Disturbo da deficit di natura: così si ammalano i bambini di città

by Silvana Santo - Una mamma green

Qualche mese fa è venuto a trovarmi un amico che vive in una grande città del Nord. Con lui c’era anche suo figlio, che allora aveva circa un anno e mezzo. Ricordo di essere rimasta molto colpita dalla reazione del bambino di fronte a uno dei tanti alberi di agrumi che prosperano nei giardini privati del mio quartiere (vivo in un paesone dell’hinterland napoletano, nonostante il cemento e l’ansia da Terra dei fuochi, qui un sacco di gente ha un orto sotto casa). Più che interessato o attratto da quelle belle sfere arancioni, il piccolo sembrava semplicemente sorpreso. Stupefatto, meravigliato, incredulo. Sbalordito. Al momento sono rimasta a mia volta stupita dalla sua reazione, ma poi ho realizzato che per un bimbo italiano (e non solo) cresciuto in una grande città, una pianta di mandarini non è, effettivamente, uno spettacolo così consueto.

Allora ho provato una certa tristezza, soprattutto pensando alle conseguenze che il distacco dalla natura sembra causare su bambini e ragazzi. Non mi riferisco alle conseguenze dal punto di vista culturale e comportamentale – per quanto l’indifferenza dilagante tra i più giovani mi atterrisca non poco – ma agli effetti che l’assenza della natura sembra determinare sulla psiche e sulla personalità dei piccoli. L’allontanamento dagli elementi naturali, infatti, potrebbe essere alla base di una serie di disturbi psicologici sempre più diffusi nella popolazione infantile: difficoltà di concentrazione, ansia, insicurezza e iperattività. Per non parlare del sovrappeso e dei problemi nelle relazioni col prossimo.

Il primo ad avanzare questa ipotesi, parlando di Nature deficit desorder (Disturbo da deficit di natura), è stato Richard Louv, esperto americano di psicoterapia, consigliere del National Scientific Council, fondatore del Children and Nature Network, editorialista del New York Times e del Christian Science Monitor. Nel suo libro “L’ultimo bambino nei boschi: salvare i nostri figli dal disturbo da carenza di natura” (Rizzoli, 2006, euro 19), Louv sostiene, in soldoni, che la separazione dagli elementi naturali faccia molto male alla salute. Soprattutto a quella dei bimbi e degli adolescenti, che ormai si vedono quasi sempre costretti a crescere separati dagli alberi e dalla terra, dai fili d’erba, dalle ghiande e dai semi, dai formicai e dagli stagni brulicanti di vita, dai nidi colmi di uova e dalle crisalidi attaccate alle foglie.
Un’ipotesi che non ha incontrato pareri unanimi ma che, personalmente, mi sembra fondata e plausibile. Il disagio psicologico con cui bambini sempre più piccoli si trovano a fare i conti è un dato di fatto, che molte volte si affronta semplicemente ricorrendo a somministrazioni sempre più precoci di psicofarmaci di vario tipo. Le cause di questo fenomeno, che comprende iperattività, disturbi dell’attenzione, aggressività, deficit dell’apprendimento e tendenze autolesioniste, sono evidentemente molteplici (da profana, presumo che includano fattori familiari e sociali, ma anche alimentari ed economici), ma non occorre una specializzazione in neuropsichiatria infantile per constatare gli effetti benefici di una corsa a piedi nudi in un prato, o di una sessione di giochi con un gatto accondiscendente.

Sarà per questo che esiste la pet terapy; che nonostante la crisi economica e i ritmi quotidiani sempre più serrati, le famiglie si ostinano a ospitare cani, gatti e canarini; che i ghiacciai e i fondali marini, le pozze termali e le campagne in fiore continuano a sedurre umani di ogni età, origine e condizione sociale. Sarà per questo, più semplicemente, che il mare in tempesta e il cielo stellato riscuotono mediamente molto più successo del più premiato dei film di Hollywood. Io non so quanti dei ragazzini isterici e complessati che circolano di questi tempi possano essere davvero curati sostituendo la Playstation con una casa sull’albero, ma penso che valga sempre la pena tentare. Anche se viviamo nella più grigia e inquinata delle città, basta una passeggiata in un parco spelacchiato, qualche pianta in terrazzo o un acquario pieno di pesci per cominciare a invertire la tendenza. Per ricondurre i nostri figli là da dove veniamo tutti, per iniziare piano piano a restituirli alla natura. La loro, prima di tutto.

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8 Commenti

giovannacacciuto 24 Ottobre 2013 - 07:46

quanta pena vedere i bimbi chiusi nei centri commerciali , fagocitati da immense vasche di palline di plastica….ma portateli questi poveri bimbi nei parchi, nelle riserve naturali a vedere animali ( liberiiiiiiii ) saranno sicuramente degli adulti migliori…
Bellissimo articolo ” mamma green ” 🙂

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Silvana 24 Ottobre 2013 - 15:16

Non sono l’unica a pensarla così, allora! Non dico di essere fondamentalisti (MAI centro commerciale, SEMPRE natura), ma di cercare di fare il possibile per restituire libertà ai nostri figli! Grazie del commento, continua a seguirmi, se ti va 😉

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mamadvisor 24 Ottobre 2013 - 22:50

Ciao Silvana, come sono d’ accordo! Prima di diventare mamma non mi rendevo quasi conto di come siano invivibili le città per noi e per i nostri bambini. Ora attendo, non senza una certa angoscia, l’arrivo del lunghissimo inverno metropolitano. Mia figlia annaffia le piante da quando cammina, alcune sono addirittura sue e quando piove mi dice “mamma i fiori adesso bevono!” Abbiamo “adottato” un albero di Melograno ed una ciotola di fiori nel nostro giardino condominiale. Ma quando fa MOLTO freddo o, come ora, piove ininterrottamente da giorni o quando capita che ha la bronchite ed esce solo un’ oretta sai dove andiamo? Tristemente in un Centro commerciale! Per noi parchi e riserve sono ahimè “stagionali”! Godetevi un po’ anche per noi tutta la natura che potete! Vi abbraccio!

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Silvana 25 Ottobre 2013 - 14:13

Cara, secondo me la sola strada percorribile, come in molti casi, è il compromesso. Però avere chiaro in testa il modo in cui si vogliono crescere i propri figli è quello che conta. E poi demonizzare centri commerciali e simili, secondo me, sarebbe sbagliato come qualsiasi estremismo. Congratulazioni per l’inventiva e buon inverno!

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Iridediluce 25 Ottobre 2013 - 13:54

L’ha ribloggato su Educazione Consapevole.

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Silvana 25 Ottobre 2013 - 14:38

Grazie per il riblog! 🙂

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#GreenPeople, Una Mamma Green Silvana Santo si racconta a @MinimoImpatto | Minimoimpatto.com: le pratiche ecosostenibili 25 Febbraio 2014 - 09:34

[…] “L’ultimo bambino nei boschi: salvare i nostri figli dal disturbo da carenza di natura” (Rizzoli, 2006, euro 19), di Richard Louv. […]

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diana 3 Ottobre 2018 - 11:29

Ciao a tutti, stasera tengo un webinar gratuito proprio su questo tema, per il portale GreenMe! Se per caso a qualcuno interessasse… ecco il link da cui trarre le informazioni: https://www.dianatedoldi.com/webinar-nature-deficit-disorder-prevenire-e-curare-il-disturbo-da-mancanza-di-natura/

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