. Generazioni di bambine sono cresciute con la sola aspettativa di partorire, allattare e allevare una certa quantità dI marmocchi. E chi i bambini non riusciva a farli era una specie di paria, qualcuno da compatire e forse anche da tenere alla larga. Non volerne, di figli, non era neanche una possibilità contemplata.

Poi per fortuna le cose hanno iniziato a cambiare. Pagando un prezzo altissimo per le proprie conquiste, le donne hanno cominciato a pretendere di controllare il loro corpo, hanno rivendicato il sacrosanto diritto al proprio piacere. Hanno smesso di permettere in silenzio al resto del mondo di scegliere al posto loro. Amare, anche in senso carnale, è diventato un fine, e non più soltanto un mezzo. Un processo faticoso e lento, che in molte parti del mondo deve ancora iniziare e che anche da noi, anche per la mia generazione, non è ancora concluso. Sacche di oscurantismo maschilista, ipocriti perbenismi d’altri tempi sopravvivono tuttora, è innegabile.

Però, senza dubbio, per la prima volta nella storia dell’umanità in una buona parte della Terra le donne (e gli uomini) possono scegliere di non avere figli senza che questo li renda dei reietti. I più fortunati posseggono anche gli strumenti, culturali ed economici, per riuscire nel loro intento, ma questa è un’altra faccenda (e magari un altro post).

Quello che però mi sembra di percepire, per altro come un fenomeno tutto italiano, è che, prima ancora di concludere il processo si stia già passando alla tendenza opposta. Da obbligo morale imprescindibile, fare dei figli è diventata, senza soluzione di continuità, una specie di sfiga cui sottrarsi con ogni mezzo, o, al massimo, cui sottoporsi per necessità biologica. Sapendo che “prima o poi andrà meglio”.

Da una parte, certo, sopravvive la retorica zuccherosa della maternità come senso della vita, le fregnacce sulla gravidanza come “il momento più bello per una donna” e altre presunte verità altrettanto discutibili, ma poi, di fatto, molti di quelli che hanno dei figli sembrano preda di un mal di vivere insanabile. Non fanno che lamentarsi delle devastanti prove quotidiane cui sono sottoposti ed esultare quando riescono a liberarsi, per un’ora o per un mese, da quella che, a conti fatti, descrivono in qualche modo come una gravosa zavorra.

Mi sembra che non abbiamo neanche fatto in tempo a uscire dall’ipocrisia della famiglia come “la cosa più bella del mondo” e come unico viatico possibile per la felicità, per finire dritti dritti nel luogo comune opposto: i figli sono sacrifici inenarrabili, rotture di coglioni quotidiane, fatica sovrumana e rinunce continue.

Essere felici di passare del tempo, tanto tempo, con i propri bambini piccoli, esserlo davvero intendo dire (non proclamarlo ai quattro venti sui social network in una profusione di cuori e punti esclamativi), sta diventando, per certi versi, abbastanza impopolare. Qualcosa per cui sentirsi strani, qualcosa, se non si è troppo sicuri di sé, di cui a tratti vergognarsi addirittura.

Nella mia esperienza pur breve, la maternità è la cosa più intensa e totalizzante che si possa vivere. E in quanto tale, regala ore di assoluta felicità e momenti di sconforto inconsolabile. Costa fatica e impone delle perdite, ma ripaga con qualcosa che nessun’altra forma di amore potrà mai surrogare. Ci sono giorni in cui vorrei poter tornare indietro? Certo. Ma ce ne sono tanti altri in cui sono felice esattamente dove sono.

Si può essere felici senza figli? Certo. Tutti dovrebbero vivere questa esperienza? Neanche per sogno. Ma io non mi vergogno di ammettere che, nonostante i sacrifici colossali, mi piace tanto stare in compagnia di Davide, anche se non è stato lui a dare un senso alla mia vita.

 

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11 Commenti

tsukina83 31 Marzo 2014 - 12:15

parole molto saggie che condivido in pieno…

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Maria 31 Marzo 2014 - 13:21

Anche a me piace stare tanto con Gaetano, mi diverte!

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Angela 31 Marzo 2014 - 14:04

Se non ci fosse Chiara io mi sentirei persa… Sono combattuta quotidianamente se cercare un lavoro e parchegggiarla in un asilo o continuare a fare piccoli sacrifici con un solo stipendio ma vivere ogni ora con lei… e a fine giornata la risposta è sempre la stessa! Preferisco veder crescere mia figlia, portarla al parco ogni giorno, giocare con lei, essere presente ogni volta che fa un progresso! E quando qualcuno la guarda e mi dice “che bella, si vede che è una bimba serena” il mio cuore si riempi di gioia perchè la serenità nessuno stipendio potrebbe comprargliela….

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Barbara 31 Marzo 2014 - 14:29

La mia esperienza di mamma è cominciata poco più di 9 mesi fa, proprio il giorno del mio 32esimo compleanno ho dato alla luce Francesco..Certo,a dir il vero il tutto è iniziato col concepimento e a tal proposito devo dire che le “fregnacce sulla gravidanza come periodo più bello della vita di una donna” per me sono state poco fregnacce, ma molto verosimili, non verità assoluta perché ho vissuto tanti bei periodi nella mia vita, ma sicuramente posso affermare che è stato un gran bel periodo, mi ritengo fortunata perché ho avuto ben pochi degli “effetti collaterali” dello stato gravidico e tutti sopportabili, mi sentivo proprio bene, come rare altre volte mi è successo. Ora se dovessi fare un bilancio di questi mesi devo dire che condivido appieno l’ultimo parte del post, ogni singola considerazione.. A causa del lavoro che svolgo non sono ancora rientrata e mancano ancora un po’ di mesi, anche perché mi sono concessa tutti i sei mesi di congedo parentale che mi spettavano; però confesso che ci sono dei momenti in cui me ne pento, perché ho i nervi a fior di pelle, perché Francesco è meraviglioso sotto ogni punto di vista ma..è un bambino di nove mesi che dorme poco da quando a 4 mesi e mezzo è spuntato il primo dente, è un bambino di nove mesi super scatenato che rischia di spaccarsi la testa ogni volta che mi volto a guardare che la cena non bruci.. è un bambino di nove mesi che vuole dormire (quel poco) solo nel lettone..etc.. ed io a volte sono stanca.. tanto. Subito dopo aver fatto strani pensieri su quanto vorrei tornare indietro perché “non sono capace di fare la mamma” oppure aver pensato “voglio andare a lavorare almeno per 7/8 ore sto in pace” mi sento uno schifo, una psicopatica, un mostro che non sa apprezzare quello che ha.. e penso che in realtà, sono felice davvero di stare con lui ed è solo la stanchezza infinita che parla al posto mio..perché da quel 14 giugno la vita è cambiata si, ma in meglio e non perché ho compiuto 32 anni.. scusate la prolissità, ma non appena ho letto il titolo ho sentito la necessità di sfogarmi..

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Vittorio Vacca 31 Marzo 2014 - 21:56

Grazie Silvana per questa “liberatoria” per tanti pensieri delle donne mamme, che lascia prendere un sospiro a chi ancora nella repressione o “auto-repressione” vive ancora per quell’eredità ancora molto presente del viversi donna . E’ vero anche che tante privazioni, tante preclusioni, una volta sfondato il muro che le conteneva, poi portano anche a un’eccesso opposto per inerzia, ma sono più che sicuro che proprio dopo questo passaggio, presto si troverà anche quel punto di equilibrio tra libertà e gioia. La repressione in generale, anche in nome di un buon principio, religiosa o sociale, credo porti sempre ad una violenza verso se stessi che poi diventa rabbia ed infelicità, e questo nella donna ha trovato la sua massima espressione… forse, è ora di dare una possibilità alla libertà. Ciao e grazie ancora. 🙂

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Silvana - Una mamma green 1 Aprile 2014 - 22:52

Grazie a te per la presenza, sempre discreta ma viva e apprezzata.

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Pizzico di Sale 1 Aprile 2014 - 10:54

Anch’io condivido le tue parole, e più di qualche volta mi sono sentinta, come dici tu “strana” perchè proprio non sento la necessità di fare delle cose senza mio figlio. Quando “rinuncio” a delle uscite o ad alcuni “divertimenti” perchè non adatti ad un bambino piccolo, non mi sento privata di qualcosa, ma penso solo a quanto sarà bello poter fare queste cose con lui…come tu scrivevi nel post sulla visita ai musei.

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Silvana - Una mamma green 1 Aprile 2014 - 22:52

Viva la stranezza, allora! 😉

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SiLviA 1 Aprile 2014 - 11:08

ho appena scoperto il tuo blog e mi piace davvero molto! Continuerò a seguirlo. Ho letto qualche post qua e là e mi sono piaciuti in particolare quello sulle mamme che lavorano e sull’essere onnivori, mi ci sono molto ritrovata… oltre ad avere anche io una bimba più o meno della stessa età del tuo!
Insomma complimenti per il bellissimo blog!
SiLviA

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Silvana - Una mamma green 1 Aprile 2014 - 22:51

Grazie di cuore, Silvia. Benvenuta!

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Guglielmo 8 Aprile 2014 - 11:37

Concordo pienamente: per me avere delle bambine è una cosa assolutamente fantastica, fin da quando erano piccole.
L’unico grosso difetto di questa situazione è che pian piano crescono.
Ed è dura da mandar giù.
🙁

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