Animali: sono “meglio” dei figli?

Sono cresciuta sognando, invano, di avere la compagnia di un animale domestico. Un cane, per la precisione. Di quelli grandi grandi e col naso rosa. Un meticcio scondinzolante con gli occhi dolci e la lingua penzoloni. Il cane, in casa nostra, non è mai arrivato (e col senno di poi, probabilmente, è stato meglio così). A un certo punto mi presero un pesce rosso di nome Ugo, che aveva istinti suicidi e le cui spoglie mortali furono affidate alle fogne da mia madre mentre ero a scuola. Una tragedia che al confronto Mario Merola era davvero un dilettante.

Comunque. Ugo riposi in pace nel paradiso acquatico dei pescetti rossi, non è di lui che volevo parlare. In assenza di quadrupedi domestici, sono cresciuta dispensando carezze e grattini (oltre che avanzi di cibo) ai randagi dell’intera provincia. Al liceo qualcuno mi conosceva come “la ragazza dei cani” (se non ho mai preso la rogna, credo di dover ringraziare una qualche divinità canina che ha deciso di vegliare su di me). Quando frequentavo il master a Roma, partendo da casa all’alba di ogni lunedì, un botolo caracollante mi scortava in silenzio fino alla stazione: non ho mai capito se si trattasse di un vero cane o di una specie di angelo custode con la coda che compariva al mio fianco in quelle oscure – e un po’ inquietanti – aurore primaverili.

Sono cresciuta circondandomi di animali, per quanto possibile, e giurando a me stessa che avrei colmato quel vuoto appena possibile. E così, alla fine dell’inverno di un paio di anni fa, è arrivato Artù. Un gatto, stranamente, per me che avevo sempre amato i cani. Per la maggiore semplicità di “gestione”, soprattutto in occasione dei nostri viaggi relativamente frequenti, e perché lo spazio fisico a disposizione in casa nostra, oggettivamente, è quello che è.

Come tutte le storie d’amore, quella con il felino di casa non è stata priva di scivoloni e lacrime. Di indole indipendente e aggressiva, separato troppo presto da sua madre (non per nostra volontà), gigantesco e vorace, ma dalla salute delicata, Artù ha portato con sé risvegli notturni e crisi di gelosia, corse in pronto soccorso veterinario, spese impreviste, disastri e accessi di ingratitudine. Morsi di cui in qualche caso porto ancora i segni, oltre alla necessità di ricorrere al prezioso aiuto di qualche familiare volenteroso ogni volta che ci allontaniamo per qualche giorno.

Mentirei se non riconoscessi che qualche volta ho pensato che adottare un animale abbia complicato la nostra vita in modo significativo. Che sarebbe più semplice non doversi occupare delle sue necessità, né preoccupare dei suoi sbalzi d’umore. Ma poi lo guardo passare silenzioso davanti ai miei occhi, lo sento dormire alle mie spalle mentre lavoro al computer, lo osservo defilata mentre dà la caccia a una mosca, o a uno spago, e lo ringrazio.

Perché è lì ogni giorno a ricordarmi che la vita è per i semplici, che è fatta di cose semplici come mangiare, dormire e rotolarsi al sole. Perché da quando è arrivato lui io non sono sola, neanche quando la casa è immersa stranamente nel silenzio. Perché la sua voce diversa dalle nostre mi aiuta a tenere a mente che questo mondo non ci appartiene. Che siamo in compagnia di creature altre, e che a loro dobbiamo tante cose.

Perché, a differenza di un figlio, un animale resta sempre ciò che è. Non si offende, non si allontana, non si ribella per partito preso. Non dimentica. Ha dei bisogni chiari e delle aspettative precise, non ti coglie di sorpresa, non tradisce. Non resta deluso e non delude. Perché un animale lo puoi coccolare senza temere di viziarlo, lo puoi adorare senza il rischio di fargli del male. Non puoi ferire i suoi sentimenti senza accorgertene, non puoi, se lo ami e lo tratti con gentilezza, traumatizzarlo senza saperlo. Un animale non ti può fraintendere. Perché, se hai adottato un animale, hai il diritto di aspettarti che lui resti con te fino alla fine dei suoi (o tuoi, se sei fortunato) giorni. Perché, se lo rispetti e gli vuoi bene, il tuo cane non arriverà mai a disprezzarti. E dei propri figli, si sa, nessun genitore potrà mai dire altrettanto.

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10 Commenti

Serena 23 Maggio 2014 - 08:57

…Quindi, da quando in qua mi leggi nel pensiero? Te l’ho scritto nella mia mail di parecchio tempo fa, e te lo ribadisco oggi: dai voce ai miei pensieri, parola dopo parola, lettera dopo lettera. Anche la punteggiatura è la stessa! 🙂
Inutile dirti come la penso… D’altronde capita davvero molto di rado che i tuoi post nn mi trovino d’accordo (fin’ora solo 3 volte :P)
Grazie

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Silvana - Una mamma green 26 Maggio 2014 - 13:25

Mamma mia, Serena! Mi dispiace tanto per te! 😛
Grazie, comunque. Anche e soprattutto per quelle 3 volte…

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Vivi 25 Maggio 2014 - 14:28

Io di animali ne ho sempre avuti una marea, da quando sono nata… In molti mi dicono anche troppi…
Fatto sta che l’anno scorso, quando è nato il mio bimbo, ero a quota 4 cani e 1 coniglio nano. E ci sono tutti ancora oggi! Non è facile, ognuno ha il suo carattere e non tutti hanno reagito bene all’arrivo del bambino, ma ora sono tutti inseparabili. Certo con gli animali e un neonato la mole delle cose da fare e il tempo che si deve correre, per poi andare al lavoro, mi fa spesso pensare chi me l’ha fatto fare. Ma sono la mia famiglia e non li lascerei per nulla al mondo! E gli animali sono e saranno sempre più puri e sinceri di qualsiasi essere umano.

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Silvana - Una mamma green 26 Maggio 2014 - 13:25

Posso solo immaginare la fatica. Ma anche il piacere della “famiglia numerosa” 🙂

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Vivi 26 Maggio 2014 - 14:02

Verissimo ^_^ Ma la cosa più bella è vedere come il mio bimbo è felice con gli animali!

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Mummyinprogress 27 Maggio 2014 - 15:22

L’unico punto che mi sento di obbiettare e’ che non si offendono: la mia gatta e’ di un permaloso! Capace che tiene il muso se per sbaglio la calpesti (non e’ colpa mia se si intreccia ai piedi mentre cammino). Il mio esordio e’ stato simile: volevo un cane mi hanno regalato un pesce suicida… Se vivessi in campagna mi circonderei di animali, ma sono diventata una gattara! sono fortunata ad avere un giardino e ora che sono in attesa, sto pensando di prendere un micino che faccia compagnia alla micia, così che non si senta trascurata con la nascita. E chi dice che i gatti non sono affettuosi o fedeli non sa davvero di cosa parla!

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Silvana - Una mamma green 27 Maggio 2014 - 16:48

In effetti anche Artù è un permaloso incredibile. Quando ho partorito mi ha tenuto il broncio per giorni… Ma credevo fosse un caso isolato 😛 Comunque bella l’idea del micino, sempre che gatta lo accetti di buon grado!

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Mummyinprogress 28 Maggio 2014 - 06:37

Pensavo di corromperla con un maschio tigrato: il papà dei suoi figli era un gattone tigrato e il figlio preferito come il tuo Artù ma senza i calzini… È una buongustaia!

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Silvana - Una mamma green 28 Maggio 2014 - 09:09

🙂

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Paolo 28 Aprile 2016 - 12:10

Bellissimo racconto. In un sito stamane ho letto tra l’altro di numerosissime testimonianze, firmate a nome e cognome, di persone che hanno avuto prove tangibili di sopravvivenza del prorpio caro animale alla morte fisica. E ho letto una persona che scriveva di una fase universale di evoluzione spirituale dove si passa dal regno animale a quello umano. Ecco, su questo punto mi sento di affermare il contrario, che vedo moooolto più negli animali un rispetto, una essenzialità, un amore che l’essere umano nemmeno lontanamente si sogna! Un essere mortale, che non sa nulla di nulla, come l’uomo, si arroga il diritto di dire quale è la scala di evoluzione ideata da Dio, chi va in alto e chi in basso? Ma che risate, quanta arroganza! Gli animali sono altre entità, punto. Chi dice che non siano proprio LORO il punto più alto dell’evoluzione spirituale?
Quindi, onoriamoli, e cerchiamo di apprendere da essi, con umiltà, a lasciare quel famoso segno sui cuori con il cuore.

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