Accettare il cesareo: come ci sono riuscita

come accettare parto cesareo

Avere un parto cesareo, al termine della mia prima gravidanza, non è stato facile. Non tanto fisicamente (anche se la puntura spinale mi ha causato una orribile cefalea che mi ha parzialmente rovinato la prima settimana di vita di mio figlio), quanto per le conseguenze psicologiche ed emotive di quel taglio orizzontale. Anzi, per essere più precisa, del mancato parto vaginale, soprattutto dopo aver travagliato per una notte intera, fino a dilatarmi completamente. La delusione, all’inizio, è stata forte. Accettare il cesareo mi sembrava impossibile. E non era solo la beffa per aver sofferto tante ore “invano”, e dovermi ritrovare comunque sotto i ferri, destinata a subire l’incisione e la ricucitura di sei strati di tessuti. C’era anche un senso di inadeguatezza profondo, la sensazione di non essere stata all’altezza del compito principale cui, da sempre, le femmine di mammifero sono chiamate dalla natura e dall’evoluzione.

Ricordo che mentre mi portavano in sala operatoria, in preda alla stanchezza e a contrazioni ormai incessanti ma inefficaci, continuavo a chiedere ossessivamente alle ostetriche se fosse stata colpa mia. Se mi fossi stancata troppo presto di camminare, se sdraiarmi un po’ sul lettino avesse in qualche modo bloccato le cose, rovinando il travaglio e bloccando mio figlio nel canale del parto. Ricordo che continuavo a chiedermi cosa avrei o non avrei dovuto fare per evitare quella conclusione chirurgica e cruenta.

Mi sentivo in qualche modo mutilata. Defraudata di qualcosa che era mio e di mio figlio, e che avremmo dovuto vivere insieme, senza interferenze né intoppi. Non solo. Sentivo che quella perdita fosse in qualche modo imputabile solo a me stessa. La prima prova ineluttabile della mia incompetenza di madre.

Non so bene da cosa dipendesse quella difficoltà così profonda di accettare il cesareo. Forse dalla consapevolezza di aver perso, del travaglio, la parte più liberatoria e catartica, quella delle spinte. Forse dal timore che i sanitari stessero un po’ accentuando la reale necessità del taglio, visto che nella mia regione moltissime, troppe primipare finiscono in sala operatoria anche quando si potrebbe evitare. Forse dal retaggio per cui chi si sottopone a un cesareo non partorisce “davvero”, e vive un’esperienza che talvolta viene minimizzata o banalizzata dalle donne che invece sono riuscite a partorire veramente.

Fatto sta che ho sofferto davvero, dentro e fuori. E che ho impiegato un sacco di tempo per imparare a convivere serenamente con quel taglio sopra il pube, specialmente dopo che, per difficoltà oggettive e una mia mancanza di forza e decisione, non ho lottato perché almeno il secondo parto fosse naturale.

Come sono riuscita ad accettare il cesareo? Non so se sono in grado di spiegarlo davvero. Di certo, ma è chiaramente un fatto molto soggettivo, mi ha aiutato molto allattare a lungo i miei figli, nonostante l’inizio sia stato molto complicato, doloroso e frustrante. Mi è stato di grande conforto sentire di ricucire in un certo senso quello strappo, di colmare la distanza che il bisturi aveva creato così bruscamente e lasciare che si riformasse poi in modo lento e progressivo, come sarebbe dovuto accadere al momento del parto. Anche portare Davide nel marsupio, e poi sua sorella in fascia per tanto tempo, è servito a restituirci quella prossimità così preziosa e rassicurante, per me e per loro.

Sicuramente è stato decisivo aver partorito entrambi i miei figli al termine di gravidanza e a travaglio ormai iniziato (e anche concluso, nel caso di Davide). La certezza che entrambi fossero pronti a nascere, e che per il mio corpo fosse davvero giunto il momento di lasciarli andare, mi ha molto confortato nel processo di accettazione del cesareo. So che se la nascita di Flavia fosse stata programmata prima di quando lei ha deciso di venire al mondo avrei vissuto tutto con molta più apprensione, rimpianto e senso di colpa, ed è per questo che il mio consiglio, in caso di cesareo programmato e in assenza di complicazioni, è di aspettare che il travaglio parta spontaneamente, invece di anticipare l’intervento di due o addirittura tre settimane. Per la mia esperienza, questo particolare può davvero fare la differenza.

Infine, e soprattutto,  per accettare il cesareo ho fatto un grosso sforzo di razionalizzazione e consapevolezza. Mi sono detta che se sono, come sono, profondamente convinta che la maternità adottiva non sia in alcun modo differente da quella uterina, come potevo sentirmi così penalizzata (e inadeguata) per non aver partorito in modo naturale? Che anche se i miei figli potevano aver patito quell’inizio così brusco, abbiamo tutto il tempo per superare, insieme, lo strappo.

La maternità non è una gara a chi sopporta meglio il dolore più forte o più duraturo. Essere madri è un cammino di amore, pienezza e addestramento alla felicità, che prescinde completamente dal modo in cui i figli arrivano dai nostri sogni alle nostre braccia.

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24 Commenti

Nia 4 Luglio 2016 - 12:31

Non capisco questo concetto di parto cesareo =essere meno madre.
Il mio primo figlio è nato con parto naturale dopo un giorno di travaglio. La seconda è nata dopo pochissime ore di travaglio, con un taglio cesareo perché si è bloccata nello scendere.
Io rifarei mille volte il parto naturale ma solo per il dolore, altro che parto senza dolore, il cesareo ha un decorso molto doloroso, non lo augurerei a nessuno

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Silvana - Una mamma green 4 Luglio 2016 - 23:13

Non lo capisco neanche io, ma a volte traspare da certi commenti…

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Nia 5 Luglio 2016 - 06:39

Questo è vero, e infatti mi dispiace per le mamme che, come te, se ne fanno un cruccio. Mi è capitato di avere amiche che non volevano sentir parlare di parto naturale perché si “sentivano in difetto” per aver avuto un cesareo. Ecco in questi momenti penso proprio che viviamo in una società malata!!

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Claudia 14 Maggio 2019 - 00:08

Comprendo la sensazione di inadeguatezza di cui parli. L’ho vissuta,la vivo e forse una parte si me la vivrà sempre..pur consapevole che la colpa di quel taglio bon era la mia. Ho avuto dei prodromi di parto lunghissimi; tre giorni di contrazioni, dilatazione lentissima, induzione forzata, cesareo d’urgenza e per finire emorragia secondaria molto seria per cui ho veramente rischiato molto. A causa di tutto ciò, ho avuto un allattamento letteralmente drammatico,iniziato malissimo perche la montata non arrivava e con dolori lancinanti per 3 mesi…tre mesi in cui però non ho mollato perché in quello…almeno in quello, dovevo riuscire. I dolori,come alla fine per fortuna si è scoperto, erano dovuti alla candida al seno causata dagli antibiotici. Per molto tempo non ho fatto altro che piangere..Non tanto o meglio non solo per tutte le sofferenze che vivevo ma soprattutto per il dolore che provavo per il fatto che le cose non fossero andate come io per tanto tempo avevo immaginato e per il pensiero di non essere riuscita a fare ciò che ogni donna per natura deve saper fare.
Adesso mio figlio ha 5 mesi e l’incubo è passato..é bello come il sole e ogni suo sorriso mi restituisce poco per volta tutto quello che ho sentito essermi stato tolto..
Grazie per questa testimonianza..mi ha fatto sentire profondamente compresa.

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simona 4 Luglio 2016 - 13:20

Io ho avuto entrambi gli miei figli con parto cesareo, il primo dopo 22 ore di travaglio con induzione al parto che non ha funzionato(dolori forzati dai medicinali) il secondo con cesareo programmato, non sono riuscita ad allattarli , ma non per questo mi sento meno madre rispetto alle donne che hanno avuto un parto naturale o a quelle che hanno allattato. Una madre dona la vita e non credo sia molto importante la via d’uscita.

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Marzia 4 Luglio 2016 - 13:34

Condivido tutto ma non il senso di colpa. Non credo abbiamo fatto qualcosa di male che ha portato al cesareo. Per me è stato terrificante mi consolo solo pensando che senza l’operazione mio figlio sarebbe orfano. Ecco questo mi aiuta…dopo ben 8 anni

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Silvana - Una mamma green 4 Luglio 2016 - 23:15

Nel mio caso si tratta del dubbio di non aver insistito abbastanza per provare ad avere un parto naturale, soprattutto la seconda volta.

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Simona 4 Luglio 2016 - 15:09

Ho partorito in modo naturale dopo 14 ore di travaglio. La notte dopo il parto sono stata male, mi hanno ricucito la lacerazione interna,forte emorragia al limite trasfusionale,raschiamemto.
In conseguenza di tutto ciò non ho mai potuto allattare la bimba,montata lattea inesistente,nessuno capiva che non avevo latte,mia figlia affamatissima che soffre anche la fame…anche se ho partorito in modo naturale non riesco nemmeno a spiegare il dispiacere,il nervoso,la rabbia,la sensazione di aver tolto qualcosa a mia figlia,che ho provato per non averla potuta allattare
e che provo tuttora quando penso che questa cosa dell’allattamento mancato è stata una cosa indotta che non è dipesa da me,non è stata dovuta ad un mio deficit. Ma la sensazione di inadeguatezza permane per cui,se pur per altri versi,io ti capisco,Silvana. E hai tutta la mia comprensione.

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Maria Pia 4 Luglio 2016 - 19:17

“La maternità non è una gara a chi sopporta meglio il dolore più forte o più duraturo.” Quanto mi piace quello che hai scritto!!!! APPLAUSI! Io capisco quello che dici. Ho desiderato un parto naturale e l’ho avuto, solo che la mia piccola non ne voleva sapere di venir fuori e il parto è stato indotto…risultato? non l’ho vissuta bene per niente! dolori forti da subito, il mio corpo non ha avuto il tempo di abituarsi al dolore, e ho fatto l’epidurale…io che manco mi ero informata se era gratuita io disponibile, io che l’avevo sempre un pochino snobbata! e ora mi ritrovo con amiche che si “vantano” di aver partorito senza epidurale! ma ti vanti di cosa, scusa?!?!

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Cristina Sanges 5 Luglio 2016 - 02:52

Cara Silvana, io ho partorito naturalmente ma dopo 22 ore di contrazioni. Niente epidurale e nessun farmaco, ma le acque si erano rotte fin da subito e x questo mia figlia è nata con un’infezione respiratoria che ha contratto durante il lunghissimo travaglio. Quindi è stata ricoverata in una stanza lontana da me per 8 giorni prima in termoculla e poi con una flebo nel braccino (ogni giorno la vena collassava e dovevano bucarla all’infinito per trovarne un’altra) di antibiotico 24 ore su 24. Non si attaccava al seno ma voleva starmi addosso, cercava il contatto, piangeva appena la rimettevo nella culla e andavo via, quindi ho passato 8 giorni in quella stanza giorno e notte seduta su una sedia in compagnia del dolore costante di una lacerazione di secondo grado. Dopo 4 mesi ancora ho gli incubi del mio parto, sto male, e se penso a un altro figlio credo che vorrò concepirlo solo dopo che qualcuno mi avrà assicurato che partorirò con un cesareo programmato!!!!!!!!!

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Cristina Sanges 5 Luglio 2016 - 03:11

La mia gravidanza è stata tutta 100% fisiologica. Avevo perfino organizzato il parto in casa. Invece mi è toccato far nascere mia figlia in ospedale. Molto probabilmente se mi avessero fatto subito il cesareo lei non sarebbe nata con l’infezione e non me l’avrebbero portata via appena nata. Diverse esperienze e diversi punti di vista….. il confronto è d’obbligo. Articolo molto utile e interessante.

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Silvana - Una mamma green 5 Luglio 2016 - 09:58

Mi dispiace, sai che spavento! Come va adesso?

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Parto cesareo: un tabù? 5 Luglio 2016 - 10:56

[…] Ho deciso di pubblicare questo post, scritto e riscritto mille volte, dopo aver letta la testimonianza di Una Mamma Green che ieri postava: “Accettare il cesareo: come ci sono riuscita“. […]

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Paola 8 Luglio 2016 - 18:38

Sono una mamma che ha avuto il suo primo figlio con il cesareo (inutile stare a raccontare il perchè) e che è stata male da subito per questo. Ti scrivo solo per dirti che dopo un cesareo, anche dopo due, esiste la possibilità di avere un parto naturale. E questa possibilità è addirittura consigliata dai più importanti organi della sanità ( l’Oms per dirne uno, ma anche dal nostro ministero della salute). Io non so ancora se ho fatto pace con alcuni aspetti del mio primo cesareo, ma di sicuro aver avuto con uno splendido parto naturale e rispettato in casa la mia seconda bimba mi ha restituito tantissimo come Donna. Oltre ad aver garantito a mia figlia una nascita rispettosa ( ed anche sicura, come dimostrato da numerose ricerche scientifiche). Te lo dico non per recriminare nulla ma solo per farlo sapere a te e alle tante che ti seguono.

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Silvana - Una mamma green 9 Luglio 2016 - 08:26

Lo so benissimo, Paola, ho parlato spesso di Vbac in questo blog (e sulla pagina Facebook collegata). Non l’ho fatto per ragioni che ho già raccontato allora e che non ho voglia di spiegare ancora. Grazie comunque per la tua testimonianza e auguri per tutto.

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maria 24 Ottobre 2020 - 05:28

Nascita rispettosa…certe parole non le digerisco.

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The Escape Diaries 3 Marzo 2017 - 13:29

Mi ritrovo moltissimo in quello che scrivi. Anche io ho dovuto fare un cesareo d’urgenza dopo un travaglio indotto che ha portato a sofferenza fetale. Il fatto di aver avuto la fortuna di partorire in un ottimo ospedale dove si fa tantissimo per promuovere un parto il più possibile fisiologico mi ha aiutata ad escludere quasi subito l’idea di “abuso medico”: meglio un cesareo che anche solo il minimo rischio di avere un bambino non sano per complicazioni da sofferenza fetale. Eppure…Eppure ho pianto tanto ogni volta che ripensavo al mio parto perché niente era andato come me lo ero immaginato. E perché ho avuto paura: mentre mi portavano in sala operatoria non pensavo nemmeno a mio figlio, avevo paura e basta, ero terrorizzata. Anche per me l’allattamento è stata una soluzione, spontanea e naturale, a colmare in qualche modo una nascita così “violenta”. Se avessi un secondo figlio credo prenderei la stessa decisione che hai preso tu, perché non vorrei più illudermi di fare un parto idilliaco per poi trovarmi nella stessa situazione di urgenza. E perché ho capito che il parto è doloroso, in tutti i casi, ma quello che lo rende speciale non è il numero di punti di sutura, il dolore (per non parlare delle gare al neonato che pesa di più!!!!), le ore di travaglio…ma è l’incontro, la gioia incredibile di avere tuo figlio tra le braccia.

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SeSe 7 Marzo 2017 - 09:41

Nel tuo racconto hai espresso anche parte delle mie emozioni.. purtroppp nel mio caso il cesareo è avvenuto a 29 settimane di gravidanza e ancora oggi, a quasi 10 mesi dalla nascita, mi sento come se fossi stata un’estranea al mio parto! Il mio bimbo mi è stato “strappato fuori” in velocità e ho potuto vederlo solo qualche ora dopo. Non sto a raccontare le settimane in incubatrice…
Avrei tantissimo voluto allattarlo ed ho fatto il possibile per tirare il latte con la tiralatte x 2 mesi ma, quando il mio piccolino avrebbe avuto la forza di attaccarsi di latte non ce n’era più… è stato un trauma ancora più grande!
Per la prossima gravidanza vorrei tanto un parto naturale e un allattamento lunghissimo! 🙂
Per finire con un sorriso vi posso dire in che in sala operatoria mio marito alla domanda “com’è nostro figlio?”ha risposto: “assomiglia ad un pollo!”..un bellissimo pollo però 😉

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Silvana - Una mamma green 7 Marzo 2017 - 18:46

Mi dispiace tanto, dev’essere stata davvero dura. 🙁 Ma questo magari vi ha dato una voglia enorme di recuperare. <3 In bocca al lupo per la prossima gravidanza, e un bacetto al piccolo pollo (che oramai sarà un porcellino! 😉 )

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maria 24 Ottobre 2020 - 05:26

Rispetto il tuo vissuto. Ma MATERNITA’ ADOTTIVA e’ un termine che denigra e svuota di senso il momento magico che e’ la nascita di un figlio perche ‘ forse non lo sai ma la nascita di un figlio e’ la nascita di una madre e definire la nascita tramite cesareo come MATERNITA’ ADOTTIVA mi lascia a dir poco basita.

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maria 24 Ottobre 2020 - 05:31

Aggiungo che e’ il racconto piu’ triste che abbia mai letto sul cesareo e sulla serie di pregiudizi e di stereotipi
.questo traspare dal tuo racconto

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Francesca Caputo 27 Giugno 2021 - 15:13

Ciao Silvana, e ciao a tutte le mamme che hanno scritto su questo argomento.era il 2016 ed io lo leggo solo ora,dopo 3 anni dal mio parto cesareo che non ho ancora superato,e tutte le volte che qualcuno partorisce naturalmente,torna su il mio dolore.2 giorni fa mia sorella ha partorito il suo primo figlio, facendo tutto il travaglio da sola,in roca covid19 dove il suo compagno è potuto entrare solo nella fase espulsi.ed io felicissima per lei,mi sono sentita triste,per me. Nel 2018 è nato Alberto il mio unico figlio.avrvo un leggero diabete gravissimo con valori sempre giusti ma ormai ero entrata in un protocollo: se a 38 settimane nulla è accaduto,ti ricoveriamo per l induzione. Ero terrorizzata ma nel contempo non essendo un medico non mi sono sottratta al protocollo. L induzione non ha funzionato per niente: il farmaco la rottura delle acque, niente. Così in sala parto con osditocina ed epidurale. Non ho sentito nulla.solo qualche fitta all utero. Mi dilatavo lentamente e Alberto era alto,non scendeva,così dopo 9 ore dalla rottura delle acque, hanno deciso per il cesareo.io ho pianto ma non ho pensato minimamente di chiedere se si potesse aspettare ancora un po.ho accettato passivamente. Mi spaventava l anestesia spinale insomma ero più concentrata su di me che sul fatto di stare x avere mio figlio. L ho visto 1 minuto e poi l hanno portato al papà.ed io l ho rivisto 12 ore dopo. Sono stata completamente passiva in tutto. Non ho sentito le contrazioni non ho dato le spinte non ho avuto dolore.mi hanno aperta e me l hanno dato. Non me lo dono guadagnato ed eravamo tutti divisi. Io, Alberto il mio compagno.
Oggi ho un grande dubbio: sarei stata in grado di partorire naturalmente? Di reggere il dolore? Di spingerlo fuori? Mi sento inadeguata,fragile. Mi spiace non aver regalato al mio compagno quella bella esperienza della nascita. E chi mi dice” certo che saresti stata in grado” non capisce. Io non lo so..la verità è questa. E non lo saprò mai. A meno di non avere un altro figlio ma hon43 anni e col mio compagno parliamo purtroppo di separazione. Ho cercato di compensare allattando fino a 27 mesi.ma non mi basta. Dono una psicoterapeuta ho pensato all ipnosi x farmi aiutare ma non so se sia possibile rivivere il parto.
So che il modo in cui veniamo al mondo come i primi attimi influenzano l inizio del processo di attaccamento e accudimento. Io ho visto Alberto dopo 12 ore e non mi sono neanche informata sulla possibilità di tenerlo con me essendoci anchecmia mamma nella notte. Oggi mi sento ancora in colpa. Se avessi fatto fatica ad avere mio figlio,gli avrei dato molto più valore,invece i primi medi ero nervosa e non accettavo il modo in cui lui era.no ciuccio no biberon piangeva in macchina sempre sempre.ero esaperata. E pendo che s l avessi fatto io,Alberto i primi mesi sarei stata diversa con lui,più paziente più comprensiva .più accettante.invece mi è rimasta la sensazione di averlo ricevuto come pacco non come un essere umano cge viene al mondo. Lui kon era pronto per nascere,ne io per separarmi da lui.ma il diabete fa bimbi grandi anche oltre i 4 kg mi hanno detto. E il parto poteva essere complicato. Ma di fstto ci hanno separati prima del tempo. Vorrei dirvi ancora molte cose. Spero che qualcuna di voi mi legga anche se sono passati 5 anni da questo post di Silvana. Grazie di cuore
Francesca Caputo

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Silvana Santo 7 Luglio 2021 - 12:04

Ciao Francesca, scusa se ti leggo (e ti rispondo) con tanto ritardo. Mi dispiace molto sentire il tuo dolore, che comprendo bene e accolgo come se fosse il mio. Io credo che il lavoro da fare, da sola o con l’aiuto di qualcuno (se ho capito bene, questo è esattamente il tuo campo!) sia quello di arrivare pian piano a smettere di chiederti se “saresti stata in grado di partorirlo”. Perché il punto è proprio questo: la risposta a questa non ha alcuna importanza, e non ha alcun rilievo per la tua “adeguatezza” da madre. Non è facile, proprio per niente. La maternità, almeno per la mia esperienza, tira fuori da noi risorse inimmaginate, ma spalanca anche baratri su cui non sapevamo di incombere. Io però penso che tu abbia tutti gli strumenti per lavorare su questa ferita, magari col percorso di ipnosi che hai valutato. In bocca al lupo di cuore, non sei sola!

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Francesca Caputo 27 Giugno 2021 - 15:17

Scusate per gli errori di battitura.
* diabete gravidico
* epoca covid19

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